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GRUPPO PD TRENTINO * COVID: « SERVE GARANTIRE LA PIENA FUNZIONALITÀ DEL SETTORE ONCOLOGICO, ANCHE IN QUESTA FASE DELL’EPIDEMIA »

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16.27 - mercoledì 3 marzo 2021

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) – Luci e ombre in Consiglio sul Covid. La lunga discussione in Consiglio sul Covid ha visto un recepimento soltanto parziale delle proposte del gruppo consiliare del Pd, a prima firma del consigliere Luca Zeni, che aveva presentato tre diverse proposte di risoluzione.

Sicuramente positiva l’approvazione di due risoluzioni che prevedevano:

la copertura dei tanti ruoli vacanti nel mondo della sanità. Servizi di qualità dipendono anche da un’organizzazione con tutti i posti chiave coperti, con persone che possono dedicarsi al 100% con una prospettiva progettuale.

Oggi, oltre ad avere il Dirigente generale del Dipartimento che fa anche il dirigente del servizio politiche sanitarie, ed il Direttore sanitario dell’Apss che è anche direttore della Prevenzione, mancano ben 18 primari.

Il dispositivo approvato prevede che la giunta “definisca al più presto una programmazione chiara della sanità trentina, con una pianificazione che consenta all’Azienda sanitaria di avere gli elementi per scegliere i migliori primari nei tanti settori oggi scoperti”, e che solleciti l’Azienda sanitaria a ricoprire tali ruoli al più presto sulla base di tale programmazione.

– di garantire la piena funzionalità del settore oncologico, perché ci sono pazienti che attendono da tre mesi interventi chirurgici oncologici.

Ad un anno dall’inizio della pandemia il sistema sanitario deve avere la capacità di garantire interventi così delicati, dove il fattore tempo diventa determinante rispetto al decorso positivo o meno della malattia. La risoluzione approvata prevede una serie di suggerimenti organizzativi per migliorare la qualità dell’organizzazione sulle sale operatorie, come: aumentare gli interventi chirurgici, che non necessitano di rianimazione, in altre strutture ospedaliere; rinforzare il personale della rianimazione dell’ospedale “S. Chiara”; potenziare il coordinamento nella definizione delle priorità degli interventi e dare priorità agli interventi chirurgici principali, rispetto ad azioni di completamento, come ad esempio le plastiche ricostruttive, che possono essere rimandati nel tempo.

Sulla gestione dell’epidemia il Consiglio ha invece registrato una posizione della giunta e della maggioranza leghista molto nervosa e “sulla difensiva”, forse a causa di un preoccupante aumento del contagio in corso.
Così la maggioranza ha respinto una serie di proposte puntuali che miravano a contribuire in maniera costruttiva ad una migliore lotta al covid.
E così la maggioranza provinciale ha detto NO a:
– una rapida somministrazione delle dosi di vaccino, mano a mano che vengono inviate, anche attraverso incentivi economici al personale e nuove assunzioni;
– l’aumento del numero dei tamponi (molto bassi in gennaio e febbraio) anche attraverso l’acquisizione di nuove tecnologie;
– l’incremento del rilevamento (oggi solo simbolico, con 10 tamponi analizzati a settimana) e del monitoraggio delle nuove varianti del virus, unitamente ad una più capillare comunicazione istituzionale sui comportamenti individuali;
– la crescita delle attività di screening, anche investendo il mondo della scuola;
– il mantenimento degli impegni già approvati in materia di prenotazioni dei vaccini (con modalità meno macchinose per i cittadini);
– la pubblicazione da subito dei dati riferiti all’indice di “Rt” e degli altri parametri usati per definire la colorazione dei territori, fornendo così previsioni anticipate agli operatori economici ai fini di una proficua organizzazione del lavoro e dell’impresa.
Peccato che la maggioranza viva queste proposte con disagio e nervosismo, mentre occorrerebbe una maggiore disponibilità all’ascolto verso suggerimenti che riteniamo migliorerebbero la capacità di risposta del sistema, e faciliterebbe un contenimento dell’epidemia.

