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ISTAT * CONTI ECONOMICI TERRITORIALI / ANNI 2018-2020 * « SPESA PER CONSUMI FAMIGLIE, LE FLESSIONI PIÙ SIGNIFICATIVE NELLE PROVINCE AUTONOME DI BOLZANO (-16,7%) E TRENTO (-15,2%) »

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12.46 - mercoledì 22 dicembre 2021

Nel 2020, il Pil in volume è diminuito del 9,2% nel Nord-est, del 9% nel Nord-ovest, dell’8,9% nel Centro e dell’8,6% nel Mezzogiorno. Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di circa 34mila euro, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta appena superiore a 18mila euro annui.  Nel 2020, il reddito disponibile pro-capite delle famiglie del Mezzogiorno (14,3mila euro) si conferma il più basso del Paese, sebbene si riduca la distanza con quello del Centro-nord (21,1mila euro).

Vengono oggi presentate le stime definitive dei conti economici territoriali per il 2018, quelle semi-definitive per il 2019 e quelle preliminari per il 2020. I conti regionali e provinciali sono stimati in conformità a quanto stabilito dal “Sistema europeo dei conti nazionali e regionali” (Sec2010), e sono coerenti con i dati nazionali diffusi a settembre 2021). I dati della popolazione residente utilizzati nel calcolo dei valori pro capite sono coerenti con i risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni.
Sono pubblicati sulla banca dati I.stat i dati relativi a Pil, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente, occupazione, investimenti, spesa per consumi finali e reddito disponibile delle famiglie per regione, mentre a livello provinciale sono diffusi i dati del valore aggiunto e dell’occupazione.

 

Si sottolinea che i risultati relativi al 2020 sono ottenuti utilizzando un approccio econometrico basato su indicatori e pertanto possono essere soggetti a ampie revisioni.

Nel 2020 Pil e consumi peggiori nel Nord-est
Nel 2020, il Pil in volume a livello nazionale è diminuito dell’8,9% rispetto all’anno precedente. Il Nord-est mostra la flessione più marcata, con una riduzione del Pil del 9,2%, influenzata da andamenti particolarmente negativi del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-15,3% rispetto al 2019) e dell’Industria (-10,5%). Al contrario, i Servizi finanziari, immobiliari e professionali e gli Altri servizi fanno registrare la riduzione più contenuta (rispettivamente -4,9% e -5,2% rispetto al 2019).
Nel Nord-ovest il Pil si è ridotto del 9%, poco più della media nazionale. Anche in questa ripartizione, la contrazione è legata in primo luogo alla dinamica fortemente negativa del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-12,7%) e dell’Industria (-11,6%), mentre il valore aggiunto dell’Agricoltura ha mostrato la riduzione meno marcata (-3,7%).

La riduzione al Centro è pari all’8,9%, in linea con la media nazionale, con le flessioni più consistenti, come nel resto del Paese, nel Commercio (-13,5%) e nell’Industria (-11,2%) e quella più limitata negli Altri servizi (-5,2%). Il calo meno accentuato si registra nel Mezzogiorno, dove il Pil si è ridotto del 8,6% rispetto al 2019.
Alla contrazione dell’attività produttiva si è accompagnato, nel 2020, una riduzione in volume dei consumi finali delle famiglie dell’11,7% a livello nazionale. Anche in questo caso il Nord-est ha mostrato la contrazione più consistente (-12,6%) e il Mezzogiorno quella più contenuta (-10,7%). Nel 2020, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,9% a livello nazionale, come sintesi di cadute superiori alla media al Centro (-3,2%) e al Nord (-3,4%), e di una flessione molto più ridotta per il Mezzogiorno (-1,5%).

 

Flessione più marcata del Pil in Toscana e Veneto
A livello regionale è la Toscana a registrare la contrazione del Pil in volume più marcata, -9,8% rispetto all’anno precedente, seguita da Veneto (-9,7%), Sardegna (-9,6%) e Piemonte (-9,4%). Flessioni superiori alla media nazionale si registrano anche per Liguria, Emilia Romagna (-9,3% per entrambe) e Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen (-9%).
La riduzione più contenuta è quella del Friuli-Venezia Giulia (-7,5% rispetto al 2019), seguita dalla Provincia Autonoma di Trento (-7,9%). Cali inferiori alla media anche per Abruzzo (-8,1%) e Sicilia (-8,2%); le Marche subiscono una flessione pari a quella media nazionale (-8,9%), mentre in Campania e in Calabria la contrazione del Pil è solo leggermente inferiore (-8,8%).

