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COPPOLA (EUROPA VERDE) * AFGHANISTAN: « IL RITORNO DEI TALEBANI GENERA PREOCCUPAZIONE PER LA SORTE DELLE DONNE, ORA RISCHIANO DI PERDERE I POCHI DIRITTI CONQUISTATI »

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17.56 - martedì 17 agosto 2021

I talebani sono tornati al potere in Afghanistan. La capitale Kabul è ora nelle loro mani e in queste ore è stata annunciata la rinascita dell’Emirato Islamico.

La popolazione trema per la paura di un regime brutale, anche se i telebani a parole promettono moderazione. Ma la popolazione è in fuga dalle violenze e migliaia di persone si accalcano in queste ore all’aeroporto internazionale tentando di salire su un aereo in partenza.

Il ritorno dei talebani in Afghanistan genera grandissima preoccupazione in tutto il mondo per la sorte delle donne che rischiano di essere purtroppo cancellate e di perdere i pochi diritti che sono riuscite in questi anni a conquistare.

La missione internazionale in Afghanistan del 2001 aveva tra gli obiettivi la difesa dei diritti delle donne. Negli anni vi è stato il riconoscimento dell’uguaglianza di genere nel testo della nuova Costituzione, nel 2003 la ratifica da parte del governo afghano della Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne, l’approvazione di un piano nazionale per le donne nel 2008 e l’introduzione di una legge contro la violenza sulle donne nel 2009. Tutto ciò anche grazie al lavoro straordinario portato avanti delle organizzazioni umanitarie operanti nel Paese in favore delle parti più indifese della popolazione.

Nonostante ciò il percorso di emancipazione delle donne non si è mai realizzato pienamente, basti pensare che la scolarizzazione delle bambine è molto più bassa di quella dei bambini e le donne trovano sempre grandi difficoltà ad accedere al lavoro. In Afghanistan le barriere di accesso all’istruzione per le bambine sono le più disparate: la distanza dalla scuola, poche insegnanti femminili, indisponibilità di servizi igienici separati e non ultimo la resistenza culturale delle famiglie che non riconoscono l’istruzione femminile una priorità. Nelle zone rurali, secondo L’OMS, le donne hanno subito una vera crisi sanitaria, avendo difficoltà ad accedere ai servizi sanitari di base sia per i costi elevati sia per i retaggi culturali imposti dai telebani durante la prima guerra civile.

Si registrano inoltre innumerevoli casi di violenza domestica. Si pensi che nel 2019 l’Agenzia indipendente della Human Rights Commission delle Nazioni Unite ha denunciato 4.639 casi di violenza di genere nel Paese.

Un portavoce dei talebani ha dichiarato che il nuovo Emirato Islamico rispetterà i diritti delle donne. Ma le cose non stanno così. Nelle città conquistate scuole e università sono state già chiuse militarmente alle donne, mentre molte di loro sono state rimosse dai loro luoghi di lavoro e nelle strade vengono cancellati manifesti raffiguranti figure femminili a volto scoperto. A Herat, la seconda città più popolosa dell’Afghanistan, l’accesso all’università è stato proibito alle donne, che componevano circa il 60% della popolazione studentesca. Stessa cosa è successa a Kabul, dove anche le scuole femminili sono state chiuse e alcune insegnati sarebbero state uccise. Si riferisce che ragazzine tra i 12 e 14 anni vengono rapite e considerate come trofei di guerra e i talebani stanno stilando liste di donne single che verranno fatte sposare ai telebani, ritenendole bottino di guerra.

E’ di queste ore il grido di allarme e paura della Fondazione Pangea, organizzazione no-profit che dal 2002 lavora per favorire lo sviluppo sociale e economico delle donne e delle loro famiglie. Le ragazze afghane che vi lavorano sono in pericolo di vita e stanno distruggendo tutti i documenti con i dati sensibili di tutte le donne che hanno aiutato e lavorato con loro negli anni affinché i telebani non le possano rintracciare.

In Afghanistan si sta vivendo quindi una catastrofe umanitaria dove non solo le donne ma anche i minori, sfollati con le loro famiglie e che rischiano di esserne separati, risultano facili prede di violenza. E pure la comunità LGBTQ+ che nel Paese vive una condizione drammatica dove non è tollerato qualsiasi elemento che si discosti dalla morale islamica stabilita e riaffermata da autorità politiche e religiose e vivono in uno spazio di isolamento dove il rischio e il pericolo sono sempre dietro l’angolo.

Mentre a breve ci sarà una riunione di emergenza dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea, la società civile sta chiedendo a gran voce un piano che faccia fronte all’esigenza di accogliere in maniera equanime, tramite corridoi umanitari, in tutte le nazioni europee, migliaia di cittadine e cittadini afghani che hanno lo status di profughi politici.

Ancora una volta si dimostra l’inutilità della guerra per risolvere i conflitti in territori dove esistono forti contraddizioni e contrasti interni. La strada del dialogo si dimostra l’unica praticabile, anche se a volte più faticosa e irta di difficoltà

A questo punto il problema sono le migliaia di profughi che stanno scappando e ai quali bisognerà garantire una adeguata accoglienza, tenendo inoltre conto che sono persone che hanno collaborato anche con i nostri soldati.

 

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Lucia Coppola

consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde

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