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COPPOLA (EUROPA VERDE) – INTERROGAZIONE * BRACCONAGGIO VALSUGANA (TN): « LA PAT RITIENE OPPORTUNO APPLICARE CON IL MASSIMO RIGORE LE SANZIONI AMMINISTRATIVE PREVISTE? »

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17.54 - giovedì 9 settembre 2021

E’ di queste ore la notizia di atti di bracconaggio: in Valsugana è stato ucciso un cervo adulto prima del periodo di caccia, utilizzando i visori notturni. In Val di Fiemme, a Panchià, sono stati denunciati spari notturni chiaramente riconducibili ad azioni di bracconaggio.

Pur dando atto dell’encomiabile lavoro svolto dal Corpo forestale nella repressione del bracconaggio, è evidente che anche per i reati venatori valgono le considerazioni che si fanno per gli altri reati, vale a dire che quelli accertati e puniti sono una minima parte rispetto a quelli effettivamente commessi; e ciò è particolarmente vero proprio per reati che vengono considerati “minori” nel grado di percezione del cittadino.

Ne consegue che, per quanto riguarda il prelievo venatorio, si può tranquillamente affermare che prima e dopo il periodo di caccia legale, quella regolata dai giorni di caccia ammessi, dal numero di capi assegnati, incomincia o continua quella illegale. Si ritiene, forse con eccessivo ottimismo, che i censimenti della fauna costituiscano comunque uno strumento che consente di valutare lo stato di salute del patrimonio faunistico (consistenza numerica, qualità dei capi, ecc.), ma spesso sono state sollevate obiezioni sul modo in cui i censimenti vengono fatti, e dunque qualche dubbio è legittimo sull’efficacia dello strumento.

Negli anni allargando progressivamente le maglie dei controlli e investendo sempre più sul coinvolgimento diretto dei cacciatori nella gestione della fauna, ridimensionando invece quello delle Associazioni protezionistiche, le amministrazioni provinciali che si sono succedute hanno voluto credere nella capacità di autogestione dei cacciatori, nel loro senso di responsabilità, nell’accettazione da parte loro di un sistema venatorio improntato a regole di condotta e di gestione rigorose e scientificamente corrette. Purtroppo gli episodi di bracconaggio spesso segnalati – punta di un iceberg di dimensioni sicuramente più grandi di quanto si stimi – dimostrano che l’ansia e la cupidigia predatoria siano ancora radicati, mentre dovrebbe prevalere nella categoria il senso di responsabilità, la consapevolezza di gestire un “bene comune” e non un “bene privato dei cacciatori”.

Lo dimostrano non solo gli episodi di bracconaggio ma la constatazione che quando il bracconiere viene individuato si scopre che non si tratta in genere di uno che va a caccia non curandosi del “sistema caccia” (vale a dire dell’organizzazione complessiva fatta di associazioni, regole, tasse), ma di un cacciatore regolarmente tesserato, che semplicemente considera la fauna selvatica “cosa propria” o, semmai, “di nessuno”. Non intendo certo fare di ogni erba un fascio, né affermare che ogni cacciatore è un bracconiere.

Così come non intendo mettere in discussione il principio che la responsabilità penale è sempre personale. Manca la consapevolezza che il patrimonio faunistico è un bene comune e non di pochi. Che ciò che viene loro concesso (uccidere un certo numero di capi) è un privilegio, non un diritto inalienabile o incomprimibile. Chi ha la responsabilità di salvaguardare i beni comuni, anche di fronte alle generazioni future (e fra i beni comuni rientra a buon diritto anche il patrimonio faunistico), dovrebbe incominciare a prendere atto di quanto sta realmente accadendo.

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Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere:

quale valutazione dia degli atti di bracconaggio con particolare riferimento, a mio parere, al venir meno della leale collaborazione fra Amministrazione pubblica che deve tutelare l’interesse generale ed il mondo associazionistico-venatorio che non sembra in grado di porre in atto azioni di deterrenza sufficientemente credibili e tali da “sconsigliare” i propri associati dal compiere azioni contrarie alle leggi (in primis quella penale) ed ai regolamenti amministrativi-gestionali;

se non ritenga opportuno, al di là degli aspetti di competenza dell’autorità giudiziaria, di applicare le sanzioni amministrative previste con il massimo rigore, proprio in considerazione del dilagare del fenomeno del bracconaggio e del prelievo illegale di selvaggina;

se intenda prospettare al Questore, nei casi in cui emerga un disinvolto uso delle armi da fuoco non rispettando le fasce di rispetto, dalle strade e dalle abitazioni, i giorni di silenzio venatorio ed in genere elementari norme di condotta prudente, l’opportunità di ritiro permanente del porto d’armi;

se non ritenga che sarebbe opportuno rendere pubblici i nomi dei due bracconieri individuati dal Corpo forestale della Stazione di Castel Ivano, colti sul fatto, come normalmente accade tutti i giorni quando viene fermata e arrestata una persona per reati talvolta anche meno gravi.

 

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Cons. Lucia Coppola

consigliera provinciale/regionale Gruppo Misto/Europa Verde

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