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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * IV COMMISSIONE – SANITÀ: SEGNANA « IL PROCESSO DI INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE PORTA AD UN INCREMENTO DELLE PATOLOGIE »

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16.20 - martedì 29 gennaio 2019

L’assessora Segnana sulla sanità in IV Commissione: avanti con i progetti del passato ma vanno garantiti i servizi sul territorio per rispondere alla domanda di sicurezza. Rossi chiede chiarimenti sulla volontà di ottenere la riapertura dei punti nascita di Borgo e Tione. Segnana: possibilità negata oggi a livello nazionale perché mancano le condizioni, ma la Giunta lavorerà perché siano ricreate. Protonterapia: centro di eccellenza ma per sostenere i costi necessario trovare più pazienti. Grave il problema (nazionale) della carenza dei medici.

Un lungo confronto sui “temi caldi” della sanità trentina con l’assessora alla salute Stefania Segnana ha impegnato stamane la Quarta Commissione presieduta da Claudio Cia (Agire per il Trentino). Obiettivo dell’audizione: offrire ai consiglieri una panoramica dei problemi e dei programmi della nuova Giunta. Per la verità l’organismo intendeva ottenere informazioni anche sugli altri settori di competenza dell’assessorato – politiche sociali, disabilità e famiglia –, ma la trattazione di questi argomenti è stata rinviata ad un prossimo incontro perché le problematiche sanitarie hanno assorbito per intero l’attenzione. Oltre all’assessora sono intervenuti il direttore dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) Paolo Bordon e il dirigente generale del dipartimento salute e politiche sociali Michele Bardino. Ad animare il dibattito sono state le numerose domande poste dai consiglieri di minoranza – in particolare dall’ex assessore alla salute e welfare Luca Zeni (Pd), dal suo predecessore ed ex presidente della Provincia Ugo Rossi e da Paola Demagri (Patt) –, ma anche da Mara Dalzocchio della Lega e da Claudio Cia.

L’assessora: per anziani e patologie croniche, servizi sanitari territoriali.

L’assessora ha esordito ricordando di aver avviato in questi primi due mesi di lavoro insieme alle strutture competenti una valutazione delle principali questioni aperte per la sanità trentina. In particolare Segnana ha evidenziato che il processo di invecchiamento della popolazione porta ad un incremento delle patologie, molte delle quali non sono più mortali ma tendono a diventare croniche. Gli anziani, quindi, hanno sempre più bisogno di cure quotidiane che devono essere erogate dai servizi sanitari a livello territoriale. “La Giunta precedente – ha osservato l’assessora – aveva già sviluppato per questo idee e attività che l’attuale esecutivo non intende accantonare”. Segnana ha citato in tal senso la volontà di incrementare il rapporto con i medici di medicina generale, che sono più a contatto con la cittadinanza sul territorio. Occorrerà anche attivare le aggregazioni territoriali già previste per sopperire alla mancanza progressiva di medici aggravata dai futuri pensionamenti. Mancanza che per l’assessora è soprattutto imputabile ad una della programmazione nazionale sbagliata. “Ci confronteremo con gli operatori della sanità per trovare le soluzioni migliori”, ha aggiunto, “che rispondano alle esigenza sia dei medici che dei cittadini”. Quanto alle iniziative programmate in questa direzione, Segnana ha preannunciato la volontà di attivare “un numero unico per l’assistenza territoriale” e di “mettere a disposizione dei medici strumenti di informazione che permettano di conoscere la condizione di salute generale delle persone per poter poi intervenire con cure adeguate”.

Tempi di attesa più corti ma aumentano le prenotazioni.

Un altro obiettivo dell’assessorato: la riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche e le operazioni. I dati dell’Apss dimostrano che i tempi di attesa in regime istituzionale si sono accorciati mentre quelli della libera professione sono rimasti stabili. Si registra comunque un incremento di prestazioni prenotate. “Dalla settimana scorsa – ha segnalato l’assessora – i cittadini cittadini possono collegarsi dal sito internet dell’Apss per essere informati sui tempi di attesa”. I settori più critici da questo punto di vista riguardano ecocardio e olter, gastroenterologia, ematologia e vascolare doppler. Per gli altri settori si è nella media standard. L’attenzione si tempi di attesa è comunque alta” e l’assessora si è resa disponibile ad ascoltare suggerimenti ipotizzando anche un ampliamento degli orari fino al sabato sera per soddisfare i casi più urgenti.

