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ITALIA NOSTRA – TRENTO * BAGNI PUBBLICI PIAZZA FIERA: « L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE VALUTI UN RIORDINO DEGLI ACCESSI AL PARCHEGGIO, CHE INCLUDA LA REALIZZAZIONE INTERRATA DEI SERVIZI IGIENICI »

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09.12 - mercoledì 27 ottobre 2021

Osservazioni sui nuovi servizi igienici di Piazza Fiera. Si apprende dalla stampa dell’intenzione dell’amministrazione comunale di costruire nuovi servizi igienici pubblici in Piazza della Fiera, davanti al Torrione. Non c’è dubbio che un’adeguata dotazione di servizi igienici per cittadini e turisti sia una necessità, e che la loro qualità fornisca un’eloquente testimonianza del livello di civiltà di una comunità e della sensibilità della sua amministrazione. E sono certamente lodevoli l’impegno e la cura profusi nel progetto, almeno per quanto si può intuire dal rendering presentato.

Tuttavia, la scelta di collocare i servizi igienici in bell’evidenza, fuori terra, davanti al Torrione e a lato delle Mura, proprio davanti alla “porta” sud della città storica è, a dir poco, sconcertante.

Se “la città è come una grande casa e la casa una piccola città”, come affermava Leon Battista Alberti nel De Re Aedificatoria, chi mai metterebbe il gabinetto proprio in mezzo all’ingresso? Pur con tutti gli accorgimenti tecnici ed estetici per camuffare la sua presenza, rimane comunque la sostanza di una funzione che la maggior parte degli esseri umani considera, giustamente, più intima e personale che pubblica e sociale. Non a caso la collocazione dei servizi igienici entro gli edifici o gli spazi urbani è sempre stata nei luoghi più defilati e riservati.

In questo caso, invece, pare si ritenga che la qualità architettonica sia condizione sufficiente per portare i servizi igienici in primissimo piano: “basta farli belli” sembra l’ingenuo sottinteso. Ma non è così. In primo luogo ogni paesaggio, anche quello urbano, è fatto di gerarchie: la sua composizione contiene elementi primari emergenti – enfatizzati in termini di dimensione, di collocazione, di qualità estetica – ed elementi secondari che fanno da sfondo scenico, e che devono rimanere “al loro posto” di oggetti subordinati. Porre al centro della scena civica un edificio secondario è di per se un’incongruenza urbanistica e paesaggistica, ma assegnare addirittura a delle latrine, per quanto lussuose, il ruolo di “protagonista” di una delle principali piazze urbane, è uno sfregio senza senso.

L’averli progettati “in stile Torrione” – come titola grottescamente il giornale – non giustifica affatto una scelta tanto impropria: dimostra piuttosto la radicale incomprensione dei criteri che rendono accettabile l’inserimento nella città storica di elementi estranei: non è il programmatico distacco, l’esibita alterità, e neppure l’imitazione superficiale che possono rendere ammissibile la loro presenza; serve invece la conoscenza e il rispetto delle regole che hanno presieduto alla sua formazione, e che i nuovi servizi igienici ignorano o negano. L’idea che un banale rieccheggiamento formale (pianta rotonda come il Torrione!) possa produrre un’adeguata assimilazione è destituita di ogni fondamento.
Una ventina di servizi igienici richiede notevoli dimensioni e continui ricambi d’aria con le relative espulsioni. Tale concentrazione non è per nulla funzionale alla città, e sembra rispondere alle esigenze delle attività proposte in piazza Fiera e in particolare al mercatino di Natale.

Ma per un’attività che occupa la piazza un paio di mesi si deve ingombrarla in modo definitivo? Per una razionale distribuzione non sarebbe più opportuno dislocare i servizi in più punti della città, all’interno di edifici? Perché in piazza Fiera costruirli fuori terra quando nell’interrato c’è un vasto parcheggio dove si potrebbe facilmente inserirli, come in moltissimi casi analoghi, a cominciare da Piazza Walther a Bolzano, il cui parcheggio interrato è stato progettato dallo stesso ingegnere?

La rimozione dell’edicola dovrebbe essere piuttosto l’occasione per ripensare le due infelici uscite del parcheggio, con le loro forme puerili e le loro lucide lamiere metalliche del tutto estranee al contesto. Due presenze infelici, che si sarebbero potute evitare con un minimo sforzo progettuale, ma che ormai – essendo difficilmente eliminabili – si potrebbe almeno tentare di “fare belle”.

Infine, in questo importante luogo urbano, antiporta meridionale del centro storico, punto d’incontro, d’aggregazione e d’animazione, sembra ci si dimentichi della presenza più importante, che lo caratterizza fin dalle origini: la cinta muraria medievale, che ha protetto la città dal XII al XIX secolo, il cui unico tratto integro è ora messo in secondo piano, distaccato dalla piazza dalla dismessa edicola, dei pergolati, dei muretti delle aiuole che delimitano la corsia degli autobus.

È del tutto inopportuno occultare ulteriormente questa straordinaria struttura medievale. Si dovrebbe piuttosto assicurarle una presenza diretta sulla scena della piazza, riconsegnarle il suo ruolo all’interno dello spazio urbano, com’è stato fino agli inizi degli anni 2000 e com’è ancora oggi per tutte le città murate che con orgoglio mettono in evidenza le antiche cinta murarie.

Italia Nostra chiede dunque all’amministrazione comunale di sospendere l’esecuzione del progetto (che sembra essere sconosciuto non solo alla cittadinanza, ma anche alla Soprintendenza) e di valutare seriamente un riordino degli accessi al parcheggio che includa la realizzazione interrata dei servizi igienici pubblici.

 

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Italia Nostra, sezione trentina

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