Ripristino dei corsi sull’identità di genere nelle scuole.
Premesso che:
nel 2019 sono stati sospesi i corsi che si tenevano nelle scuole sulla relazione di genere affermando che “ Vogliamo evitare discorsi sulla sessualità dei bambini”;
le lezioni si svolgevano da cinque anni in istituti scolastici della provincia di Trento per educare al rispetto della parità tra i sessi e per superare gli stereotipi;
i costi erano contenuti (70mila euro) a fronte di 800 ore di lavoro;
il gradimento da parte di insegnanti, studenti e famiglie era largamente maggioritario;
in nessun modo si trattava di “diffondere teorie gender” come affermato dalla Giunta;
nel frattempo i casi di bullismo si sono moltiplicati, così come la violenza di genere, i maltrattamenti e purtroppo anche gli omicidi di donne trentine, in totale omologazione col tragico trand nazionale;
non necessariamente i “valori” e il sentire del governo provinciale coincidono con quelli della maggioranza dei cittadini e delle cittadine della provincia di Trento;
l’assessora Segnana si era riservata di decidere in merito “in attesa di ulteriori approfondimenti”;
si presume sia trascorso un tempo congruo per essersi fatti un’idea circa il valore di questi corsi;
l’affermazione “i corsi spaventavano le famiglie perché si avvicinavano alle teorie gender” è stata largamente smentita;
risulta limitativo occuparsi solo di bullismo, rispetto reciproco e violenza senza far alcun riferimento alla condizione legata all’ appartenenza di genere: disparità di trattamento nel mondo del lavoro, nella scelta di programmi di studio e di professioni, nella libera espressione dei propri talenti, nel ruolo da rivestire nella famiglia e in genere nel rapporto con l’altro sesso, nella violenza agita nei confronti delle donne e della comunità LGBTQ;
in nessun modo è stato dimostrato che nei corsi si facesse accenno a “teorie gender”;
si è gettato al vento un patrimonio educativo e culturale di alto profilo;
i giovani necessitano, nell’ambito di una equilibrata educazione scolastica, anche di spazi di riflessione della propria identità nel confronto con l’altro/altra da sé;
alunni fragili e con identità sessuali ancora confuse avrebbero bisogno di spazi di accettazione e sostegno in questo viaggio alla scoperta di sé;
la scuola, come luogo massimamente inclusivo ed educante, oltre ad essere un ambiente didattico, è certamente anche un luogo di accoglienza;
un dialogo costruttivo sui temi legati alla sessualità, all’educazione all’affettività, alla salute non può prescindere dalla costruzione di momenti / sportelli di ascolto anche con psicologi per ragazzi/e e famiglie;
il lavoro dovrebbe proseguire nelle classi, con attività mirate alla comprensione e anche all’accettazione delle diversità che esistono sia tra bambini/e che tra ragazzi/e e sono preziose per tutti;
il rispetto si costruisce solo attraverso la conoscenza e non certo facendo finta che i problemi non esistano;
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si interroga il Presidente della Provincia per capire:
se nel corso degli ultimi tre anni il tempo abbia portato consiglio e consentito di comprendere l’importanza dei corsi nelle scuole sull’identità di genere;
quali siano stati i risultati degli approfondimenti annunciati dall’assessora competente:
se non si intenda, alla luce degli approfondimenti svolti, ripristinare queste attività di grande sostegno per studenti e studentesse nel loro percorso di crescita, maturazione e affermazione/accettazione di sé, nella relazione paritaria con l’altro sesso, nella consapevolezza del diritto ad essere semplicemente quello che si è, nell’acquisizione di comportamenti rispettosi, accoglienti, inclusivi a scuola e fuori dalla scuola;
se non si creda importantissimo per la lotta al bullismo e alla violenza di genere affrontare nel luogo più consono, la scuola, temi di questa rilevanza, che hanno risvolti molto significativi anche nella società.
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Cons. Lucia Coppola
Consigliera provinciale/regionale – Gruppo Misto/Europa Verde