Quanto alla spesa per consumi delle famiglie, le flessioni più significative si registrano nella Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen (-16,7%) e nella Provincia Autonoma di Trento (-15,2%), seguite da Veneto (-12,7), Lombardia (-12,5%), Sardegna (-12,4%) e Toscana (-12,3%). Le contrazioni più contenute si riscontrano invece per Molise (-9,1%) e Liguria (-9,7%), mentre Piemonte, Puglia e Basilicata (-11,4%) e Lazio (-11,6%) fanno registrare un calo leggermente inferiore a quello della media nazionale (-11,7% rispetto al 2019).

 

FIGURA 1. PIL E SPESA PER CONSUMI FINALI DELLE FAMIGLIE
Anno 2020, variazioni percentuali su valori concatenati

Pil per abitante: si riduce la distanza tra Centro-nord e Mezzogiorno
Con 34,1mila euro nel 2020 (37mila nel 2019) il Nord-ovest resta l’area geografica con il Pil per abitante più elevato (misurato in termini nominali). Seguono il Nord-est, con 33 mila euro (35,8mila euro nel 2019) e il Centro, con 30,4mila euro (32,9mila euro l’anno precedente). Il Mezzogiorno si conferma ultimo con 18,3mila euro, ma riduce le distanze con il Centro-nord: la differenza infatti scende dai 15,8mila euro per abitante del 2019 ai 14,4mila del 2020.
La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen, con un Pil per abitante di 44,5mila euro, seguita da Provincia Autonoma di Trento (36,9mila euro) e Lombardia (36,7mila euro).
Con 32,4mila euro, il Lazio si conferma la prima regione del Centro in termini di Pil per abitante. Nel Mezzogiorno, la prima regione è l’Abruzzo con 23,8mila euro mentre la Calabria resta stabilmente all’ultimo posto della graduatoria con 16,4mila euro.
Nel 2020 in Italia la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata di 16,1mila euro. I valori più elevati di spesa pro capite si registrano nel Nord-ovest (18,4mila euro) e nel Nord-est (18mila euro); il Mezzogiorno si conferma, invece, l’area in cui il livello di spesa è più basso (12,7mila euro).
A un maggior livello di dettaglio territoriale, il più alto livello di consumi finali pro capite si registra in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, nella Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen e nella Provincia Autonoma di Trento (rispettivamente 22,7mila euro, 20,5mila euro e 19,2mila euro), mentre il livello più contenuto si registra in Campania (11,8mila euro).

 

FIGURA 2. PIL E SPESA PER CONSUMI FINALI DELLE FAMIGLIE PER ABITANTE
Anno 2020, migliaia di euro correnti

Occupazione in calo in tutte le aree del Paese
A livello nazionale, l’input di lavoro complessivo, misurato in termini di numero di occupati, nel 2020 è diminuito del 2,1%. Il calo ha toccato in maniera piuttosto omogenea tutte le ripartizioni.
Più nel dettaglio, la ripartizione che contribuisce maggiormente al calo occupazionale è il Mezzogiorno, dove il numero degli occupati è diminuito del 2,2%. Nelle rimanenti ripartizioni, il Nord-est e il Centro hanno subito cali leggermente inferiori alla media nazionale, pari rispettivamente all’1,9% e al 2%, mentre il Nord-ovest, con una contrazione degli occupati pari al 2,1%, risulta in linea col dato nazionale.
Nel Nord-est il calo relativamente meno marcato rispetto alle altre aree del paese è dovuto essenzialmente alle dinamiche dei settori delle Costruzioni e dell’Agricoltura, che hanno registrato una crescita del numero degli occupati pari rispettivamente allo 0,9% e allo 0,2%. Nel comparto industriale la riduzione dell’occupazione è stata meno accentuata rispetto al resto del paese (-0,4%).
Nel Nord-ovest la diminuzione complessiva dell’input di lavoro è in parte attutita dalla crescita sensibilmente sopra la media nazionale registrata nei settori dell’Agricoltura (+1,0%) e delle Costruzioni (+1,9%) mentre l’Industria ha evidenziato la contrazione più accentuata rispetto alle altre aree del paese, con un calo dello 0,9%.
Al Centro la flessione dell’occupazione nel 2020, meno accentuata rispetto a quella registrata nelle altre ripartizioni, si è concentrata essenzialmente nel settore dei Servizi (- 2,5%). L’Agricoltura, al contrario, ha segnato un lieve aumento (+0,4%) mentre sono risultati sostanzialmente stabili i settori dell’Industria e delle Costruzioni.
Anche nel Mezzogiorno la diminuzione occupazionale è legata soprattutto all’andamento del settore dei Servizi, che in quest’area ha registrato il calo più consistente (-3%). Da segnalare inoltre l’andamento in controtendenza del settore dell’Agricoltura, che ha fatto registrare una flessione dello 0,5%, mentre le Costruzioni hanno mostrato una crescita sensibilmente più vivace rispetto alle altre ripartizioni (+2,4%).

 

 

 

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