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DOPPIA PREFERENZA: ROMANO, ORA È EVIDENTE CHI REALMENTE GOVERNA LA PROVINCIA

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16.47 - giovedì 11 maggio 2017

(Fonte: Antonia Romano) – Oggi si è consumato l’epilogo triste del ddl sulla doppia preferenza di genere. Il Presidente Ugo Rossi ha ritirato la proposta non avendo trovato il modo di raggungere un accordo con le opposizioni agguerrite e inamovibili.

Gli emendamenti ostruzionistici, migliaia, presentati dai soliti noti a cui si è aggregato anche Degasperi del Movimento Cinque Stelle, hanno vinto e, soprattutto, hanno dimostrato chi realmente governa la nostra provincia. Non è il Patt, non è di certo il Pd, ma il governo della provincia, come già era emerso in occasione della legge contro l’omofobia e della legge sulla Buona Scuola, è nelle mani di Borga, Civettini, Fugatti, Cia.

La debolezza nel difendere parti significative del programma elettorale, l’incapacità di governare l’aula, lo spazio dato senza alcun intervento di censura, non solo in questa occasione, a esternazioni in aula umilianti e vergognose, l’evidente mancanza anche empatica di percezione della necessità politica di far entrare le donne in consiglio provinciale secondo quanto spetterebbe a chi dovrebbe rappresentare la parte più numerosa delle persone che abitano nella nostra provincia, pongono seriamente il problema del senso di continuare con questo governo – non governo, con questa maggioranza così mal pasticciata e forse per questo debole.

Mai come in questo momento sarebbe importante avere un’equa rappresentanza dei due generi, per introdurre sguardi, percezioni e modi di fare politica femminili, anche per affrontare meglio un contesto in cui le emergenze sociali chiedono interventi intelligenti e di rete, in cui l’escalation di maschilismo sessista trova soprattutto nella rete il luogo di esercizio del proprio potere devastante ai danni delle donne, per fermare le donne, in cui sempre più forti e dolorosi sono i tagli ai servizi, alla sanità, ai fondi per interventi in ambito sociale e ambientale con ricadute negative maggiori sulla vita delle donne, sulle cui spalle grava ancora in modo diseguale il peso della cura.

L’approvazione del ddl sulla doppia preferenza di genere non avrebbe introdotto le donne in aggiunta al numero attuale di consiglieri e consigliere, ma al posto di alcuni consiglieri. Ecco dunque una delle ragioni, seconda solo a quella del braccio di ferro messo in atto per dimostrare chi realmente ha potere di governo, per cui si è giunti a questa fine ingloriosa.

Eppure, chi meglio delle donne potrebbe contribuire a proporre politiche più adeguate a favorire le stesse donne e la loro emancipazione in una società destinata inevitabilmente al meticciato?  Chi ha paura delle donne in politica in Trentino? La domanda è retorica. Non servono nomi parlano i fatti.

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