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ITALIA NOSTRA – SEZIONE TRENTINA * NUOVO OSPEDALE CAVALESE: « 6 LE OSSERVAZIONI, SI SPERA CHE AL MOMENTO DI DECIDERE PREVALGANO BUON SENSO E CORRETTEZZA AMMINISTRATIVA »

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13.06 - giovedì 21 ottobre 2021

Osservazioni sull’ospedale di Cavalese. Il caso dell’Ospedale di Cavalese non può che suscitare allarme sotto diversi profili.

1. Coerenza amministrativa. È sconcertante che dopo anni di pubbliche discussioni sul potenziamento dell’ospedale di valle, dopo due fasi di concorso, con la progettazione esecutiva ormai terminata e l’inizio dei lavori fissato per il 2022 (in tempo per completare l’opera per le olimipadi del 2026), si rimetta improvvisamente tutto in discussione perché un gruppo d’imprese propone, invece, di costruire un nuovo ospedale in poject-financing in una zona agricola nel fondovalle, al di fuori di ogni programmazione sanitaria e in contrasto con tutti i livelli della pianificazione urbanistica.

2. Inopportunità. Anche se costruire un ospedale pubblico con capitali privati “prestati” in cambio della gestione non è, di per sé, un’eresia – a patto di scegliere un buon progetto e d’affidare la gestione a un soggetto di provata competenza specifica nella gestione ospedaliera – l’esperienza del NOT di Trento dovrebbe suggerire particolare prudenza. Nelle sue osservazioni sul NOT (2013) Italia Nostra aveva già messo in evidenza l’incolmabile distanza tra le imprese in gara per l’ospedale trentino e quelle che in Europa si contendono la realizzazione di ospedali pubblici (si prenda per esempio il Rey Juan Carlos a Madrid). L’errore si ripete.

3. Trasparenza. Si apprende dalla stampa che l’amministrazione era a conoscenza del progetto ancor prima che fosse ufficialmente presentato. La proposta sottintende quindi un accordo preventivo di carattere riservato tra un’amministrazione pubblica e un soggetto privato, violando i più elementari principi di trasparenza amministrativa e di partecipazione della cittadinanza.

4. Consumo di suolo. Il luogo proposto per il nuovo ospedale è un prato a sud dell’Avisio in località Masi, che il PUP e il PRG destinano ad area agricola di pregio. Rimarrebbe inoltre ignoto il destino della zona oggi occupata dall’ospedale, con ogni probabilità condannata a trasformarsi in un vuoto urbano. Un ingiustificabile spreco di suolo, risorsa scarsissima in una valle già pesantemente antropizzata.

5. Paesaggio. Il luogo proposto è un pezzo di fondovalle ancora in gran parte integro, che con le sue terrazze fluviali bordate di vegetazione riveste un notevolissimo valore paesaggistico. Costruire qui la nuova “Cittadella sanitaria” produrrebbe un’inaccettabile ferita paesaggistica. Paesaggio è una parola altisonante che nasconde, troppo spesso, l’ipocrita convinzione che non esista angolo del territorio che non sia sacrificabile di fronte alla più effimera convenienza.

6. Localizzazione. Infine, la località proposta è del tutto inadatta: la zona è isolata e male esposta, richiede necessariamente un’automobile per essere raggiunta e non offre alcun servizio complementare. Evidentemente, c’è ancora chi pensa che una collocazione periferica e isolata, a mo’ di moderno lazzaretto, sia la localizzazione ideale per un ospedale: residuo ideologico della zonizzazione funzionale che ha distrutto le nostre città.

È stupefacente che una proposta irricevibile come questa trovi qualcuno disposto a prenderla in considerazione. Si spera che al momento di decidere prevalgano il buon senso e la correttezza amministrativa, e che i nostalgici del libero assalto al territorio, inteso come superficie disponibile ad accogliere qualsiasi attività si desideri, siano messi in minoranza per salvaguardare il territorio, il paesaggio e il pubblico interesse.

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Italia Nostra, sezione trentina

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