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GIOVANNI CESCHI (PRESIDENTE CSEP) – MAURIZIO FRESCHI (PRESIDENTE CPG) * RIAPERTURA SCUOLE: « GREEN PASS INSEGNANTI, DA FUGATTI INGENEROSA LINEA DRACONIANA »

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08.29 - mercoledì 18 agosto 2021

A meno di un mese dalla riapertura delle scuole s’impone naturale il confronto tra le condizioni alla ripresa nel settembre 2020 e quelle di quest’anno. Per l’a.s. 2020/21 sono stati destinati dalla P.A.T. quasi 57 milioni di euro, che hanno consentito la creazione di 233 classi in più, al fine di “garantire il rientro in presenza di tutti gli studenti e assicurare il distanziamento” e il “maggior ricorso a supplenze brevi per coprire posti di insegnanti assenti a causa della pandemia Covid-19”. Dalla delibera 290 del 26 febbraio abbiamo purtroppo appreso che per la composizione delle classi nell’a.s. 2021/22 si ritornerà ai criteri pre-Covid; ma ora sappiamo anche, dalle indicazioni ministeriali, che permarranno gli stessi protocolli dell’anno precedente: misurazione temperatura, mascherine, distanziamento, tracciabilità dei contatti, ecc. Nessuna ulteriore e specifica indicazione – a quanto è dato sapere – è stata finora impartita agli istituti per la ripresa delle attività in Trentino.

Alla luce di questi dati sembrano esservi due sole alternative. Se il rispetto dei protocolli sarà possibile anche senza lo stanziamento delle decine di milioni di euro necessarie per i docenti in più e per l’aumento delle classi del ‘20/21, allora sarebbe doveroso richiedere una verifica della Corte dei Conti sugli investimenti provinciali dello scorso anno in tema d’istruzione. Se in assenza dell’organico supplementare e delle classi assegnati per il ‘20/21 il rispetto dei protocolli non potrà più essere garantito, ci chiediamo quali motivazioni giustificherebbero il mancato stanziamento di risorse supplementari per l’a.s. ‘21/22. Curiosa anche la coincidenza con i trasferimenti di molti dei dirigenti che hanno avanzato richieste aggiuntive di classi e organico.

Altre domande s’impongono in queste settimane precedenti la ripresa delle attività didattiche. Essendo ormai evidente che il rischio di un ritorno alla didattica a distanza, assai deludente nella sua sperimentazione forzata, dipende dalla possibilità o meno di portare tutti gli studenti a scuola in sicurezza, quale sarà l’effettivo potenziamento dei trasporti rispetto al ‘20/21? Il piano dello scorso anno non ha tutelato dal ricorso alla DaD. Potrà essere garantito l’utilizzo dei mezzi almeno nella percentuale dell’80% di carico che – secondo le stime – consentirebbe di mantenere le scuole aperte senza alcuna interruzione? E sono state previste specifiche modalità organizzative nel caso di riduzione della capienza dei mezzi di trasporto? Non basta parlare di corse aggiuntive: se l’obiettivo è davvero “tutti in presenza”, serve un piano flessibile per ogni scenario.

Ancora: alla luce del significativo incremento di alunni certificati ai sensi delle leggi 104 e 170, si prevedono adeguate e proporzionali integrazioni d’organico? Si tratta degli studenti che, a causa di particolari esigenze formative, maggiormente patiscono l’attuale situazione emergenziale.

E infine: abbiamo appreso da recenti dichiarazioni del presidente Fugatti l’adozione della linea dura nei confronti degli insegnanti sprovvisti di green pass: sono confermate sia le sanzioni sia la volontà di non concedere alcun periodo d’adeguamento. A fronte dell’impegno degli insegnanti per sopperire all’emergenza sanitaria e dell’ampia adesione alla campagna vaccinale nell’aprile scorso, quando sono state aperte le prenotazioni dedicate, ci pare ingenerosa una simile linea draconiana, chiaramente intesa a convincere i titubanti ma smemorata sulla disorganizzazione del passato recente: quando molti docenti, dopo essersi prenotati per la vaccinazione anti-Covid superando i più vari disguidi, si sono visti cancellare tali prenotazioni per continui cambi di “politica vaccinale”. Con l’aggravante che, dopo l’annullamento delle prenotazioni riservate, il Trentino non ha adottato alcuna campagna informativa sulla vaccinazione, come nel resto d’Italia, mediante l’opera capillare dei medici di base.

Con quale coerenza si lanciano ora proclami da pugno di ferro, per di più con misure opposte tra settori diversi? Perché l’obbligo di green pass non è previsto per il personale del turismo o negli alberghi? Forse alla linea dura si può derogare dove il fattore economico prevale sulla salute pubblica?

Ci auguriamo che tali diverse modalità non derivino dal fatto che i docenti sono dipendenti pubblici, e quindi generano costi per sostituzioni in caso di malattia, mentre gli oneri del turismo gravano sugli imprenditori privati.

La tutela della salute pubblica riguarda tutti, non singole attività o particolari categorie.

 

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Giovanni Ceschi (presidente CSEP)

Maurizio Freschi (presidente CPG)

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