News immediate,
non mediate!
Categoria news:
OPINIONEWS

CONSIGLIO REGIONALE TN-AA/SÜDTIROL * « APPROVATO CON 26 SÌ E 27 ASTENSIONI IL BILANCIO CONSOLIDATO CHE CONSIDERA ANCHE I RISULTATI DI A22 – PENSPLAN – MEDIOCREDITO E ALTRI ENTI »

Scritto da
20.11 - mercoledì 17 novembre 2021

Bilancio consolidato della Regione, accoglienza di donne afgane..Approvato con 26 sì e 27 astensioni il bilancio consolidato che considera anche i risultati di A22, Pensplan, Mediocredito e altri enti. Avviata la discussione di un voto di Gruppo verde, PD, team K e SVP per l’accoglienza di donne afgane.
La seduta di oggi del Consiglio regionale è iniziata con un minuto di silenzio in ricordo dell’ex consigliere regionale Giorgio Ziosi, attivo nella VII, VIII e IX legislatura, recentemente scomparso.

Il presidente Josef Noggler ha quindi comunicato il passaggio del consigliere Sandro Repetto al Gruppo consiliare Partito Democratico, del consigliere Peter Faistnauer al gruppo La Civica; di conseguenza, il consigliere Filippo Degasperi è nuovo capogruppo del Gruppo misto. Ha poi riferito la richiesta da parte di Gerhard Lanz (SVP) di anticipare il punto 31 all’ordine del giorno, vale a dire il Disegno di legge n. 40: Disposizioni in materia di cooperative di comunità (presentato dalla Giunta regionale); in merito a questa richiesta Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha invitato a convocare il collegio dei capigruppo. Dopo la riunione dei capigruppo, il pres. Noggler ha comunicato il ritiro della richiesta di anticipo del punto 31, ha quindi messo in votazione la richiesta di anticipo punto 28, Voto n. 11, presentato dai Consiglieri regionali Foppa, Hochgruber Kuenzer, Dello Sbarba, Staffler, Coppola, Zanella, Repetto, Ferrari, Köllensperger, Rieder, Faistnauer, Alex Ploner, Franz Ploner, Deeg, Ladurner e Amhof, affinché il Parlamento e il Governo italiano progettino un programma di accoglienza per le donne afgane e le loro famiglie che è stata accolta: esso sarebbe stato inserito al punto 2. Alessia Ambrosi (Fratelli d’Italia) ha chiesto di ricordare il presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer nell’anniversario della sua scomparsa.

È stata poi trattata la proposta di deliberazione n. 29: Approvazione del bilancio consolidato della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per l’esercizio finanziario 2020 (su richiesta della Giunta regionale). Tale bilancio riguarda società ed enti facenti parte del GAP, Gruppo Amministrazione Pubblica, relativamente all’esercizio 2020: di questi fanno parte, oltre al Consiglio regionale stesso come capogruppo, la Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, gli Istituti culturali ladino, mocheno e cimbro e il Centro Documentazione Luserna, esclusi dal “Gruppo bilancio consolidato” per incidenza inferiore al 3%, e poi Pensplan, che nel 2020 ha registrato una perdita d’esercizio pari a 1.630.959 €, Autostrada del Brennero SpA, che evidenzia un utile di esercizio pari a 20,3 milioni €, Mediocredito Trentino-Alto Adige, con un utile di 3.252.388 €, Trentino School of management, con utile netto di 10.826 €, Trentino digitale SpA, con utile netto di 988.853 €, Informatica Alto Adige SpA, che rileva una perdita di 587.015 €, Euregio Plus SGR S.p.A, che ha un utile netto di 23.505 €, i cui bilanci sono stati consolidati. In quanto al Bilancio consolidato della Regione Autonoma Trentino- Alto Adige/Südtirol, come comunicato dal presidente della Regione Maurizio Fugatti esso si chiude con un risultato economico negativo di euro 135.789.496,00, dovuto sostanzialmente al fatto che una consistente parte di trasferimenti correnti (in particolare una parte dell’accollo del contributo alla finanza pubblica in termini di saldo netto da finanziare posto a carico delle due Province, che nell’anno 2020 è risultato pari ad euro 295.464.276,39) è stata finanziata mediante utilizzo di una quota del risultato di amministrazione. Sotto il profilo patrimoniale, l’attivo immobilizzato ammonta a euro 1.220.738.985,00. I fondi per rischi ed oneri, che ammontano a euro 315.794.704,00, risentono anche dell’incidenza dei fondi accantonati da Autostrada del Brennero Spa per il rinnovamento dell’infrastruttura ferroviaria attraverso il Brennero, le nuove gallerie e le relative tratte di accesso; i debiti ammontano a complessivi 387.647.883,00 euro.

