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DEGASPERI (ONDA) – INTERROGAZIONE * LAVARONE (TN): « IL SINDACO (ASPIRANTE CONSIGLIERE PAT) BONIFICA TERRENI ALTRUI A SPESE DEI CONTRIBUENTI? COMINCIAMO BENE »

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06.47 - mercoledì 6 settembre 2023

LINK SITO COMUNE LAVARONE

 

Interrogazione n. 4746 Lavarone:

il sindaco-aspirante consigliere bonifica i terreni altrui a spese dei contribuenti? Cominciamo bene Il terreno p.f. – omissis – in C.C. Lavarone, coltivato a prato, sito a Sud del Lago misura 7.000 metri quadri catastali (area edificabile per edificio atto alla somministrazione bevande, come da certificato di destinazione urbanistica).

I proprietari hanno recentemente scoperto che l’area è stata integralmente scavata dal Comune di Lavarone, durante il primo mandato dell’attuale sindaco. Tale attività sarebbe avvenuta all’insaputa e senza alcuna autorizzazione del precedente proprietario. Dopo mesi e a fronte di ripetuti solleciti, il Comune comunicava alla proprietà richiedente solo parte della documentazione riguardante gli interventi effettuati nell’area. Infatti ad oggi non è dato conoscere del contratto stipulato con la ditta e con i progettisti, né dei costi dell’intervento ma sopratutto non si conosce della provenienza e della natura dei materiali impiegati.

La progettazione è stata affidata al geologo – omissis – e all’architetto – omissis -, mentre l’intervento sarebbe stato eseguito dalla Ditta – omissis -. Non sarebbe stato nominato un direttore lavori né un responsabile della sicurezza e pertanto devono ritenersi responsabili – omissis – . L’importo che il Comune di Lavarone avrebbe speso per le trasformazioni c.d. bonifica dell’area, a detta del – omissis – in occasione di un incontro avvenuto dinanzi l’Avvocatura di Stato – ammonterebbe a circa 60.000 euro.

I progettisti avrebbero dunque operato su committenza del Sindaco Corradi pur non essendo quest’ultimo titolato ad intraprendere alcuna iniziativa, non incarnandone la proprietà e non disponendo di autorizzazione alcuna da parte della proprietà. Dovendo il committente coincidere con il proprietario, ci si interroga sulla veridicità delle dichiarazioni espresse nell’iter approvativo dall’Amministrazione comunale e sulle necessarie verifiche che i tecnici incaricati avrebbero dovuto operare.

Pare inoltre utile osservare che l’attività non sarebbe stata svolta per un interesse pubblico né legata a contingenze di urgenza o necessità. La torba ivi presente (PH acido che nei millenni si era formata quale prodotto della decomposizione del vasto canneto e che contribuiva ad assorbire e rilasciare il troppo pieno del Lago) sarebbe stata raccolta in grandi cumuli e trasferita in altro sito, tutt’oggi ignoto.

L’area escavata risulterebbe attualmente percorsa da tubature di materiale plastico atte al drenaggio, successivamente coperte da materiali probabilmente provenienti da cantieri terzi in cui la Ditta avrebbe operato in contemporanea (tra questi vi sarebbe l’allora cantiere presso Hotel Lago di Lavarone). Tuttavia data la quantità di materiale impiegato per il riempimento e l’aumentato livello altimetrico della vasta area, deve ragionevolmente ritenersi che il materiale provenisse da più cantieri.

La natura dell’inerte affiorante, tutt’ora visibile, appare la risulta di demolizioni e non materiale ricavato da scavi (affiorano materiali ceramici e calcinacci). Gli interventi eseguiti e i materiali utilizzati sarebbero stati versati sulla riva del Lago senza la previa autorizzazione del Servizio Bacini Montani, il quale avrebbe già erogato una sanzione nei confronti del Comune di Lavarone. Neppure il Servizio Forestale provinciale avrebbe autorizzato la distruzione dell’originario canneto che interessava ampia parte dell’area e che meritava tutela, in quanto zona umida a garanzia della biodiversità e del controllo delle acque. A tanto si aggiunga che parte del fondo risulta vincolato dal Servizio Archeologico provinciale, in ragione della presenza di resti di costruzioni medievali ma neppure questo Ente sarebbe stato previamente intervistato da parte del Comune agente.

Il materiale inerte ivi trasferito contenendo materiale calcareo – alcalino (contrariamente alla torba originaria), attraverso i tubi di drenaggio sottostanti avrebbe raggiunto il Lago, formando una visibile colata melmosa bianca, la quale avrebbe favorito il proliferare di alghe e la moria del pesce. La scorsa estate in occasione del tragico annegamento di un ragazzo le ricerche del corpo furono grandemente ostacolate proprio dallo stato torbido delle acque, come titolarono i giornali.

Vi è da dire che l’acqua del Lago prima di questi interventi era la riserva potabile dell’Altopiano. Si osservi che anche qualora il materiale sversato non fosse inquinante, questo doveva essere trasferito dai cantieri originari nei deputati siti di stoccaggio-discariche per inerti, previo il pagamento dei relativi oneri di discarica e non occultato nel fondo di un privato cittadino.

L’operazione, avvenuta su incarico dell’Amministrazione Corradi potrebbe aver quindi comportato un danno erariale, conseguente all’ipotetico mancato incasso degli oneri di discarica. L’ex proprietario del fondo avrebbe a suo tempo formalmente revocato il suo consenso allo sfalcio dell’erba, eseguito ad opera e a spese del Comune, revoca ribadita dagli attuali proprietari, tuttavia l’Amministrazione comunale persevera nel penetrare nella proprietà privata eseguendo il taglio dell’erba, spargendo ghiaie, disponendo pietre e cassonetti per la racconta dei rifiuti e realizzando piattaforme in cemento.

Anche tali ulteriori attività sarebbero state eseguite senza l’autorizzazione dei proprietari e del Servizio Bacini. A separare il terreno di cui è tema dalle acque del Lago vi è una fascia di proprietà del – omissis -, ed anche quest’ultima sarebbe stata interessata da interventi avvenuti a spese dell’Amministrazione Comunale. Andrebbero indagati i drenaggi posizionati anche in quell’area da parte dell’Amministrazione, oltre al rifacimento della sede del cortile, cui si aggiungono cinque lampioni che sarebbero stati acquistati, istallati e tuttora alimentati a spese della collettività all’interno della proprietà privata.

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per conoscere

1. le ragioni che giustificano l’intervento del Comune di Lavarone a spese della collettività su un fondo privato;

2. in mancanza del consenso e del coinvolgimento della proprietà, come è stato possibile dare corso all’iniziativa ovvero chi ha sottoscritto l’assegnazione degli incarichi ai tecnici e alla ditta esecutrice e con quale titolo;

3. la quantità e la destinazione della torba prelevata dal fondo;

4. la provenienza e la tipologia dei materiali utilizzati per la copertura dell’area escavata nonché l’iter autorizzativo che ne ha autorizzato lo scarico;

5. le verifiche effettuate e le autorizzazioni concesse dai servizi provinciali coinvolti (Servizio Bacini Montani, Servizio Foreste, Servizio Archeologico, APPA);

6. il costo complessivo dell’intervento sostenuto dal Comune di Lavarone.

 

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

Cons. prov. Filippo Degasperi

 

 

 

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