Non studiano, non lavorano: è questa la condizione dei cosiddetti Neet (l’acronimo sta per Not Engaged in Education, Employment or Training). Di questa drammatica situazione giovanile l’Italia ha il primato europeo per presenze sul proprio territorio, un dato purtroppo in crescita. Eurostat, riferendosi al 2020, colloca l’Italia nella posizione peggiore tra gli Stati dell’Unione, con una incidenza di giovani che non studiano e non lavorano tra i 20 e i 34 anni superiore di circa 12 punti percentuali rispetto alla media europea (29,4% contro 17,6%).
In Trentino l’incidenza è minore rispetto al resto d’Italia, ma non per questo il dato è meno preoccupante: la percentuale di Neet nel 2019 era al 14,9% , nel 2020 il 17,0%. Più netto il divario di genere nel 2020: i ragazzi dai 18 ai 29 anni erano il 25,3% le ragazze il 30,3% (dato italiano), in Trentino il 12,9% sono ragazzi e il 21,5% sono ragazze. Quest’ultimo dato sulla prevalenza femminile si può in parte ricondurre alla cosiddetta “generazione sandwich”, composta da donne che si prendono cura dei figli e dei membri anziani della famiglia. Le donne infatti sono state tra le più colpite dagli effetti della crisi economica che la pandemia ha portato con sé e la necessità di prendersi cura dei figli o di altri componenti della famiglia in condizione di fragilità ha pregiudicato il futuro lavorativo di molte di loro.
Non possiamo permetterci di disperdere il potenziale di questi giovani Neet, a partire da quelli che vivono nei contesti più svantaggiati, con interventi specifici volti a liberare talenti e capacità. Sono necessari investimenti strutturali che riguardino il mondo del lavoro e i servizi educativi per la prima infanzia, i percorsi educativi all’interno delle scuole, il contrasto a ogni forma di violenza di genere e il sostegno al protagonismo specialmente nelle giovani donne. Altrimenti si rischia la loro marginalizzazione cronica, caratterizzata non solo da deprivazione materiale e carenza di prospettive ma anche da depressione psicologica e disagio emotivo.
Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere:
se sia in possesso di dati recenti in merito alla generazione Neet in Trentino, chi sono questi ragazzi/e, in quali zone del Trentino sono presenti, quali titoli di studio possiedono;
quali sono le misure intraprese fino ad ora per la generazione Neet e con quali percentuali di successo e reinserimento;
quali sono le misure che la Provincia intende intraprendere in futuro al fine di ridurre il numero di giovani uomini e donne inattivi/e, disoccupati/e e che non studiano, molti dei quali e delle quali hanno un alto potenziale che rischia di rimanere inespresso, a discapito anche della crescita sociale ed economica del Trentino.
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Cons. Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale- Gruppo Misto/Europa Verde