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EPIFANIA POPOLI: TISI, NON C’È SVILUPPO PER CHI TEME LE NOVITA’

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17.40 - venerdì 6 gennaio 2017

(Fonte: Arcidiocesi Trento) – Omelia Arcivescovo monsignor Lauro Tisi, Epifania dei Popoli (cattedrale di Trento). “Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme”. Scrive Luigi Zoja nel suo libro “La morte del prossimo”: “Per millenni un doppio comandamento ha retto la morale: ama Dio e il prossimo tuo come te stesso. Alla fine dell’Ottocento, Nietzsche ha annunciato: Dio è morto. Passato anche il Novecento, non è tempo di dire quel che tutti vediamo? E’ morto anche il prossimo. La vicinanza, che un tempo era considerata una ricchezza sociale, è avvertita come minaccia. Chi si avvicina è un invasore, da qui la diffidenza e la paura per lo straniero.

I social network fanno interagire a distanza le persone. La mancanza del contatto diretto con le persone, spersonalizza i rapporti, alimenta fantasie e paure, ci si chiude nella solitudine dell’io a cui manca la forza di uscire e di andare incontro al prossimo. I magi, guidati solamente dalla stella e dalla disponibilità ad affrontare l’ignoto, sono per tutti noi una provocazione a intraprendere il santo viaggio alla ricerca del Bambino di Betlemme. Egli ci consegna la via altra del “farsi prossimo”, come unica possibilità che abbiamo per uscire dalla tristezza di una vita che si alimenta con la paura dell’altro.

Cari fratelli e sorelle migranti, voi siete la stella che ci può far ritrovare il gusto della vita. Chiediamo a Dio, come società e come comunità ecclesiale, di non commettere l’errore di Erode e di Gerusalemme di aver paura di voi. La ricchezza delle vostre diversità, le domande di vita e di futuro che portate nel cuore, non sono una minaccia al nostro sistema. Sono salutari provocazioni a ripensare il nostro modo di vivere e di operare. Sono un invito pressante a riscoprire che non c’è futuro per chi cammina senza gli altri; non c’è sviluppo per chi teme le novità; non c’è pace per chi si fida solamente della fredda contabilità finanziaria senza la gioia di interagire con i volti.

Se, con voi, sapremmo entrare nella grotta di Betlemme potremmo -come ci ricorda Simone Weil – condividere insieme quell’esperienza sacrale che fa sì che “dalla prima infanzia sino alla tomba qualcosa in fondo al cuore di ogni essere umano, nonostante tutta l’esperienza dei crimini compiuti, sofferti e osservati, si aspetta invincibilmente che gli venga fatto del bene e non del male.”

Su questo nucleo di vita è possibile costruire quella fraternità universale che la festa dell’Epifania oggi ci vuol regalare. Essa è il grande regalo del Bambino di Betlemme ai magi. Una fraternità nuova non frutto di accordi e alchimie, ma che si alimenta all’amore gratuito, l’amore che non cerca nessun tornaconto.

Occorre tornare a parlare del gratuito come orizzonte della nostra umanità: è l’acqua in cui è possibile nuotare senza annegare. Il rischio opposto si chiama mercificazione: l’altro e il mondo sono qualcosa in quanto rendono economicamente. Cari fratelli e sorelle migranti è questo il grande dramma con cui avete dovuto e dovete continuare a confrontarvi. Questo è anche la grande tragedia del nostro mondo Occidentale che sta conoscendo lo sfaldarsi delle relazioni in nome di quel Dio mercato che tutto divora e travolge.

 

 

In allegato il documento contenuto nel comunicato stampa:

 

2017 01 06 – Omelia Epifania dei popoli

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