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ENPA * INCONTRO ROMA – MINISTERO AMBIENTE: « PRESENTATO IL PROGRAMMA IN 7 PUNTI, PER RENDERE POSSIBILE IN TRENTINO LA COESISTENZA UOMO-ORSI »

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19.23 - mercoledì 26 aprile 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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La referente nazionale dell’ENPA per la Fauna selvatica, Annamaria Procacci, ha partecipato al Tavolo presso il Ministero dell’ambiente, presentando il programma in 7 punti, per rendere possibile la coesistenza fra l’uomo e gli orsi.
Inviamo in allegato quanto presentato dalla nostra rappresentante nazionale.
Con richiesta di cortese pubblicazione/diffusione.

 

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Gli orsi del Trentino. Enpa, analisi e proposte

L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA), anche attraverso la sezione del Trentino, ha seguito il progetto di reintroduzione degli orsi dal suo inizio, nel 1996, fino al termine del “Life Ursus” nel 2004. In seguito, la gestione dei plantigradi e di tutto quanto connesso alla loro presenza sul territorio, è stata avocata a sé dalla Provincia Autonoma di Trento, esautorando così quelli che erano stati fino a quel momento i fautori e registi del progetto Life: fra questi, il Parco Naturale Adamello Brenta con i suoi tecnici e ricercatori. Da quella data la gestione degli animali e le questioni attinenti alla loro presenza sul territorio sono state seguite dalle giunte che si sono via via succedute, con alterne vicende e alterne decisioni.

Le amministrazioni precedenti all’attuale presentavano tutti gli anni ai cittadini il “Rapporto grandi carnivori” e avevano istituito il “Tavolo grandi carnivori”, che riuniva alcune volte all’anno – almeno due – gli stakeholder, ed al quale sedeva anche il rappresentante dell’Enpa. Fra le iniziative importanti proposte dall’amministrazione provinciale in carica fino al 2018, è stata la richiesta di partecipare al progetto europeo “Coexistence between people and large carnivores”, finalizzato alla mitigazione dei conflitti fra uomo e grandi carnivori, cui anche l’Enpa del Trentino aveva dato la propria adesione in maniera propositiva. Infatti, il progetto avrebbe avuto un impatto determinante e ricadute fortemente positive anche sulla zootecnia rispettosa della biodiversità, in quanto – sebbene abbiamo fatto una scelta che va nella direzione del rifiuto di consumare prodotti di derivazione animale – comprendiamo che i maggiori costi derivanti dall’applicazione di metodi di prevenzione debbano essere riconosciuti, poiché l’intera comunità si avvantaggia di un ambiente ricco di fauna selvatica.

Pertanto, il coinvolgimento dei diversi gruppi di interesse è importante, affinché le soluzioni incruente, che ovviamente esistono e sono valide, vengano compiutamente ed efficacemente adottate, naturalmente con il necessario sostegno da parte delle Istituzioni. Tali occasioni si sono perse: la nuova giunta, insediatasi nell’autunno 2018, ha cancellato la presentazione annuale del “Rapporto grandi carnivori” ed ha annullato il Progetto europeo per la mitigazione dei conflitti fra uomo e grandi carnivori. Inoltre, dal 2019 non ha più convocato il “Tavolo grandi carnivori”, esautorando e silenziando tutti gli stakeholder, e dando voce esclusivamente a quegli interessi ed a quelle categorie ritenute più interessanti per il proprio bacino elettorale di riferimento. Dal percorso dialettico e democratico sono stati invece esclusi i rappresentanti degli interessi diffusi, quali noi siamo, facendo sì che oggi molti siano tornati al sistema del “tutti contro tutti”.

È importante tenere conto di questi precedenti per comprendere come l’odierna situazione di tensione creatasi in Trentino anche, naturalmente, a seguito della morte del giovane Andrea Papi, che ci ha profondamente colpiti e addolorati, venga da lontano e come sia necessario risolvere questa tensione nel modo migliore, per le popolazioni locali e per la popolazione ursina, attraverso un inquadramento complessivo della coesistenza tra noi e gli orsi. Questo può avvenire soltanto con un progetto globale, che tenga conto dei diversi aspetti e che veda realizzate, contemporaneamente, alcune azioni. Di seguito le esponiamo, fiduciosi che si possa intraprendere un percorso comune, a cui naturalmente diamo tutta la nostra disponibilità.