Giorgio Tonini (Partito Democratico) ha ricordato che il bilancio consolidato è uno strumento recente, introdotto dall’ultimo governo Berlusconi, con l’allora min. Tremonti, tenendo conto di un clima di tensione sui mercati internazionali a seguito della crisi greca, che si doveva anche a mancanza di trasparenza. L’obiettivo era di far mettere tutte le carte sul tavolo, anche quelle riguardanti esternalizzazioni prodotte dagli enti pubblici, Regioni comprese. Il documento richiedeva una lettura politica, non meramente tecnica, anche sui “satelliti che ruotano attorno al pianeta Regione”. Tale lettura avrebbe dovuto essere innanzitutto della Giunta: si stava parlando dell’organizzazione del credito con Mediocredito, dell’A22 a fronte della nuova legge approvata in Parlamento, di Pensplan, vale a dire di temi estremamente importanti. Andava considerato anche che il risultato negativo della Regione era frutto della scelta emergenziale di trasferire risorse alle Province autonome. Virtuoso era il dato sul costo del personale, mancava però il dato sugli amministratori, sui componenti del CdA, ed era ancora aperta la questione dell’applicazione della legge Madia su questo sistema. Un punto pesante anche dal punto di vista patrimoniale era quello della A22, i fondi accantonati dalla quale incidevano considerevolmente sui fondi per rischi e oneri.

Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha evidenziato che dietro al documento c’era una certa complessità, riconosciuta anche dallo Stato con la possibilità di rinvio. In quanto alle partecipate, Pensplan era quasi totalmente controllata dalla Regione; andava valutato l’esito della governance delle partecipate. In quanto alla partecipazione agli istituti culturali ladino, mocheno e cimbro e di Luserna, era opportuna una riflessione sulla tutela delle minoranze linguistiche promossa dalle Province e dalla Regione, prevedendo eventualmente sessioni straordinarie del consiglio regionale a tal proposito, discutendo in un’unica sede delle politiche pubbliche promosse.

Esse avevano un impatto finanziario minore rispetto ad altri, ma il tema doveva avere la sua dignità. Ci voleva anche una riflessione sulle modalità di nomina dei componenti delle società, pensando per esempio a quanto era capitato nel caso di PensPlan, dove era stata richiesta dalle minoranze la motivazione delle nomine: si trattava in fondo di gestire risorse pubbliche per affrontare problemi reali, come accadeva anche per A22. Il presidente INPS aveva segnalato i temi del divario tra pensioni maschili e femminili e tra le diverse classi d’età, nonché tra pensioni minime e massime: questo si riversava anche sulle pensioni integrative. In quanto ad A22, c’era l’emendamento parlamentare che consentiva la gestione in project financing della società, che però era vincolato alla costruzione di nuove arterie stradali e autostradali, sulla cui opportunità ci si doveva interrogare, così come sul ruolo delle società che si occupano di informatica, in termini di coordinamento dell’operato.

