News immediate,
non mediate!
Categoria news:
OPINIONEWS

CONSIGLIO REGIONALE TRENTINO-AA /SÜDTIROL * LAVORI AULA: « AVVIATO IL DIBATTITO GENERALE SUL DDL 43 DELLA GIUNTA, MORANDUZZO ELETTO NUOVO SEGRETARIO QUESTORE »

Scritto da
18.09 - martedì 12 ottobre 2021

Consiglio regionale -Avviato il dibattito generale sul disegno di legge 43 della Giunta regionale. Devid Moranduzzo eletto nuovo segretario questore.

In apertura della seduta odierna del Consiglio regionale, il presidente Josef Noggler ha comunicato la richiesta del consigliere Gerhard Lanz (SVP) di anticipare la trattazione del disegno di legge 43, Modifiche alla legge regionale 18 febbraio 2005, n. 1 e successive modificazioni (Pacchetto famiglia e previdenza sociale) che era al punto 35 dell’ordine del giorno. L’aula ha accolto la richiesta con 43 sì.

Al primo punto dell’ordine del giorno c’era comunque l’elezione di un segretario questore a seguito dell’accoglimento delle dimissioni di Alessandro Savoi (Lega Salvini Trento). Mirko Bisesti (Lega Salvini Trentino) ha proposto Devid Moranduzzo (Lega Salvini Trento), il quale in seguito a votazione a scrutinio segreto è risultato eletto con 29 voti su 60. Il consigliere si è insediato ringraziando chi gli aveva dato la fiducia, esprimendo l’intenzione di lavorare per tutta la regione insieme agli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza.

Il plenum ha quindi avviato l’esame del disegno di legge 43, Modifiche alla legge regionale 18 febbraio 2005, n. 1 e successive modificazioni (Pacchetto famiglia e previdenza sociale), presentato dalla Giunta regionale. Esso modifica gli articoli 1 e 2 della legge regionale 18 febbraio 2005, n. 1 (Pacchetto famiglia e previdenza sociale), che disciplinano i contributi di carattere previdenziale a favore di coloro che si astengono dal lavoro per accudire i figli o per assistere familiari non autosufficienti, al fine di semplificare la gestione amministrativa degli stessi e a renderla autonoma rispetto alle verifiche degli estratti conto – non sempre tempestivamente aggiornati – e dei dati dell’INPS, che sono spesso molto complesse. L’obiettivo è innanzitutto di velocizzare l’istruttoria delle pratiche e, conseguentemente, l’erogazione dei contributi, agevolando i controlli da parte delle due Province autonome, nonché di agevolare l’accesso dei cittadini e delle cittadine agli interventi al fine di evitare errori in sede di compilazione delle domande. L’intervento normativo estende inoltre il contributo a sostegno della previdenza complementare dei lavoratori autonomi ai collaboratori domestici.

Il vicepresidente della Regione Arno Kompatscher ha quindi chiesto una sospensione dei lavori per una valutazione da parte della maggioranza di un emendamento. Ha poi spiegato che il disegno di legge interviene sulle norme nel settore della contribuzione previdenziale a favore di persone che si astengono dal lavoro per accudire i figli o famigliari non autosufficienti, in stragrande maggioranza donne. Assentarsi per limitati periodi dal lavoro fa mancare, oltre alla retribuzione, anche i contributi previdenziali. Le modifiche proposte hanno l’obiettivo di semplificare le procedure, sia per chi beneficia degli interventi sia per le due province, che gestiscono le misure, e di velocizzarle, rendendosi indipendenti dalla trasmissione dei dati da parte dell’INPS.

Il disegno di legge è stato deciso in sintonia con le due province, gli stakeholder e il comitato consultivo previsto dalla legge, nonché rappresentanti sindacali e delle parti sociali: tutti hanno espresso parere positivo. Bisognava anche intervenire affinché si optasse per un solo sistema previdenziale, senza combinarne due come avviene finora: questo però non ridurrà la somma erogata, prolungando i tempi di recepimento. Questo produce costi maggiori, dovuti in particolare all’aumento delle richieste che si prevede in seguito proprio alla semplificazione. “Si potrebbe fare anche di più, ma dobbiamo muoverci nell’ambito di quanto finanziariamente è possibile”, ha detto Kompatscher, manifestando poi l’intenzione di aggiornare il materiale informativo relativo a questi contributi, nonché promuovere una campagna di sensibilizzazione.

Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha definito “affrettato” l’iter del disegno di legge, a partire ai lavori in commissione, anche per via delle regole nazionali che si innestano sulla materia. Questo crea delle difficoltà, essendo un disegno di legge molto tecnico. Positivo è però che si preveda un esborso maggiore in prestazioni sociali a vantaggio di cittadine e cittadini: 1,6 milioni € circa per l’assistenza ai bambini, 637.000 € circa per le persone non autosufficienti, per 2,3 milioni annui. In quanto ai collaboratori e alle collaboratrici familiari, le cosiddette e i cosiddetti badanti, si mette al riparo una categoria particolarmente esposta al precariato e al lavoro non riconosciuto. Il consigliere ha però segnalato che dalla nuova formulazione pare che scompaia il premio al padre che si prende 3 mesi di congedo parentale, cioè l’aumento del congedo totale, un incentivo su cui si era tutti d’accordo: ha chiesto se è davvero così. Ha chiesto poi qual è il rapporto tra questi benefici e i congedi previsti dal D.lgs.151/2001: si prevede che non conti aver effettuato congedi, o che si lasci perdere il controllo dell’INPS?

Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit), evidenziando il plusvalore per la società di queste misure che favoriscono la cura domestica, ha chiesto se non fosse possibile sostituire il sistema contributivo con un accordo con la cassa di previdenza. Si dovrebbe fare in modo, ha aggiunto, che i periodi dedicati alla cura venissero riconosciuti dal sistema pensionistico.

“Pensioni ineguali sono conseguenza di retribuzioni ineguali”, ha detto Maria Elisabeth Rieder (Team K) facendo riferimento al gender pay gap. Nel 2019 le donne hanno percepito una pensione del 32% più bassa degli uomini, anche perché spesso lavorano part-time per accudire i figli o i genitori anziani, e questo causa un’interruzione nella contribuzione pensionistica. Bisogna trovare nuove forme di assicurazione pensionistica; tenendo in primo piano il benessere dei bambini, bisogna dare alle famiglie la possibilità di scelta se tenere a casa i bambini o affidarli all’assistenza all’infanzia.

Importante è poi affrontare il tema del differente trattamento tra dipendenti pubblici e dipendenti privati, così come è importante accelerare le pratiche per l’ottenimento dei contributi, per non mettere in difficoltà le giovani famiglie che hanno tante spese. In tempi di pandemia, con limitato numero di posti nelle strutture di assistenza, anche per carenza di personale in relazione alle vaccinazioni, aumenta la pressione sulle famiglie e in particolare sulle donne che devono prendersi cura dei famigliari bisognosi. Positivo è accelerare l’istruttoria e le tempistiche, così come il coinvolgimento dei collaboratori domestici, che sono comunque in numero limitato; dovrebbero però essere creati incentivi ulteriori per suddividere i congedi familiari tra i componenti della famiglia: ci vogliono nuove idee. Il Team K avrebbe approvato il disegno di legge.

Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha giudicato positivamente contenuto e metodo: si era proceduto velocemente ma con informazioni e documentazione dettagliata, “un esempio da seguire anche in futuro”. Tutte le misure previste sono da vedere in maniera positiva, compresa l’eliminazione dell’obbligo del congedo parentale che rende più agevole l’accesso a una misura di questo tipo. Nel verbale del comitato consultivo si parla di un intervento a favore della digitalizzazione, che permetterà di ridurre il tempo per i controlli, che saranno effettuati dai computer: questo garantisce maggiore efficacia e la riduzione degli errori materiali. Il Comitato auspica il coinvolgimento dei patronati in interventi informativi nei confronti dei beneficiari: anche questo è molto positivo e dovrebbe riguardare anche altri diritti fondamentali, a partire dalle attività svolte dai Garanti.