Ma, in primo luogo, desideriamo ribadire la posizione di Enpa di totale contrarietà all’ipotesi di uccisione o di trasferimento di massa degli animali. Lo spostamento è praticabile per pochissimi orsi, come quelli di cui oggi si tratta – JJ4, MJ5, M49 – che tanto hanno colpito l’opinione pubblica italiana, ma non è, su vasta scala, né pensabile né praticabile. Ciò per tre ordini di motivi: l’impossibilità di individuare luoghi di destinazione degli animali, essendo fuorigioco, per così dire, l’ipotesi della Romania e della Slovenia, dove gli orsi sono oggetto di caccia ed essendo assai pochi i santuari, spesso di ridotte dimensioni. In secondo luogo, per l’impossibilità di individuare validi criteri in base ai quali scegliere gli orsi da deportare. Si rischierebbe di traslocare gli animali più tranquilli, quelli che sono generalmente dei “fantasmi”, in quanto mai visibili perché estremamente schivi e paurosi nei riguardi dell’uomo, e di lasciare invece sul territorio gli esemplari più vivaci. In terzo luogo, qualche anno dopo il trasferimento, con la crescita della popolazione, si riproporrebbe esattamente la stessa situazione. La deportazione dunque non può essere la risposta alla realizzazione compiuta del progetto Life Ursus, che, lo ricordiamo ancora una volta, prevedeva una popolazione minima vitale dai 50 in su per garantire la sopravvivenza della specie per un secolo, anche in considerazione dell’altissima mortalità specialmente dei cuccioli e del rischio concreto di inbreeding.

Occorre dunque una attenta valutazione, rigorosa sotto il profilo scientifico, delle caratteristiche della popolazione di orsi in Trentino. Di seguito alcune proposte.

Corridoi faunistici. Tante volte, nel corso del tempo, abbiamo sottolineato la necessità dei corridoi faunistici o ecologici, vale a dire di quei passaggi che tradizionalmente sono seguiti dalla fauna selvatica per raggiungere altri territori, permettendone la dispersione. Corridoi faunistici o passaggi faunistici a cui abbiamo ancora una volta rivolto la nostra attenzione nella legge di Bilancio 2022, approvata nello scorso dicembre. Infatti, avevamo elaborato ed ottenuto la presentazione da parte di alcuni gruppi politici di un emendamento finalizzato proprio alla realizzazione o al restauro dei corridoi, con lo stanziamento di 12 milioni di euro in tre anni. Purtroppo, il governo lo ha bocciato, evidentemente senza comprenderne l’esigenza e l’importanza. Riteniamo che oggi questa consapevolezza ci possa e ci debba essere e che dunque si possa recuperare il tempo perduto.

Dispersione delle femmine. Occorre, scientificamente parlando, comprendere le ragioni della estrema stanzialità delle femmine di orso, che, come JJ4 nel corso degli anni, non si sono sostanzialmente mai mosse dal luogo della nascita. JJ4, infatti, si scontrò con due cacciatori nel giugno del 2020 in un luogo impervio del Monte Peller a pochissima distanza dal luogo in cui purtroppo, per una dinamica non ancora pienamente ricostruita, è avvenuto l’incontro con Andrea Papi che ha portato alla morte di quest’ultimo. L’orsa era accompagnata dai suoi cuccioli in entrambe le occasioni. Le ragioni di stanzialità vanno accuratamente studiate per poter favorire – lo ribadiamo, scientificamente – l’allargamento dell’habitat delle femmine, per cui si potrebbe sperimentare – benché già accuratamente studiato – l’uso di feromoni. La dispersione delle femmine, e di conseguenza dei maschi, consentirebbe di ridurre la concentrazione degli animali sul territorio, facilitando l’accettazione sociale.
Controllo delle nascite. Non è proponibile sotto nessun aspetto il controllo cruento degli animali, soprattutto sotto il profilo etico; occorre invece studiare l’applicazione di tecniche di controllo della riproduzione come quelle che vengono già usate per altri mammiferi selvatici. La vasectomia potrebbe essere praticata sugli orsi più grandi, con interventi chirurgici piuttosto semplici che non ledono la salute degli animali. Praticata ovviamente da personale medico veterinario esperto, può ridurre in tempi abbastanza rapidi la crescita della popolazione ursina. Questo è un elemento che andrebbe sicuramente in direzione di quella accettazione sociale che riteniamo debba essere perseguita da tutti, a cominciare dai livelli istituzionali.