In allegato i testi delle tre risoluzioni (in nero le parti bocciate)

 

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Proposta di risoluzione:
Garantire la piena funzionalità del settore oncologico anche in questa fase dell’epidemia

La malattia tumorale, oltre ad essere una delle patologie con il maggior numero di decessi anche in Trentino, dopo le malattie cardiovascolari, è probabilmente quella che più suscita preoccupazione ed evoca in pazienti e familiari una profonda inquietudine.
Nel corso degli ultimi anni gli esiti sono migliorati moltissimo rispetto al passato, e spesso è una malattia che si può curare o “cronicizzare”. Questo grazie a ricerca, conoscenze mediche, nuove tecnologie, farmaci innovativi, rete oncologica.. Ma per garantire i migliori risultati è necessario che il complesso sistema di intervento per la malattia tumorale funzioni alla perfezione, perché il fattore tempo incide in maniera determinante sul risultato finale.
La pandemia nella fase 1 purtroppo ha comportato difficoltà organizzative che hanno inciso anche per il settore oncologico, sia per la prevenzione che per gli esami di base, con un graduale recupero nei mesi successivi e che richiederà ancora parecchio tempo per essere completato.
Grossi problemi vi sono stati anche per la chirurgia oncologica, in particolare a causa della riduzione delle sale operatorie – trasformate in terapie intensive – e per le difficoltà a garantire l’attività di rianimazione.

Numerosi studi scientifici indicano un aumento rilevante (dal 6 al 13% in più a seconda del tipo di tumore) del rischio di morte per ogni 4 settimane di ritardo nell’intervento.

Purtroppo, nonostante sia ormai passato un anno dall’inizio della pandemia in Trentino, l’organizzazione ospedaliera non è stata rivista in modo da garantire questo tipo di interventi, e vi sono ancora numerosi ritardi nella chirurgia oncologica, in particolare senologia all’ospedale di Trento, con pazienti che attendono interventi da tre mesi. Certo, in alcuni casi si sono anticipate terapie ormonali o chemioterapiche che si sarebbero dovute svolgere dopo l’intervento, ma ritardi di questo tipo creano conseguenze potenzialmente molto negative. Recentemente l’Associazione italiana di oncologia medica ha sottolineato come ritardi fino a 8-12 settimane per il tumore alla mammella aumenta il rischio relativo di morte tra il 17 e il 26%.

Tanto premesso, il Consiglio impegna la Giunta:

1. a garantire, nell’organizzazione della rete ospedaliera e delle sale operatorie, gli interventi chirurgici oncologici come prioritari, anche valutando modalità organizzative diverse da quelle attuali, ad esempio:
a) concentrando i malati covid in alcuni ospedali della rete provinciale e lasciando covid free l’ospedale Santa Chiara;
b) incrementando un’attività di rete che consenta di effettuare gli interventi che non necessitano di rianimazione anche in altre strutture della Provincia, compatibilmente con le risorse disponibili e la gestione dell’emergenza pandemica;
c) rinforzare il personale della rianimazione dell’ospedale Santa Chiara, anche attraverso riassegnazioni, per consentire un incremento dell’attività delle sale operatorie;
d) maggiore coordinamento della prioritizzazione degli interventi da parte della direzione medica del presidio ospedaliero;
e) priorità dell’intervento principale rispetto ad interventi di completamento (ad esempio plastiche ricostruttive) che possano essere rimandati ad un secondo momento.

Luca Zeni

 

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Proposta di Risoluzione n.
Programmazione e copertura posti vacanti in sanità

Ogni fase emergenziale comporta una pianificazione degli interventi immediati ed una programmazione di quelli a medio e lungo periodo. Per ottenere questo risultato è opportuno che la macchina organizzativa destinata a fronteggiare l’emergenza, qualunque essa sia, risulti pienamente funzionante in ogni suo ingranaggio.
Se è quindi necessario approntare piani di intervento e progetti di reazione alla pandemia, è altrettanto importante, che ogni ruolo apicale sia saldamente assegnato in via definitiva, per evitare che la provvisorietà diventi precarietà e renda meno efficacie l’attività.
Il nostro sistema sanitario provinciale, sottoposto in questa delicata situazione ad un ripetuto stress organizzativo e funzionale, abbisogna della definizione di molte posizioni dirigenziali, sia sul versante amministrativo nella sua interezza, sia su quello medico ed ospedaliero.

Negli ultimi due anni sono stati molti i professionisti che hanno lasciato il sistema sanitario trentino, o per pensionamenti o per scelta, e sono molti i ruoli vacanti.
Partendo dal vertice, il dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali ha assunto anche la responsabilità del Servizio politiche sanitarie (che per sua natura forse necessiterebbe peraltro di competenze più giuridiche ed economiche che mediche). All’interno della direzione dell’APSS invece il Direttore sanitario ricopre anche il ruolo di Direttore del dipartimento di prevenzione, proprio in un momento nel quale tale settore è totalizzante e richiederebbe il 100% di energie.
Anche sul fronte dei primariati e dei ruoli apicali dentro il sistema ospedaliero sono molte le posizioni “ad interim”, con ben 18 Unità Operative di dirigenza medica vacanti, di cui 10 con procedura concorsuale in atto. Ricordiamo che una procedura avviata non è garanzia di tempi certi sulla conclusione dell’iter.

