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DOTTOR CARLO STEFENELLI * TRENTINO – OSPEDALI DI VALLE: “ NON COMMETTERE ERRORI IRREPARABILI COME I REPARTI CHIRURGICI DI ALTA SPECIALITÀ, NELLE STRUTTURE PERIFERICHE “

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08.36 - giovedì 26 agosto 2021

Alte specialità chirurgiche negli ospedali periferici: una scelta illogica ed inattuabile.

La nuova riorganizzazione degli ospedali di valle prevista dalla giunta provinciale, con particolare riguardo alla scelta di istituire reparti di alta specializzazione chirurgica negli ospedali periferici, appare utopica ed irrealizzabile per motivi sia di natura organizzativa ed economica che di carenza di personale sanitario con particolare riguardo ai giovani medici specialisti.

Inoltre essa non sembra obbedire a quelle che sono le reali esigenze dei cittadini residenti nelle valli del Trentino ai quali interessa molto di più poter fruire di prestazioni specialistiche ambulatoriali vicino a casa che ospitare sul proprio territorio unità operative di alta chirurgia come recentemente ipotizzato per la Neurochirurgia ad Arco.

In primo luogo l’attività chirurgica specialistica necessita di uno stretto collegamento nella stessa sede ospedaliera fra diagnostica ad alta tecnologia ad elevato costo ed attività pre operatoria, operatoria e post-operatoria onde evitare assurdi, costosi  e disagevoli trasferimenti dall’ospedale periferico a quello centrale per le necessarie indagini di diagnostica per immagini con apparecchiature ad alto costo disponibili solo nel nuovo ospedale trentino (N.O.T.).

Sotto il profilo strettamente economico la scelta dell’ospedale polidistrettuale va contro la logica di evitare la dispersione delle risorse mentre sarebbe opportuno favorirne la concentrazione attraverso il loro pieno utilizzo.

Ma l’aspetto più preoccupante deriva dalla impossibilità, stante la nota e persistente carenza di medici specialisti, che è destinata a durare ancora per molti anni, di disporre di equipe di anestesisti e chirurghi in ogni ospedale che possano garantire, oltre all’attività di sala operatoria e di reparto, anche la guardia attiva per la quale per avere un solo medico presente per 24 ore nei 7 giorni della settimana ne servono in organico almeno 7. Ciò significa che per garantire l’adeguata assistenza ai pazienti operandi ed operatibisognerebbe disporre, al di fuori del N.O.T., per la sola attività di guardia attiva che andrebbe ad integrare quella ordinaria, di 35 anestesisti e di 35 chirurghi specialisti riservati alla sola chirurgia degli ospedali periferici ai quali va aggiunto un adeguato organico di infermieri formati per l’alta specialità chirurgica in questione.Tutto questo personale sarebbe destinato ad un frustrante e costoso sottoutilizzo come sta avvenendo nei punti parto recentemente riattivati.

Altro grave problema è caratterizzato dalla difficoltà ad attrarre giovani specialisti negli ospedali periferici per la scarsa casistica e l’impossibilita di confronto con medici esperti indispensabile per la crescita professionale.

Quali allora le soluzioni più razionali per la programmazione del sistema ospedaliero Trentino per il futuro?

In primo luogo è necessario concentrare nel nuovo ospedale Trentino (N.O.T.) tutte le specialità con tecnologie ad alto costo di investimento e di gestione.

Bisogna inoltre prevedere un adeguato organico di medici specialisti di alto livello ed adeguata esperienza, da incardinare nel N.O.T., che dovranno coesistere con i giovani specialisti e gli specializzandi in formazione.

Oltre all’attività propria del N.O.T., questa equipe di specialisti dovrà farsi carico della consulenza negli ospedali periferici e sul territorio e nel contempo garantire ai giovani, attraverso un continuo

confronto, una adeguata crescita professionale. L’isolamento in periferia con scarsa casistica e senza la possibilità di rapportarsicon medici esperti è la peggior condanna per un giovane all’inizio della carriera.

Gli ospedali periferici andranno riorganizzati in base alle nuove esigenze legate alla realizzazione del N.O.T. che inevitabilmente concentrerà al suo interno specialisti e tecnologie di alto livello. Essi dovranno essere dotati delle seguenti caratteristiche: attività di pronto soccorso, presenza di reparti medici e geriatrici per le esigenze di ricovero della popolazione residente ed in particolare degli anziani, presenza di poliambulatori specialistici gestiti da medici inviati a rotazione dal N.O.T., attività chirurgica ambulatoriale o in day surgery o in degenza programmata per patologie chirurgiche di base riservando l’alta specialità al N.O.T..

Nella riorganizzazione del sistema sanitario provinciale fondamentale appare la necessità di supportare meglio la medicina del territorio rivalutando il ruolo del medico di base al quale vanno fornite adeguate risorse economiche ed organizzative, ivi inclusa la possibilità di interagire facilmente con ospedale e specialistica ambulatoriale pubblica e convenzionata, soprattutto nel trattamento delle cronicità oggi eccessivamente concentrate sull ospedale.

Infine appare importante utilizzare al meglio, come sta avvenendo in campo riabilitativo, le risorse costituite dal privato convenzionato che ha fornito eccellenti risultati nel miglioramento del sistema sanitario nazionale in sinergia con le strutture pubbliche: due studi del CENSIS e di NOMISMA hanno evidenziato come l’integrazione e la competizione fra pubblico privato abbiano elevato la qualità del sistema sanitario nazionale soprattutto in Lombardia, in Emilia Romagna e nel Veneto.

Il Trentino, forte delle prerogative della sua autonomia, ha le possibilità di realizzare un sistema sanitario all’altezza delle aspettative dei propri cittadini senza disuguaglianze fra residenti nel capoluogo ed abitanti nelle valli: fondamentale non commettere errori irreparabili come quello della istituzione di reparti chirurgici di alta specialità negli ospedali periferici.

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​​​​​​Dottor Carlo Stefenelli

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