Anche Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha evidenziato la necessità di una valutazione politica, considerando il documento una serie di situazioni in forte trasformazione, a partire dal futuro di A22 fino al programma di Pensplan, in merito alla quale era stata richiesta una riflessione sugli amministratori, rinnovati a colpi di maggioranza. Anche l’orchestra Haydn era oggetto di un progetto di fusione con un’orchestra tirolese di tutt’altro tipo – in quanto legata principalmente a un festival e con criteri di assunzione molto diversi, ipotesi che suscitava forti dubbi; alle spalle dell’operazione c’era anche l’esigenza di costruire un nuovo auditorium sul Virgolo da parte di un imprenditore privato che sembrava essere diventato il principe di Bolzano.

Tutto ciò avrebbe avuto bisogno di un approfondimento, non della stringata relazione di Fugatti, il cui messaggio era “che noi non dobbiamo mettere il naso in questa roba”. I Verdi non avrebbero consumato il pasto in questa forma, a meno di un impegno a cambiare modalità, al fine di illustrare la relativa delibera di Giunta nella commissione regionale che si occupa di bilanci, con la possibilità di un approfondimento. A fronte di questo impegno, i Verdi si sarebbero astenuti.
In replica il presidente Maurizio Fugatti ha spiegato che il bilancio consolidato era discusso nel Consiglio provinciale di Trento così come proposto da Tonini, e accolto l’ipotesi di impostare una discussione su certe tematiche particolarmente importanti, discutendone in futuro in commissione come proposto da Dello Sbarba. Ha spiegato inoltre che l’avanzo per l’accollo del debito citato da Tonini non veniva descritto tra i ricavi, quindi formalmente la Regione andava in perdita dal punto di vista patrimoniale ma non da quello finanziario.

Nell’ambito delle dichiarazioni di voto, esprimendo soddisfazione per la risposta di Fugatti, Riccardo Dello Sbarba ha annunciato astensione.
Anche Giorgio Tonini ha accolto la disponibilità del presidente, annunciando un voto di astensione e però ricordando che aveva posto anche il tema di costo e regole di nomina degli amministratori, su cui mancava trasparenza, anche a fronte della fase delicata di costituzione della società Autobrennero.
Anche Alex Marini ha annunciato astensione, rilevando che non era stata data risposta alle sue sollecitazioni. La legge che disciplina il controllo e la nomina sulle partecipate, ha ricordato, è del 1980 quindi obsoleta. Ai sensi della legge del dicembre 2020 andrebbe costituita anche l’Agenzia regionale della giustizia, che avrebbe concorso alla costituzione del bilancio consolidato: in più occasioni erano stati richiesti confronti in merito alla relativa costituzione, ma essa era stata ignorata. Un vulnus nella legge originaria si sarebbe dunque riversato sulla redazione del bilancio consolidato.
La deliberazione 29 è quindi stata posta in votazione e approvata con 26 sì e 27 astensioni.

È stato quindi trattato il Voto n. 11, presentato dai Consiglieri regionali Foppa, Hochgruber Kuenzer, Dello Sbarba, Staffler, Coppola, Zanella, Repetto, Ferrari, Köllensperger, Rieder, Faistnauer, Alex Ploner, Franz Ploner, Deeg, Ladurner e Amhof, affinché il Parlamento e il Governo italiano progettino un programma di accoglienza per le donne afgane e le loro famiglie. Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha ricordato la tragedia umanitaria dell’Afghanistan, con la ritirata da questa nazione degli USA e della NATO e la presa di potere dei talebani. Nel frattempo, l’attenzione internazionale in merito era calata inesorabilmente, ma l’Afghanistan, e soprattutto le donne afgane, avevano bisogno dello sguardo e dell’aiuto della comunità internazionale. Oltre alle impressionanti scene del passaggio dei bambini al di sopra delle recinzioni in aeroporto, aveva colpito il cartello esposto da una donna afghana secondo cui “l’eliminazione delle donne è l’eliminazione di esseri umani”, una frase che dimostrava quanto fosse terribile la situazione, se si arrivava a doverlo scrivere.

