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GDF – GUARDIA FINANZA / TREVISO * ILLECITI CONTRO REDDITO CITTADINANZA: « DENUNCIATE 70 PERSONE, DOVRANNO RESTITUIRE 440 MILA EURO »

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08.07 - lunedì 24 luglio 2023

Ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, e nel rispetto dei diritti degli indagati (che, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti la colpevolezza), si rende noto che le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, in collaborazione con l’INPS e con il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie del Corpo, hanno accertato in capo a 70 persone l’indebita percezione di somme per circa 440 mila euro, in ragione dell’assenza delle condizioni legittimanti la fruizione del “Reddito di Cittadinanza” (RdC).

Tale forma di assistenza economica, introdotta con il Decreto Legge n. 4 del 2019, rappresenta uno strumento di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla diseguaglianza e all’esclusione sociale, essendo riservato a quella fascia di popolazione che versa in condizioni reddituali disagiate o che si trova disoccupata a causa di una recente perdita del lavoro.
Il sostegno economico, riconosciuto a favore di nuclei familiari in possesso di particolari requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno, reddituali e patrimoniali, si ottiene presentando all’INPS, telematicamente o presso i centri autorizzati (CAF), un’apposita domanda che presuppone una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) da parte dell’interessato sulla posizione patrimoniale e reddituale dell’intero nucleo familiare.

In tale contesto, le Fiamme Gialle di Treviso, al fine di assicurare che le risorse pubbliche messe a disposizione per le citate finalità siano corrisposte a chi ne ha realmente bisogno, hanno concentrato l’attività di controllo sulla veridicità dei dati contenuti nelle autodichiarazioni di coloro i quali hanno richiesto e ottenuto il RdC nel territorio provinciale.
A tal fine, è stato ideato uno specifico percorso di analisi, che ha permesso di incrociare le risultanze contenute nelle diverse banche dati (tra cui il portale “Cliclavoro Veneto”, messo a disposizione dalla Regione del Veneto e da Veneto Lavoro grazie a un protocollo d’intesa, siglato con il Comando Regionale della Guardia di Finanza nel 2019) per sviluppare le notizie acquisite nell’ambito del controllo del territorio e, infine, riscontrare le informazioni emergenti dall’analisi degli stati di famiglia, in cui trova indicazione la reale composizione del nucleo familiare.
I controlli hanno consentito di rilevare 70 posizioni irregolari, dislocate su tutto il territorio della provincia, con conseguente indebita percezione del reddito di cittadinanza, poiché i beneficiari non erano in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente.

Per molti cittadini stranieri, la causa della illegittima fruizione del beneficio è dovuta alla mancanza del requisito della residenza, tenuto conto che la legge prevede che il richiedente il sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni e che lo sia stato continuativamente negli ultimi due anni. In altri casi, poi gli approfondimenti svolti hanno consentito di rilevare che i beneficiari, omettendo di indicare nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) i redditi correlati alle vincite conseguite al gioco online, hanno fornito informazioni non veritiere con riferimento alla propria posizione reddituale. O ancora, le stesse vincite sono state conseguite nel periodo in cui il RdC veniva già percepito, ma non sono state comunicate all’INPS, perché questo avrebbe fatto perdere il diritto al beneficio.

Alcuni beneficiari del RdC, infatti, sono risultati titolari di conti di gioco online, utilizzati assiduamente per effettuare scommesse su eventi sportivi, oltre che per prendere parte a tornei di poker o altri giochi da tavolo. Su tali conti di gioco sono state accreditate, in alcuni casi, somme di denaro per centinaia di migliaia di euro, palesemente incompatibili con uno stato di indigenza economica.
Significativo, in tale contesto, è il caso di un sessantenne di Sarmede che, omettendo di dichiarare disponibilità economiche derivanti da vincite al gioco per oltre 255.000 euro, ha percepito indebitamente somme per 18.500 euro.
Vi sono ancora casi in cui l’irregolarità ha riguardato l’omissione, nella dichiarazione sostitutiva unica, di informazioni reddituali rilevanti – quali redditi percepiti, anche per attività di lavoro dipendente, e disponibilità immobiliari – che, se correttamente indicate, avrebbero posto i richiedenti al di fuori dei limiti previsti per l’ammissione all’istituto in parola.

Tra le tante, emergono le posizioni di una cinquantenne di Conegliano, che ha omesso di dichiarare disponibilità economiche detenute in un Paese dell’Europa orientale per oltre 310.000 euro, e di due donne straniere residenti nella castellana, che non avevano dichiarato i redditi percepiti per la loro attività di badanti, risultando così disoccupate e ottenendo i benefici economici del RdC.
Diversi sono, ancora, i casi di mancata comunicazione all’INPS, successivamente alla dichiarazione, della variazione delle condizioni che davano diritto al RdC, come l’aver iniziato un’attività lavorativa oppure aver modificato la composizione del proprio nucleo familiare.
Tutte le irregolarità accertate sono state segnalate all’INPS per l’avvio delle procedure di revoca del beneficio e restituzione delle somme indebitamente percepite, ammontanti a circa 440 mila euro, mentre i responsabili sono stati denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Treviso, atteso che l’indebita percezione del beneficio è punita con la reclusione da due a sei anni, nei casi di presentazione di dichiarazioni attestanti cose non vere, e con la reclusione da uno a tre anni, nei casi di omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, successive alla presentazione della dichiarazione.
L’intervento fa seguito a quello analogo, concluso nel mese di ottobre 2021, che aveva portato alla denuncia di 116 persone e al recupero di somme indebitamente percepite per oltre 700 mila euro. Salgono dunque a 186 i denunciati nella Marca, che hanno indebitamente percepito oltre 1,1 milioni di euro.

L’operazione portata a termine testimonia, ancora una volta, il costante impegno della Guardia di Finanza di Treviso nel settore della spesa pubblica, con l’obiettivo di garantire l’effettivo sostegno alle fasce più deboli della popolazione, evitando il dispendio di risorse a beneficio di soggetti non aventi diritto: l’indebito accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno al reddito genera infatti iniquità e mina la coesione sociale. La diffusione del presente comunicato stampa è stata autorizzata dalla Procura della Repubblica di Treviso (art. 5, comma 1, D.Lgs. n. 106/2006, come introdotto dall’art. 3 del D.Lgs. n. 188/2021).

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