Solitamente nei sistemi sanitari i ritardi rispetto alle nomine dei primari discendono soprattutto da una programmazione non chiara, perché la scelta di un primario dovrebbe dipendere da una valutazione anche rispetto alla pianificazione che si prevede di un settore e quindi delle caratteristiche di chi deve guidarlo.

Un altro elemento da tenere in considerazione, in questa fase, è la nuova facoltà di medicina, che può essere un’opportunità ma anche un rischio, se non governata bene. In particolare è normale che nelle università esterne al Trentino coinvolte nel progetto si creino aspettative rispetto ai ruoli clinici interni agli ospedali, e sarà determinante la capacità di governo da parte del sistema istituzionale provinciale, per determinare se tali aspettative si tradurranno in un miglioramento qualitativo dell’offerta clinica o invece in una spartizione al ribasso tra baronati universitari.
Quello che serve insomma, oggi più che mai, è una piena copertura di ogni ruolo per far funzionare bene la complessa macchina sanitaria di base e per consentire ad ogni ingranaggio di essere pienamente funzionale al movimento complessivo.

Tanto premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale della stessa a:

1) definire al più presto una programmazione chiara della sanità trentina, con una pianificazione che consenta all’Azienda sanitaria di avere gli elementi per scegliere i migliori primari nei tanti settori oggi scoperti;
2) a sollecitare l’Azienda Sanitaria, in base alla programmazione adottata, ad attivare o proseguire immediatamente tutte le procedure connesse all’urgenza di coprire i molti posti vacanti nei ruoli apicali, sia amministrativi e gestionali come clinici per l’intero settore sanitario trentino, con lo scopo di avere un sistema efficiente e in grado di garantire i migliori servizi ai cittadini.

 

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Proposta di risoluzione:
Covid-19, incrementare le misure di contrasto per poter tornare “gialli”

Dopo quasi un anno dal primo lockdown, il covid continua a condizionare la vita di ogni persona. La seconda ondata è stata molto impattante in tutta Europa, ed anche il Trentino è stato colpito pesantemente.
L’andamento del contagio in un territorio come il nostro è determinato da molti fattori, alcuni “esterni” e difficilmente prevenibili, altri legati alla condotta individuale delle persone, altri a scelte politiche. Certamente il rispetto delle regole personali di condotta risulta decisivo (corretto utilizzo della mascherina, distanziamento, igiene delle mani..), ma spesso è influenzato da una serie di fattori.

Ad esempio da fattori esterni, come le condizioni climatiche invernali, che disincentivano la vita all’aria aperta e favoriscono i contatti al chiuso, il che aumenta le situazioni di rischio. Ma anche le scelte politiche incidono sui comportamenti individuali, sia con le disposizioni sulle limitazioni ma anche dal punto di vista psicologico: se le istituzioni tengono alta la pressione comunicativa, è più facile che anche i cittadini mantengano alta la guardia, mentre messaggi eccessivamente ottimistici sull’andamento del contagio possono indurre a comportamenti individuali più rilassati. E’ accaduto ovunque nella scorsa estate, è probabilmente accaduto in parte in Trentino negli ultimi mesi, con il colore giallo sbandierato come simbolo di efficienza politica, addirittura con l’obiettivo annunciato di diventare bianchi in febbraio.
In questo momento la situazione è tornata invece ad essere preoccupante, in particolare per il l’aumento dei contagi nella nostra provincia, probabilmente legato anche alla presenza di varianti del virus.

Per questo motivo occorre correre, sull’esempio di altri Paesi, per incrementare alcune misure:
– vaccinare più velocemente e diffusamente possibile, anche per evitare il diffondersi di varianti del virus. Corretta la sollecitazioni delle regioni al governo per ottenere velocemente più dosi possibile (e al di fuori di discutibili tentativi di fughe in avanti delle singole regioni, difficili da realizzare in una fase come quella di una pandemia), ma oltre al numero di dosi è altrettanto importante la capacità di somministrare nel più breve tempo possibile le dosi disponibili, con una organizzazione efficace e con una clima che favorisca la disponibilità ad essere vaccinati da parte delle persone;

– implementare i tamponi, sia quelli molecolari, sia quelli antigenici rapidi di terza generazione. Pare finalmente che entro il mese di marzo potranno partire i tamponi salivari realizzati dal Cibio, ed annunciati dalla giunta come imminenti già in ottobre 2020. Ma a gennaio, mentre altre regioni registrano in proporzione un numero triplo di tamponi rispetto al Trentino, nella nostra provincia il numero di tamponi è calato. Purtroppo nelle scorse settimane la maggioranza in consiglio provinciale ha respinto la richiesta di implementare il numero dei tamponi, ma questa misura, oltre a rendere più efficace la lotta al virus, porterebbe ad un numeratore più alto nel rapporto tra tamponi effettuati e positivi, e probabilmente ridurrebbe l’alta percentuale del rapporto attualmente presente in Trentino, criterio utilizzato tra gli altri per determinare la colorazione di una regione.
– proseguire e incrementare ulteriormente l’attività di tracciamento;
– incrementare la comunicazione istituzionale sui comportamenti corretti da seguire.