Foppa leggeva questa situazione, che si poteva interpretare in tanti modi, dal punto di vista religioso a quello politico, come la peggiore degenerazione del patriarcato. Le donne un tempo fuggite nelle città ora erano prigioniere delle città stesse. medica Mondiale, fondata dall’altoatesina Monika Hauser, che seguiva situazioni del genere, aveva elencato tra i punti più eclatanti a danno delle donne il sistema legislativo che nasceva nei villaggi e non teneva conto delle donne, il fatto che una donna su tre fosse obbligata a un matrimonio imposto prima dei 18 anni, l’equiparazione della violenza sessuale al rapporto sessuale fuori dal matrimonio, il che rendeva le vittime addirittura punibili per questo, la minima presenza di case delle donne, il pericolo in cui erano le donne che si battevano per i diritti delle donne, l’altissimo tasso di mortalità materno-infantile, il fatto che il 20% delle donne diventava madre prima dei 18 anni con forte rischio di morte da parto, la mortalità di 4 bambini su 10 nel primo anno di vita, la chiusura delle Università alle donne o la loro separazione all’interno delle sedi universitarie, il fatto che solo un terzo delle quindicenni fossero ancora a scuola. Con il voto si chiedeva quindi allo Stato di agire urgentemente, facendo voti al Parlamento e al Governo italiano affinché a livello nazionale concepissero e progettassero rapidamente un programma concreto di accoglienza per le donne afghane e i minorenni. “Uscire dal proprio paese è l’ultima ratio, “ha concluso Foppa, “ma è l’unico modo per avere sicurezza in questo momento”.

Lucia Coppola (Gruppo verde) ha definito la mozione necessaria e indispensabile per uscire dal limbo dell’indifferenza verso il dolore e la sofferenza delle donne afgane dopo l’ascesa dei talebani. era in corso una grande crisi umanitaria, con episodi di caos, scene strazianti, tante donne già uccise perché avevano sostenuto alte donne e ripreso in mano la propria vita. Tuttora le donne vengono cercate casa per casa, per identificare chi si era emancipata ma anche chi aveva collaborato con gli occidentali negli ultimi vent’anni, a fronte della stretta applicazione della sharia che privava le donne dei propri diritti e le costringeva a soccombere. tante organizzazioni si occupavano delle donne afgane e andavano sostenute: la Regione doveva rivolgersi al Parlamento per far sì che il silenzio che era calato non fosse così assordante. I corridoi umanitari erano positivi, ma spesso non garantivano fino in fondo la tutela delle persone accolte come rifugiate: in Trentino c’erano per esempio rifugiati siriani che dopo un primo momento di sostegno erano stati di fatto abbandonati. L’accompagnamento degli Assessorati competenti doveva essere garantito non solo in un primo momento, ma anche per soddisfare esigenze abitative e lavorative. Poiché anche con le migliori intenzioni non si potrebbero accogliere tutte le donne afgane che ne hanno bisogno, il parlamento, insieme a tutti i parlamenti del mondo, dovrebbe addivenire a soluzioni diplomatiche che in qualche modo impongano a chi governa l’Afghanistan di rispettare i diritti umani: ci vuole una fortissima pressione internazionale.

Maria Hochgruber Kuenzer (SVP), cofirmataria, ha evidenziato che con questo voto la cons. Foppa si era attivata subito, e lei aveva aderito molto volentieri, al fine di opporsi alle violazioni dei diritti umani; il documento serviva anche a segnalare a chi soffriva che non era solo, che c’era chi vedeva la loro sofferenza e cercava di aiutare. Non era necessario ricordare quanto in questo momento veniva distrutto, in Afghanistan, piuttosto che permettere la partecipazione delle donne allo sviluppo, anche economico. Questo a fronte di un’immagine del potere egoista, che non guardava al bene del Paese e dell’umanità. Era responsabilità di ogni politico eletto guardare cosa succedeva intorno, promuovendo anche la sensibilizzazione della cittadinanza.