Bisogna pensare a strumenti dove inserire tutte le informazioni a disposizione. Notevole è l’analisi di impatto finanziario, molto corposa, abbinata all’analisi di impatto normativo; si può però migliorare dal punto di vista dell’analisi dell’impatto sociale, valutando ad esempio le tipologie dei beneficiari, considerando posizione reddituale, area di residenza, settore lavorativo, competenze finanziarie, livello di scolarizzazione e anche fattori complessi, ovvero come questi strumenti si conciliano con altri strumenti di welfare e come incidono su tasso di occupazione, livello retributivo e condizioni abitative. Lo scopo dev’essere ridurre il gap non solo tra uomini e donne, ma anche tra diverse categorie. Il consigliere ha quindi proposto un ordine del giorno per favorire interventi coordinati tra le due province e ridurre il gap finanziario, essendo stati erogati a Bolzano 3,3 milioni € contro 1,5 milioni € erogati in provincia di Trento.

Sara Ferrari (Partito Democratico) ha preso atto che con il disegno di legge si cercava di intervenire sulla situazione di ingiustizia riguardante le pensioni femminili molto inferiori a quelle maschili, strettamente legata alla storia di maternità delle lavoratrici. Si riconosceva una situazione oggettiva di discriminazione che era il risultato di scelte fatte nel corso della vita. Contemporaneamente, bisognerebbe però favorire l’occupazione femminile, evitando che siano sempre le donne a prendere il part time volontario, a perdere il lavoro dopo che una coppia ha scelto di fare dei figli, a non vedere riconosciuto un progresso professionale, bisognerebbe favorire scelte parentali condivise dai genitori, e il fatto che i bambini godessero appieno della presenza del padre e della madre. In provincia di Bolzano erano 1.152 donne e 8 uomini ad aver scelto l’astensione totale dal lavoro per la cura dei figli. Tutti gli studi demografici dicono che è dove le donne lavorano che si fanno più figli. La buona occupazione femminile va promossa per la società intera. In quanto a badanti e colf, esse oggi non godono del riconoscimento della malattia: la Regione potrebbe coprire un certo numero di giorni. lei avrebbe voluto presentare un emendamento in questo senso, ma questo disegno di legge non era il mezzo giusto: nei prossimi mesi avrebbe lavorato a questo scopo.

Lucia Coppola (Gruppo verde) ha criticato la tempistica troppo veloce del disegno di legge, apprezzandone però lo spirito e i miglioramenti previsti. Andava considerato che il peso del lavoro di cura gravava in maniera considerevole sulle donne, e che questa condizione era peggiorata con la pandemia: un riconoscimento era necessario, e questa legge lo rendeva più equo e possibile. Vista la fretta del passaggio dalla commissione all’aula, un solo giorno, era indispensabile tenere conto di tutte le variabili interne al Pacchetto famiglia e previdenza sociale: la variabile maschile e femminile e il lavoro culturale necessario, dentro e fuori le istituzioni, perché si giunga a un’equità. Vanno considerate attentamente anche la fascia d’età degli assistiti e la tipologia dei bisogni, nonché le competenze specifiche necessarie per il lavoro di cura, favorendo dei percorsi formativi che riguardano anche i famigliari e considerando anche la disponibilità di un servizio di assistenza a loro dedicato.

Helmuth Renzler (SVP), stupendosi della velocità dell’iter del disegno di legge, ha evidenziato l’esistenza di disparità tra lavoratori: in particolare, la conciliazione delle prestazioni in ambito agricolo era differente da quella prevista per i lavoratori dipendenti. Se si fosse alzato il limite di reddito a 36.000 €, si sarebbe potuto assicurare gran parte dei dipendenti, ha aggiunto, mettendo poi messo in evidenza la problematicità del trasferimento temporaneo alle amministrazioni speciali dell’INPS. Il disegno di legge è un primo passo nella giusta direzione, ma ha bisogno di correttivi, in primis sulla non cumulabilità di certi contributi, che creano disparità tra categorie. La riforma pensionistica del 1996 prevede il raggiungimento di un determinato importo previdenziale e di una certa somma accantonata per chiedere la pensione di vecchiaia, ma queste somme non sono facilmente raggiungibili da tutti, ci vuole quindi un intervento.

Molte donne sarebbero felici di rimanere più tempo a casa, ha detto Brigitte Foppa (Gruppo verde), ma bisogna chiedersi se questo è auspicabile, dal punto di vista della società intera. Queste opportunità vanno colte, ma bisogna fare in modo che anche i padri vengano coinvolti, altrimenti saranno sempre le donne a restare a casa, e quando tornano dalla maternità i posti più validi saranno tutti occupati dagli uomini. Quindi è giusto dare la possibilità di scelta, ma solo se questa è garantita allo stesso modo anche agli uomini, e qui c’è ancora grande margine di miglioramento.