Identificazione degli orsi. Occorre la piena attualizzazione della banca dati sull’identificazione degli orsi, che è uno dei punti su cui si è focalizzata la preoccupazione di molti. Inoltre, è necessario garantirne la trasparenza e la possibilità di accesso ai portatori di interesse, anche per rendere più facile il contatto e il dialogo con le istituzioni.

Santuari. La politica riguardante gli orsi del Trentino non può essere risolta con l’istituto dei santuari. Naturalmente, nella situazione attuale essi rappresentano la soluzione migliore e sono da noi ben accetti per la salvezza della vita degli orsi condannati, ma non possono costituire una soluzione permanente. Chiediamo invece che nel nostro Paese sia realizzato in tempi brevi un solo grande santuario sostitutivo del centro del Casteller, che, come registrò il rapporto dei Carabinieri Cites nel 2020, poi raccolto dalla sentenza del Consiglio di Stato, non può fornire sotto nessun aspetto la garanzia del benessere degli orsi (non ci soffermiamo qui sulle dimensioni delle zone, o gabbie come dir si voglia, a loro dedicate, su cui è fiorita giustamente nel tempo una forte polemica per gli spazi ridottissimi e per le caratteristiche del tutto innaturali per gli animali). Il santuario da noi proposto deve avere una grande dimensione e non è pensabile che nel nostro Paese non si possa individuare un areale di molti ettari che risponda alle esigenze etologiche degli animali.

Metodi dissuasivi. Che si tratti di squadra di cani anti-orso o di squadra di uomini specializzati, tali metodi sono efficaci soprattutto nell’immediatezza. Pertanto, gli interventi devono essere assolutamente tempestivi per permettere agli orsi di associare la dissuasione ad un comportamento ritenuto negativo dagli umani.

Prevenzione. Nell’ambito del progetto complessivo, che chiediamo sia scientificamente rigoroso e che presenti i vari interventi in adozione contemporanea, questo fattore della prevenzione è un elemento basilare, anzi il cardine su cui si deve fondare la coesistenza tra popolazione ursina e popolazione umana. Nella premessa abbiamo evidenziato tutte le omissioni gravissime che si sono succedute nel corso del tempo, con un sostanziale abbandono negli ultimi anni di ogni forma di prevenzione, informazione, formazione dei cittadini e dei turisti. Tutto ciò non è più rinunciabile. Già nel 2010 la nostra sezione del Trentino propose agli amministratori una serie di interventi nelle scuole per poter educare alla conoscenza dei grandi carnivori i giovani e giovanissimi. Questa proposta venne inopinatamente bocciata. Negli ultimi anni la linea è stata solo quella della guerra. Continuiamo ad essere preoccupati e sbigottiti dalla mancanza di elementari misure, come quella del divieto di accesso alle zone in cui è noto da tempo il fenomeno della stanzialità delle femmine con i cuccioli, nonché di quelle che registrano una presenza elevata di esemplari.
Le condizioni ambientali sono cambiate grazie al progetto Life Ursus, che tanto ha favorito il fenomeno turistico nella provincia e che ha visto nell’orso il vero simbolo a livello nazionale di una ricchezza straordinaria: essa deve essere accompagnata dalla consapevolezza delle persone, anche dei turisti. Non basta qualche cartello per sostituire le misure che vengono adottate in tutti i Paesi in cui c’è presenza di orsi: messaggi sui telefonini per segnalarne la vicinanza, cassonetti anti-orso che sono stati adottati solo in parte e dopo tante insistenze, rimozione intelligente dei rifiuti, segnali sonori che avvertano gli orsi della presenza degli umani, tanto temuti dai plantigradi.

A quanto sopra esposto, desideriamo accompagnare una considerazione finale: bisogna voltare pagina nei confronti della guerra che, purtroppo, oggi è stata scatenata nei riguardi degli orsi, dei lupi e di tutta la fauna selvatica, guerra a livello politico che noi contrastiamo dal punto di vista scientifico, etico, culturale. Occorre fermare lo smantellamento delle normative nazionali, la legge 157/92 sulla fauna e la legge 394/91 sulle aree protette e muoverci nel solco delle politiche internazionali ed europee di tutela della biodiversità: ce lo impone anche la crisi spaventosa del Pianeta.

 

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Per ENPA del Trentino, la presidente Ivana Sandri

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