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ISTAT * ITALIA – BILANCIO 2022 E PLURIENNALE 2022-2024: « AUDIZIONE BLANGIARDO, NEL TERZO TRIMESTRE IL PIL È CRESCIUTO DEL 2,2% / AUMENTI PIÙ MARCATI IN FRANCIA (+3,0%) E ITALIA (+2,6%), RISPETTO A SPAGNA (+2,0%) E GERMANIA (+1,8%) »

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18.33 - lunedì 22 novembre 2021

Introduzione – In quest’audizione fornirò un breve aggiornamento del quadro congiunturale dell’economia italiana che ho avuto modo di descrivere nell’audizione del 5 ottobre sulla Nota di aggiornamento del DEF.

Passerò poi ad analizzare i provvedimenti previsti nel disegno di legge, fornendo, laddove possibile, valutazioni quantitative e qualitative sugli effetti delle misure sulle famiglie, il lavoro e le imprese. I contributi sono raggruppati in aree tematiche che ripercorrono i temi affrontati nel testo del disegno di legge.

1. Il quadro congiunturale per l’economia italiana

Il contesto internazionale
Pur in presenza di ritardi nella riattivazione delle catene del valore e risentendo dell’accentuarsi delle spinte inflazionistiche, l’economia mondiale ha continuato ad espandersi negli ultimi mesi. Ad agosto, il commercio globale di merci in volume ha ripreso ad aumentare (+0,8% congiunturale dopo -1,4% a luglio), sostenuto dall’inatteso miglioramento delle esportazioni della Cina. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di ottobre è rimasto sopra la soglia di espansione, indicando un possibile aumento della domanda globale nei prossimi mesi.
Tra luglio e settembre, la ripresa della produzione è stata più accentuata in Europa rispetto a Stati Uniti e Cina.
Nel terzo trimestre, il Pil cinese ha segnato un deciso rallentamento congiunturale (+0,2%, a fronte di +1,5% dei tre mesi precedenti), dovuto anche ai problemi del settore immobiliare e alle nuove misure di lockdown imposte dal governo, a seguito di alcuni nuovi focolai di Covid-19. L’attività manifatturiera e quella dei servizi, tuttavia, sono attese espandersi in chiusura d’anno, come segnalato a ottobre dai PMI Caixin/Markit, entrambi ancora sopra la soglia di 50.
La stima preliminare del Pil del terzo trimestre negli Stati Uniti ha evidenziato una crescita modesta e in netta decelerazione rispetto al trimestre precedente (+0,5% congiunturale, da +1,6%), principalmente dovuta alla frenata dei consumi e degli investimenti fissi non residenziali. Le condizioni del mercato del lavoro mantengono, tuttavia, un orientamento positivo e, a ottobre, la produzione industriale ha registrato un risultato migliore delle attese, con un incremento congiunturale dell’1,6%, grazie ad un forte rimbalzo nel manifatturiero (+1,2%). Nello stesso mese, anche le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,7% rispetto a settembre. Dopo tre mesi, la fiducia dei consumatori di ottobre è tornata in miglioramento sia per le condizioni correnti sia per quelle attese, nonostante le preoccupazioni per l’inflazione, salita a ottobre ai massimi degli ultimi trent’anni (+6,2% l’inflazione annua).

 

L’economia dell’area euro continua a registrare una crescita robusta, sebbene i livelli di prodotto e occupazione restino ancora inferiori a quelli pre-pandemia. Nel terzo trimestre il Pil è cresciuto del 2,2% in termini congiunturali, in marginale accelerazione dal trimestre precedente, con aumenti più marcati in Francia (+3,0%) e Italia (+2,6%), rispetto a Spagna (+2,0%) e Germania (+1,8%). Considerando il confronto con il quarto trimestre 2019, la Francia è tornata sui livelli pre-crisi (-0,1%) mentre si è ridotto il gap per Germania e Italia (rispettivamente -1,1% e -1,4%); resta ampio quello della Spagna (-6,6%).
Per il terzo trimestre, le informazioni disponibili a livello settoriale per l’area euro evidenziano, tuttavia, una riduzione sia dell’indice della produzione industriale (- 0,2%) sia di quello delle costruzioni (-1,7%). Nello stesso periodo, l’occupazione è aumentata dello 0,9% rispetto al trimestre precedente. A ottobre, l’inflazione dell’area euro ha continuato ad accelerare, raggiungendo un tasso tendenziale del 4,1%, ai massimi da 13 anni (+3,4% nel mese precedente), trainata dai consistenti aumenti della componente energetica. L’incremento dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo risulta particolarmente elevato in Spagna (+5,4%) e in Germania (+4,6%) e più contenuto in Francia e Italia (+3,2%).