Giorgio Tonini (Partito Democratico) ha ritenuto necessaria una valutazione dell’impatto sociale che questa legge che ormai ha 16 anni ha avuto sulle comunità. Il vizio di origine della norma è che mette insieme situazioni profondamente diverse: un conto è infatti la situazione di una persona obbligata a lasciare il lavoro per via di un carico famigliare grave, per via di disabilità o anziani non autosufficienti, situazione che rende doverosi tutti i contributi possibili, altro è la libera scelta di non lavorare per accudire il proprio bambino fino a tre o cinque anni; è strano che chi fa questa libera scelta, generalmente donna, ed evidentemente non ha bisogno di lavorare, si faccia pagare i contributi dalle donne che lavorano: se questo non si chiarisce, lui faticherà a votare il provvedimento. L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: in questo senso, non è giusta una politica che spinge le persone a scegliere di non lavorare, bisogna piuttosto incentivare l’occupazione femminile, per esempio riducendo la relativa pressione fiscale. Un altro punto fermo è che ci si trova nell’èra del sistema contributivo: tutte le norme che drogano questo principio sono pericolose e discutibili, salvo quando non si può contribuire perché non si può lavorare.

In replica, il vicepresidente Arno Kompatscher ha ringraziato per i contributi, rilevando la questione della possibile incentivazione dell’abbandono del lavoro da parte delle donne, emersa da vari interventi. Con queste misure non si riusciva a colmare al 100% il contributo previdenziale e non si riusciva a risolvere tutti i problemi, anche perché le donne percepiscono meno degli uomini anche in attività lavorativa, anche per via di minori occasioni di carriera. Se ci fossero condizioni di parità, allora le riflessioni di Tonini sarebbero corrette, ma non si può certo procedere dicendo che se il compagno guadagna tanto allora alle donne non spettano contributi: cosa succede, poi, in caso di separazione? Si farebbe dipendere il valore della domanda quanto guadagna il marito.

A Dello Sbarba, Kompatscher ha detto che i tre mesi venivano stralciati perché l’incentivo non aveva funzionato: se il padre era rimasto a casa, i tre mesi erano andati alla madre; si è preferito quindi estendere il periodo di percepimento. A Ferrari, Foppa, Coppola e Marini ha risposto che è vero, serve una riflessione su cosa si può fare perché anche gli uomini si assumano questa responsabilità, operando con altri strumenti, forse riconoscendo alla donna tre mesi in più se anche il padre rimane a casa. In quanto alle richiedenti, sono per lo più dipendenti, ma anche contadine. Con questa legge non si introducono nuove misure, si adattano a quelle esistenti, e non sono vincolate al reddito. In quanto all’accordo proposto da Knoll, si è ben lontani da questa soluzione, anche se sarebbe ben auspicabile: non si è trovata una soluzione con l’INPS. L’impegno a divulgare è preso, egli stesso ha citato la necessità di aggiornare il sistema informativo, anche con un sito che elenchi tutte le misure a favore delle famiglie. Questo è già programmato.

È vero che gli interventi sono ancora troppo poco, come detto, ma si fa quello che si riesce a fare: la domanda è come ridurre il gap esistente, dovuta a una disparità di visione dei ruoli. Con queste misure si curano i sintomi, la causa viene affrontata con il piano di paritá, su cui in provincia di Bolzano si sta lavorando. Il congedo obbligatorio è disciplinato dalla legge statale, poi c’è l’aspettativa facoltativa: finora c’era l’obbligo di usufruirne prima di accedere alle misure, ora quest’obbligo viene stralciato. Il disegno di legge non risolve tutti i problemi, ma mitiga alcune situazioni critiche, ha concluso Kompatscher.

L’esame del disegno di legge proseguirà domani (a partire dalle 10.00), ha spiegato il pres. Noggler, con la trattazione dei due ordini del giorno presentati dal Movimento 5 stelle e dal Team K. Non erano stati presentati emendamenti.

Categoria news:
OPINIONEWS
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.