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COPPOLA (EUROPA VERDE) * APSS: « CARENZE ORGANIZZATIVE, NON SI PUÒ PIÙ INDUGIARE A RIFORMARE LA SANITÁ TRENTINA »

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10.42 - giovedì 31 marzo 2022

NON SI PUO’ PIÙ INDUGIARE A RIFORMARE LA SANITÁ TRENTINA. Premesso che:

da molto tempo, ormai, si susseguono denunce, segnalazioni, appelli, tutti riferiti al malfunzionamento della Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, in particolar modo con riferimento soprattutto all’operatività dell’Ospedale S. Chiara, la struttura sanitaria più importante della nostra provincia.

Si tratta ormai di segnalazioni non solo di semplici cittadini/utenti del servizio sanitario, ma di professionisti che operano nella sanità trentina, sia ospedalieri che territoriali.

Se per un po’ di tempo ci si è coperti con la cosiddetta “emergenza COVID” (peraltro una situazione diventa emergenziale per molto tempo solo quando si è impreparati per affrontarla) ora è chiaro che non è più solo così;

In aggiunta a specifiche problematiche legate a ciò che accade in qualche reparto o struttura, ai ritardi nelle prestazioni diagnostiche (e conseguentemente terapeutiche) ciò che sembra emergere sono alcune precise questioni strutturali:

a) il ridotto numero di infermieri e medici, alcuni già in trattamento di quiescenza, altri prossimi a questa scadenza; c’è molta difficoltà (ma forse anche incapacità di affrontare per tempo situazioni assai prevedibili, assumendo i sostituti);

b) i ritardi nella sostituzione dei dirigenti sanitari cessati dal servizio, dovendo troppo spesso supplire con incarichi “a scavalco” e costringendo alcuni dirigenti a operare in più strutture, o, peggio ancora, a non nominare tempestivamente i dirigenti, ricorrendo a soluzioni “tampone” del tutto inadeguate;

c) la scarsa “appetibilità” dei posti di lavoro nelle strutture sanitarie trentine per cui pur avendo bandito i concorsi questi poi vanno deserti. Ciò è ancor più grave se si considera che la sanità trentina è finanziariamente ben supportata;

d) troppi pazienti devono essere dirottati presso strutture sanitarie extra-provinciali (e molti altri si fanno curare altrove per la scarsa fiducia nella sanità trentina) per farsi curare al meglio;

e) la polverizzazione delle strutture sanitarie pubbliche trentine anziché offrire un maggior servizio finisce per ottenere gli effetti opposti, sottraendo personale alla struttura principale (l’ospedale S. Chiara) per supplire alle inevitabili carenze dei piccoli ospedali periferici;

f) gli insormontabili ritardi per le visite specialistiche (a meno che non siano a pagamento!), problema che si trascina da anni ed ora si sta ulteriormente aggravando, fanno aumentare lo sconforto e la sfiducia nella sanità pubblica trentina, sentimenti sconosciuti in passato.

Come si deduce da quanto esposto si tratta di carenze organizzative più che di responsabilità del personale sanitario (salvo qualche caso recente, grave, ma circoscritto), personale che in una situazione come quella su descritta, è evidente che fa al meglio quello che può.

Da ultimo occorre richiamare la recente presa di posizione del Presidente dell’Ordine dei medici, il dott. Marco Ioppi, il quale, chiede di cambiare la politica messa in campo per il personale. I turni massacranti e le emergenze riducono la possibilità per queste persone di avere una vita al di fuori dell’Ospedale. Pur riconoscendo che la mancata programmazione non sia imputabile solo a questa amministrazione, è evidente che i problemi vanno risolti da chi governa ormai da oltre tre anni.

Infine, ma non ultimo dei problemi, i ritardi per l’avvio della costruzione del nuovo ospedale, di cui si parla ormai da trent’anni. E, mentre non si sa quando a Trento entrerà in funzione il nuovo ospedale, si favoleggia sulla costruzione di un nuovo ospedale a Cavalese, ove c’è già un ospedale e che, al massimo, come sostengono gli amministratori locali, necessita di un intervento di ristrutturazione.

Pur riconoscendo che vi sono responsabilità per questa situazione riconducibili anche alle precedenti amministrazioni non si può non rilevare che gli attuali vertici amministrativi della sanità trentina – a livello aziendale e dell’Assessorato alla sanità – sembrano per lo meno distratti e disinteressati rispetto ad una situazione di progressivo degrado della sanità pubblica trentina.

 

Il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale a:

riorganizzare la struttura dirigenziale della sanità provinciale (Azienda provinciale sanitaria e vertice amministrativo dell’Assessorato) in modo da garantire una programmazione efficiente che possa finalmente far superare le gravi difficoltà della sanità pubblica trentina, prevedendo, se del caso, il commissariamento dell’Azienda e ricambi al vertice dell’Assessorato alla sanità;

prendere in considerazione la riduzione di attività e particolari tipologie di interventi presso gli ospedali periferici della provincia recuperando così personale riutilizzabile presso l’ospedale Santa Chiara di Trento;

intervenire su qualche struttura ospedaliera periferica, spostando il personale presso il S. Chiara a Trento, fino a quando non sarà risolto il problema della carenza di personale sanitario (medici, infermieri, operatori tecnici);

risolvere il drammatico problema dei ritardi per le visite specialistiche, ritardi spesso troppo lunghi in presenza di patologie che possono portare fino al decesso del paziente, come nel caso di patologie cardiache o tumorali.

 

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Cons. Lucia Coppola

consigliera provinciale/regionale – Gruppo Misto/Europa Verde

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