Le prospettive economiche dell’area euro restano comunque favorevoli. A ottobre, l’indice composito di fiducia economica della Commissione europea, Economic sentiment indicator (ESI), ha segnato un miglioramento – trainato dal settore dei servizi – riavvicinandosi al massimo storico di luglio.
A ottobre, le quotazioni del Brent hanno segnato un nuovo deciso incremento, a 83,5 dollari (74,5 settembre), sostenuto da un aumento significativo della domanda non compensato da una adeguata crescita dell’offerta. Le attese di normalizzazione della politica monetaria degli Stati Uniti hanno iniziato a mostrare i primi effetti sul cambio del dollaro che si è attestato in media a 1,16 dollari per euro, segnando, dopo mesi di stabilità, un apprezzamento rispetto al mese precedente (1,18).

 

L’evoluzione recente dell’economia italiana
Sulla base della stima preliminare, il Pil italiano ha segnato nel terzo trimestre un deciso aumento (+2,6% la variazione congiunturale), dopo il +2,7% del secondo. La variazione acquisita per il 2021 risulta pari a +6,1%.
La domanda nazionale (al lordo delle scorte) e la componente estera netta hanno entrambe fornito un contributo positivo alla crescita del Pil. Dal lato dell’offerta, la stima preliminare evidenzia la forte espansione del settore dei servizi di mercato, in ripresa dopo la contrazione determinata dalle misure di contrasto all’emergenza sanitaria proseguite sino alla primavera, e una crescita dell’industria.

Nella media del terzo trimestre, l’indice della produzione industriale ha segnato una crescita congiunturale dell’1,0%, sostenuta dai beni di consumo non durevoli (+2,2%) e dai beni strumentali (+1,6%). Nello stesso periodo, i beni di consumo durevoli hanno evidenziato una significativa riduzione (-1,6%), che segue due trimestri di sostanziale stazionarietà. A settembre, la variazione congiunturale dell’indice generale si è attestata al +0,1%.
A settembre, il livello dell’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni segna un nuovo aumento su base mensile, portandosi, in termini trimestrali, al massimo degli ultimi nove anni. Nella media del terzo trimestre, la produzione nelle costruzioni registra una crescita congiunturale dello 0,3%.
Gli scambi con l’estero hanno continuato a mostrare un andamento positivo. Nel terzo trimestre, le esportazioni di beni sono cresciute complessivamente del 2,8% rispetto ai tre mesi precedenti – con incrementi sia sui mercati Ue sia su quelli extra Ue (rispettivamente +3,2 e +2,3%) – e le importazioni del 5,5%. La dinamica dell’export è stata sostenuta, oltre che dall’energia (+7,1%), dai beni intermedi e da quelli strumentali (rispettivamente del 3,7% e 3,2%), mentre le esportazioni di beni di consumo non durevoli hanno segnato un modesto incremento (+0,7%).

A ottobre, le indagini sulla fiducia hanno fornito segnali eterogenei tra i settori. L’indice del clima di fiducia delle imprese ha comunque evidenziato un aumento, trainato dal settore manifatturiero e dalle costruzioni; i settori del commercio al dettaglio e dei servizi di mercato, invece, sono risultati in peggioramento1.
Focus: Gli ostacoli alla produzione nel corso del 2021
Le indagini sul clima di fiducia delle imprese rilevano, tra le altre, informazioni sugli ostacoli eventualmente presenti nell’attività produttiva; i quesiti su questo tema vengono posti trimestralmente alle imprese dei settori manifatturiero e dei servizi (escluso il commercio al dettaglio) e mensilmente alle imprese del settore delle costruzioni. Viene quindi stimata la quota percentuale di imprese che dichiarano la presenza di ostacoli all’attività; a queste ultime, vengono poi poste ulteriori domande sul tipo di ostacolo. In tutti i casi il rispondente può indicare la contemporanea presenza di più di un ostacolo.
Nel corso del 2021, le indagini sul clima di fiducia hanno evidenziato una crescita della quota di imprese che dichiarano ostacoli all’attività produttiva nel settore manifatturiero; nei servizi e, in misura meno marcata, nelle costruzioni, tale quota appare invece in calo. Gli ostacoli segnalati assumono specifiche diverse tra i settori.
Nel settore manifatturiero, la quota di imprese che ha segnalato insufficienza degli impianti e/o dei materiali è risultata, nel primo trimestre del 2021, pari al 7,3%, per poi crescere al 17,8% nel terzo. A titolo di confronto, la relativa quota nei venti anni precedenti non aveva mai superato il 4%. Si tratta, quindi, di valori molto elevati e senza precedenti.

 

Nel secondo e terzo trimestre di quest’anno si osserva, inoltre, un marcato incremento della quota di imprese manifatturiere che dichiarano problemi relativi alla scarsità di manodopera, fattore che dopo la crisi del 2008-09 si era mantenuto su livelli storicamente bassi; valori superiori a quelli rilevati negli ultimi trimestri si erano osservati in altri fasi di ciclo economico espansivo, come nei primi anni 2000 e nei trimestri centrali del 1995. La quota di imprese che considerano insufficienza di domanda o vincoli finanziari come fattori limitanti la produzione si mantiene, invece, su livelli contenuti. In tutte le rilevazioni svolte dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria rimane molto elevata, pur se su livelli raggiunti anche in altri periodi del passato, l’incidenza dei rispondenti che segnalano la voce ‘altri motivi’ quale ostacolo alla produzione – tra cui è verosimile incidano le misure a contrasto della pandemia.