In una risoluzione approvata dal Consiglio provinciale ad inizio febbraio 2021, si chiedeva alla giunta di definire scaglioni di accesso alla prenotazione dei vaccini, soprattutto per le persone anziane, verificando la possibilità di una comunicazione personalizzata per gli over 80; tuttavia non risulta che tali azioni siano state adottate. Peraltro l’attuale sistema induce spesso le famiglie, in apprensione e con la volontà di vaccinare prima possibile il proprio caro anziano, a cercare il primo posto libero, e si stanno verificando situazioni molto disagevoli con grandi anziani che vengono portati da una parte all’altra della Provincia; un’organizzazione più coerente favorirebbe vaccinazioni più vicine a casa.
Al contempo si chiedeva di pubblicare in maniera dettagliata il cronoprogramma vaccinale, non soltanto per alcune macrocategorie, ma anche questo impegno non risulta ancora realizzato.

Nel frattempo, venerdì 12 febbraio veniva comunicata la colorazione arancione per la Provincia di Trento, ed il Presidente della Provincia, dichiarando il suo rammarico, informava che non poteva sapere in anticipo la colorazione, in quanto i dati utilizzati per il calcolo a Roma erano sconosciuti. Affermazione sorprendente, poiché i dati a Roma sono stati trasmessi proprio dalla Provincia! Semmai il problema in Italia è che il sistema si basa sostanzialmente su politiche di prevenzione e comunicazione dei dati sostanzialmente lasciato alla scelta delle singole regioni, senza un controllo sostanziale da parte dello Stato, il quale ha fissato una serie di paletti e criteri, ma con maglie molto larghe entro cui muoversi (vedremo se il nuovo governo modificherà un sistema che ha manifestato molte lacune). La Provincia ha gli strumenti per prevedere, al momento dell’invio dei propri dati a Roma, l’andamento della situazione e la probabilità di avere un colore piuttosto di un altro, e sulla base di questa previsione può informare per tempo cittadini ed attività economiche, le quali possono così preparare per tempo la propria organizzazione.

Tanto premesso, il Consiglio impegna la Giunta:

1. a garantire che le dosi di vaccino a disposizione vengano somministrate nel più breve tempo possibile, anche attraverso incentivi economici al personale disponibile a lavoro straordinario, o attraverso assunzioni ulteriori, e a monitorare e comunicare i tempi di deposito delle dosi di vaccino contenute nei frigoriferi-deposito del sistema sanitario;
2. ad implementare il numero di tamponi, anche attraverso l’acquisto di nuove tecnologie che oggi permettono di avere strumenti capaci di effettuare sia tamponi molecolari senza necessità di passaggio in laboratorio sia tamponi antigenici rapidi di terza generazione;
3. ad incrementare l’attività di rilevamento e monitoraggio delle varianti in Trentino, anche potenziando il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico, e ad incrementare la comunicazione istituzionale rispetto alla necessità di mantenere un rigoroso rispetto dei comportamenti individuali (mascherina, distanziamento e igiene);
4. ad incrementare l’attività di screening, allargandola ad ambiti ulteriori oltre a quelli già in essere, ad esempio nel mondo della scuola;
5. a mantenere l’impegno approvato dal Consiglio provinciale il 2 febbraio rispetto alle modalità di prenotazione dei vaccini e alla pubblicazione di un cronoprogramma vaccinale dettagliato;
6. a pubblicare, subito dopo l’invio, i dati inviati a Roma per il calcolo dell’Rt e degli altri parametri utilizzati per definire la colorazione, in modo che si possa verificare in anticipo l’andamento, e fornire agli operatori economici una previsione anticipata, al fine di facilitare la loro organizzazione d’impresa.

Luca Zeni
Lucia Coppola
Michele Dallapiccola
Filippo Degasperi
Paola Demagri
Sara Ferrari
Alex Marini
Alessandro Olivi
Ugo Rossi
Paolo Zanella

 

 

 

 

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