Sara Ferrari (Partito Democratico), cofirmataria, ha evidenziato che la condizione delle donne afgane era stata usata in passato anche per giustificare la presenza sul territorio afgano e per coprire interessi internazionali di vario genere, e che l’accordo fatto dall’ex pres. Trump con i talebani li aveva legittimati. Questo li aveva spinti anche a dichiarazioni di rispetto dei diritti umani e diritti verso le donne che però non trovavano riscontro. Lo sguardo sulla condizione della popolazione, e in particolare delle donne, doveva rimanere acceso. lo scorso settembre il Consiglio della Provincia autonoma di Trento aveva approvato all’unanimità una sua proposta al fine di capire come poter fare la propria parte: è troppo facile limitarsi a chiedere al Parlamento, anche la Regione si deve impegnare a fare la sua parte. Il dispositivo proposto è il minimo sindacale, ma la Regione deve essere pronta a fare la sua parte nell’ambito del programma di accoglienza citato. Oggi non ci sono più voli dall’Afghanistan, e i flussi umanitari sono gestiti da Croce Rossa, Comunità di Sant’Egidio, UNHCR, Arci, Tavola valdese: queste realtà collaborano con il Governo italiano a tutela di gruppi vulnerabili, per lo più già con legami con l’Italia. Questa è però solo la prima parte di un percorso che va regolamentato, con la disponibilità sul territorio regionale: l’impegno che ci si prende oggi comporta che poi non ci si sottragga nel fare la propria parte.

Franz Ploner (Team K), cofirmatario, ha posto l’attenzione anche sui bambini, che ora vivono in povertà e che spesso vengono venduti, I Paesi occidentali hanno una certa responsabilità nei confronti della situazione in cui si trova ora l’Afghanistan, la cui società è privata di diritti e libertà, e in particolare lo sono le donne e quelle che hanno ricoperto certe posizioni, nei centri urbani, che ora non possono nemmeno più andare a scuola, se non limitatamente. Le donne non si fidano di quanto hanno promesso i talebani, e in molte zone regna il terrore, non è stata dimenticata la brutalità vissuta negli anni dal 1996. La presenza dell’occidente, è vero, ha dato libertà alle donne, ma poi c’è stato l’allontanamento, che ha lasciato una situazione drammatica. è vero che non si può accogliere tutti, ma si può reagire. I talebani avranno certamente di medici, altrimenti il sistema non potrà funzionare. Una speranza la dà il fatto che c’è un movimento di donne molto attivo, e questo è un frutto degli ultimi 20 anni, che può fornire una speranza per il futuro. Importante è tenere alta l’attenzione.

Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha definito la vicenda afghana come una delle più angoscianti sullo scacchiere mondiale, analogamente a quanto era successo in Iran e Iraq, che avevano conosciuto la modernità per poi ripiombare in un medioevo culturale imposto da un estremismo il più delle volte di matrice religiosa, che non riconosceva i valori dell’umanesimo, del rispetto delle donne, della democrazia. Non si tratta di uniformare il mondo intero all’approccio identitario dell’occidente, ma di riconoscersi in alcuni principi fondamentali, ovvero quelli del rispetto della persona L’Afghanistan aveva vissuto un rinascimento autentico e la donna aveva ritrovato una sua centralità, ma oggi erano stati fatto mille passi indietro, e davvero i riflettori si erano spenti, come ricordato da Foppa, ma il dramma era ancora in corso e cresceva.

