(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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La Sezione territoriale di Trento della Rete del lavoro agricolo fa il punto e avvia iniziative per promuovere il lavoro agricolo di qualità. Stamani la Sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo si è riunita presso la Sede INPS di Trento. Il comitato è composto dai rappresentanti territoriali dei lavoratori agricoli (Flai Cgil, FAI Cisl, Uila Uil), delle Associazioni datoriali del settore (Cia, Coldiretti, Confagricoltura), della Provincia Autonoma di Trento, della Ragioneria Territoriale dello Stato, di Inail, della Federazione Trentina della Cooperazione e dell’Ente Bilaterale Agricoltura Trentino, del Commissariato del Governo.
La Sezione territoriale di Trento della Rete del lavoro agricolo di qualità è stata costituita nel 2022, in base alle previsioni di cui all’art. 6 del Decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, con lo scopo di favorire l’adesione delle imprese agricole che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto.
Le domande di adesione alla Rete sono deliberate da una Cabina di regia centrale, che è affiancata allo scopo dalle Sezioni territoriali.
Nell’incontro odierno sono state condivise alcune iniziative per incrementare sul territorio il numero delle aziende agricole in rete. In particolare, sarà avviata una campagna informativa di presentazione della Sezione anche tramite apposite pubblicazioni.
L’incontro è stata l’occasione anche per condividere alcuni dati sulla manodopera in agricoltura nel panorama locale. I dati a confronto relativi all’anno 2022 sul 2021 mostrano il mese di settembre come quello con il maggior numero di dipendenti. Oltre ventimila gli addetti, con prevalenza nelle attività di raccolta.
Sul fronte delle irregolarità nell’impiego della manodopera, le principali forme elusive riscontrate nel territorio provinciale sono la mancata assicurazione di soggetti legati al coltivatore diretto da rapporto di familiarità e la mancata registrazione di giornate di lavoro.
Gli Organi di vigilanza sono impegnati anche nell’osservazione di fenomeni potenzialmente distorsivi del mercato, quali l’appalto di servizi di raccolta, comprendenti fasi del processo produttivo scarsamente meccanizzate, che possono tradursi nella somministrazione illecita di manodopera.
A scopo preventivo, gli Organi vigilanti stanno svolgendo un’attività di verifica su alcune imprese, tesa ad accertare la sussistenza degli indici di genuinità degli appalti di servizi cosiddetti “labour intensive”. L’impresa appaltatrice deve avere forma legale e sostanza imprenditoriale, e dunque con concreto esercizio del potere organizzativo e direttivo sui dipendenti, oltre al possesso dei mezzi per l’esecuzione del servizio; sono oggetto di particolare attenzione i contratti di appalto sottoscritti con le cosiddette “aziende senza terra”, spesso aventi sede fuori provincia.
Il rischio è che un agricoltore in cerca di manodopera, frettolosamente e incautamente nei momenti di urgenza, si avvalga di questi contratti. Non tutti però sono consapevoli che, per effetto di tale contratto, gli adempimenti retributivi e contributivi divengono solidali tra agricoltore e azienda appaltatrice. Per altro, nel caso di contratto non genuino, vi è il rischio delle sanzioni penali. L’art. 29 del Decreto-legge n. 19 del 2024, infatti, ha reintrodotto il reato di somministrazione illecita di manodopera e previsto un inasprimento delle pene.
Per impedire possibili fenomeni elusivi da parte di soggetti esterni al territorio provinciale, è importante che tutti gli attori sociali e le istituzioni del territorio promuovano la conoscenza dell’utilizzo corretto degli strumenti contrattuali esistenti, informando i datori di lavoro sulle possibili conseguenze in caso di un utilizzo distorto di alcune forme contrattuali.
In tale ottica, potranno essere certamente d’aiuto le novità introdotte dall’art. 2-quinquies Decreto-legge n.63 del 15 maggio 2024, che ha previsto l’istituzione, presso l’INPS, di una banca dati degli appalti in agricoltura, nonché l’attestazione di conformità del soggetto appaltatore da parte dello stesso Istituto previdenziale.
A tal riguardo, la locale Sezione della rete territoriale parteciperà al Protocollo di intesa per l’assunzione di manodopera in agricoltura tramite i servizi per l’impiego anche ai fini del contrasto dell’intermediazione illecita in via di definizione tra l’Agenzia del lavoro e i rappresentanti delle categorie produttive.
Nel corso della riunione la Sezione territoriale ha esaminato anche il Lavoro occasionale in agricoltura, strumento introdotto in via sperimentale per il biennio 2023-2024, per favorire il reperimento di manodopera stagionale in agricoltura.
Uno strumento evolutivo delle più note Prestazioni di Lavoro Occasionale, che assicura ai lavoratori le tutele previste dal lavoro subordinato.
Il nuovo strumento, infatti, consente lo svolgimento di attività agricole di natura stagionale di durata non superiore a 45 giornate annue per singolo lavoratore. In generale, possono essere reclutati tramite questa forma contrattuale coloro che non hanno avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nei tre anni precedenti, ad esempio giovani con meno di 25 anni di età regolarmente iscritti a un ciclo di studi, persone disoccupate, beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro (cassaintegrati), titolari di pensione.
L’incontro si è concluso con l’impegno per migliorare le azioni informative congiunte in materia di agricoltura, anche sviluppando progetti esistenti quali il “Buon lavoro in Trentino”, promosso dalla Provincia Autonoma di Trento, dalle Associazioni datoriali di categoria e dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, che potrebbe vedere un ampliamento della platea dei soggetti promotori con la Sezione territoriale di Trento e l’Ente Bilaterale Trentino dell’Agricoltura.