Nel settore delle costruzioni, la percentuale di imprese che segnala ostacoli è scesa, a ottobre, al di sotto del 50% (per la prima volta dall’inizio della pandemia); in progressivo calo, durante l’ultimo anno, la quota di imprese che lamenta insufficienza di domanda. Anche nelle costruzioni appare particolarmente elevata la percentuale di imprese che lamentano scarsità di materiali: oltre il 10% nell’ottobre scorso. La scarsità di manodopera ha mostrato un progressivo incremento a partire dalla primavera di quest’anno superando il 9% a settembre e ripiegando leggermente il mese successivo; livelli così alti erano stati registrati nel corso del 2003-04.
Nel corso del 2021, il settore dei servizi ha evidenziato una riduzione della quota di imprese che considerano l’insufficienza della domanda quale ostacolo alla produzione. Pur con andamenti oscillanti, anche la quota di imprese che sottolinea la presenza di vincoli finanziari risulta inferiore rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria; questo fattore, però, presenta un’incidenza strutturalmente elevata rispetto alla manifattura. Anche nei servizi risulta una elevata quota di imprese che indica genericamente ‘altri motivi’ quale ostacolo all’attività produttiva. Si sottolinea, infine, la marcata crescita negli ultimi trimestri della quota di imprese che segnalano scarsità di manodopera, arrivata nel terzo trimestre 2021 al 13,6%, un valore record su base storica (la rilevazione in questo settore parte dal 2003).

 

Le famiglie e il lavoro
A settembre il mercato del lavoro è tornato a mostrare segnali positivi, con un aumento degli occupati (+0,3% rispetto ad agosto, pari a +59mila unità) e una diminuzione dei disoccupati (-1,2%, pari a -28mila unità) e degli inattivi (-0,3%, – 46mila unità). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,2% (-0,1 punti percentuali). L’aumento dell’occupazione è guidato dalla componente femminile, con un aumento di +0,5% (+46mila), contro +0,1% (+13mila unità) di quella maschile.
Rispetto a gennaio 2021, si registra un saldo positivo di poco più di 500 mila occupati, dovuto esclusivamente alla ripresa del lavoro dipendente – in crescita di circa 520 mila unità. Il tasso di occupazione è più alto di 1,5 punti percentuali.

Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020), il numero di occupati è inferiore di oltre 300 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,4 e 0,6 punti rispettivamente, mentre il tasso di inattività è superiore di 0,9 punti.
I segnali evidenziati risultano in linea con le analisi trimestrali. Nella media del periodo luglio-settembre rispetto al trimestre precedente, gli occupati crescono dello 0,4% mentre sono in calo i disoccupati (-5,6%) e restano stabili gli inattivi. Sempre nel trimestre, sono in crescita i dipendenti a termine (+2%) e, in misura meno significativa, i permanenti (+0,4%); gli indipendenti registrano un’ulteriore flessione (-0,9%).

Il progressivo recupero del mercato del lavoro si accompagna dunque a un aumento della percentuale di imprese che dichiarano scarsità di manodopera (si veda il Focus “Gli ostacoli alla produzione nel corso del 2021”). Come già segnalato in altre occasioni, questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro potrebbe essere legato, almeno in parte, a un mismatch tra le competenze richieste dalle imprese e quelle disponibili sul mercato, in una fase di forte recupero dell’attività e di riorganizzazione dei processi produttivi. Nel terzo trimestre 2021, la stima preliminare del tasso di posti vacanti2 destagionalizzato per il totale delle imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi è risultata pari all’1,8%; per le imprese con almeno 10 dipendenti ha raggiunto l’1,4%. In entrambi i casi, si tratta di livelli mai raggiunti da quando esistono le serie storiche.3
L’attuale fase di risalita dell’inflazione (+1,8% il valore acquisito a ottobre, si veda l’analisi nella sezione successiva) si accompagna a una forte moderazione delle retribuzioni contrattuali (+0,6% la proiezione media per l’anno 2021 a settembre). L’andamento tendenziale complessivo di settembre delle retribuzioni contrattuali sintetizza una dinamica più accentuata per la manifattura (+1,2%) rispetto ai servizi privati (+0,8%).

A ottobre, la fiducia dei consumatori ha mostrato una lieve flessione diffusa tra le componenti, a eccezione di quella sul clima futuro. I livelli dell’indice si mantengono comunque su livelli storicamente elevati. A settembre, i segnali provenienti dalle vendite al dettaglio (+0,6% la variazione congiunturale in volume), sostenute dagli acquisti di beni non alimentari (+0,8%), sembrano compatibili con il proseguimento della fase di ripresa dei consumi.

 

 

 

 

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Istat – Audizione Bilancio 2022_22 novembre 2021

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