Ci si doveva interrogare sul perché l’Occidente si era ritirato e l’Unione Europea era stata assente, Italia compresa. La responsabilità andava attribuita ai grandi leader del mondo e ai piccoli servitori come i governanti italiani, che non erano stati capaci di imporsi a tutela dei diritti e della dignità. Bisognava quindi agire sulle cause, non sulle conseguenze: l’uscita di scena degli USA di Biden dall’Afghanistan era una delle pagine più drammatiche della storia contemporanea, e le immagini arrivate dall’aeroporto di Kabul erano più impressionanti di quelle delle Torri gemelle, “ma dov’era l’Italia?”. L’Italia fortunatamente e doverosamente riconosce il principio dell’accoglienza dei profughi, di coloro che realmente sono in fuga da guerre o privazioni delle libertà: questo principio è già sancito dalla Costituzione, e la mozione è retorica perché è questo che riafferma, in modo da lavarsi la coscienza. Bisognerebbe invece indicare chiaramente le responsabilità, invece che chiedere condizioni che sono già soddisfatte. Urzì ha chiesto quindi di modificare la parte dispositiva indicando una chiara via al fine di arginare l’estremismo e il radicalismo islamico e dei nuovi usurpatori del potere in Afghanistan.

Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha ricordato un’informativa di settembre del min. Di Maio, secondo la quale le forze occidentali avevano portato fuori dal paese più di 120.000 persone, di cui 5.000 avevano raggiunto l’Italia, e di cui solo circa un quarto erano donne. In quanto ai Governi occidentali, nel 2005 erano solo il 22% delle abitazioni della popolazione afghana che avevano accesso alla rete elettrica, mentre nel 2017 lo aveva il 97%, quindi oltre alla tutela dei diritti gli alleati avevano promosso anche lo sviluppo. Il proposito del voto era condivisibile, ma poi erano necessari dei programmi per soddisfare i bisogni di queste persone e garantirne il futuro.

C’era ormai un popolo frammentato e disperso nel mondo, di cui andava promosso il mantenimento dell’identità; bisognava sostenere il futuro della comunità afgana nel suo complesso, e l’Italia potrebbe avere il suo ruolo. Anche gli emigrati trentini erano organizzati come Trentini nel mondo, si poteva pensare a strumenti di rete analoghi: questo stimolo potrebbe partire proprio dalla Regione. Tuttavia, Marini ha ricordato che nella scorsa legislatura ne erano stati approvati 6, in quella attuale 7, ma nessuno di essi era stato trattato dal Parlamento, anzi: nessuno era stato nemmeno classificato. Il Consiglio si dovrebbe attrezzare affinché essi vengano trattati nella maniera più degna, individuando tra gli assessori un responsabile dei rapporti con Parlamento e organismi internazionali, che potrebbe assicurare l’effettiva trattazione dei voti, magari anche presenziando anche negli organi dove essi vengono trattati. Altrimenti è meglio eliminare lo strumento del voto.

Ulli Mair (Die Freiheitlichen) ha ringraziato Foppa per aver proposto anche a lei di sottoscrivere il documento: lei aveva rifiutato perché combattuta, non in quanto non consapevole della situazione di donne e bambini afghani, ma perché da un lato si incolpava la sharia , ma si taceva il fatto che essa era arrivata anche in Italia, così come in altri Paesi europei. Tutto questo non veniva preso in considerazione, così come se certe donne erano integrate o meno: chi se ne occupava veniva accusato di razzismo. Anche in Alto Adige c’erano donne che non potevano lasciare la propria abitazione, che non erano integrate nella società. Mair ha anche ricordato l’uccisione di Saman, giovane donna di origine pakistana per la quale i genitori avevano programmato un matrimonio concordato, al quale lei si era opposta con tutti i mezzi, fino a venire uccisa. Il ritiro dall’Afghanistan era stato un fisco, e chi aveva causato il disastro se ne doveva assumere la responsabilità. L’aiuto umanitario andava bene, ma accogliere senza garanzie né sicurezza era troppo poco. Bisognava evitare di distogliere lo sguardo davanti a comportamenti contro le donne giustificandoli con motivazioni culturali, e avere il coraggio di confrontarsi con concetti concreti.

Categoria news:
OPINIONEWS
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.