Trattenere i medici nella nostra provinciale offrendo prospettive di carriera.

Segnana ha insistito soprattutto sulla necessità di lavorare per il reperimento di medici, “perché spesso i giovani che arrivano in Trentino rimangono qui troppo poco tempo e dopo un paio d’anni se ne vanno. Serve quindi a suo avviso “una programmazione che offra a questi giovani medici prospettive di carriera, in modo che restino nella nostra provincia e non cerchino lavoro altrove per mancanza di attrattività professionale. Per questo, ha sottolineato, l’Apss sta proponendo molti concorsi e sta studiando come offrire ai medici percorsi di carriera appetibili.

Protonterapia, struttura di eccellenza a cui servono però più pazienti.

Per l’assessora il centro di protonterapia di Trento è una struttura di eccellenza in grado di rispondere soprattutto a patologie infantili, ma che ha dei costi enormi a fronte di un numero ancora troppo basso di casi trattati. Tuttavia Segnana ha ricordato che nel 2018 i casi trattati sono stati 301, quindi al di sopra delle attese, e questo è confortante. Aumento, ha spiegato, dovuto a una politica di “reclutamento” dei pazienti. La struttura quindi va sicuramente mantenuta purché la si faccia maggiormente conoscere a livello nazionale, puntando sulla minore invasività del metodo di cura. “Occorre proseguire su questa strada”, ha aggiunto, “attirando più pazienti con l’offerta di ulteriori opportunità”.

Villa Rosa sottoutilizzata.

Per l’assessora l’ospedale Villa Rosa di Pergine è una struttura sottoutilizzata. Vi sono stanze vuote e per questo puntiamo sull’offerta dell’associazione Telethon che con il progetto Nemo occuperebbe alcuni spazi. Nemo è un progetto d’avanguardia capace di rendere sopportabili gli alti costi che si prospettano.

Regolamento in arrivo per la legge sul “Dopo di noi”.

Segnana, oltre ad assicurare che la Provincia porterà avanti i vari programma e le molteplici iniziative già impostate per la prevenzione sanitaria a favore della popolazione anziana per promuovere l’invecchiamento in salute, ha assicurato che sarà predisposto il regolamento di attuazione della legge provinciale sul “Dopo di noi”, da lei giudicata molto positivamente per permettere di curare i giovani disabili anche quando i loro genitori vengono a mancare.

Bardino: programmazione concertata.

Il dirigente Michele Bardino ha segnalato che dal punto di vista metodologico per realizzare gli obiettivi citati dall’assessora occorrerà una programmazione quinquennale sia dal punto di vista sanitario che in chiave socio-assistenziale. Si tratterà di delineare nei prossimi mesi un’analisi dei punti di forza e di debolezza e poi un percorso nei due settori per creare una vera filiera. A quest’analisi, ha spiegato, sarà dedicata la prima parte dell’anno con una procedura concertativa e vari passaggi in commissione fino ad elaborare un documento che sia frutto della maggior partecipazione possibile.
Bordon: protonterapia, trattamenti in crescita ma resta il problema delle tariffe.

Su protonterapia il dirigente Bordon ha sottolineato che l’Apss ha registrato un significativo incremento dei pazienti grazie alle collaborazioni avviate con gli ospedali Bambin Gesù di Roma e Mayer di Firenze. E ha aggiunto che sarà formalizzata anche una una collaborazione con le regioni Piemonte ed Emilia Romagna e con una struttura del Veneto per il trattamento delle patologie con i protoni. Bordon ha poi precisato che mentre le prestazioni di protonterapia sono già state inserite nei Lea, ad oggi non c’è ancora una tariffa prefissata E’ quindi la stessa Apss a proporre la tariffa il cui costo si aggira mediamente fra i 25.000 e i 30.000 euro. Il trattamento in protonterapia riguarda com’è noto le patologie cerebrali dei bambini e rispetto ad altre metodologie ha il vantaggio di avere meno conseguenze sugli organi sani.

La prospettiva è di implementare la collaborazione con le aziende sanitarie di residenza del cittadino, anche se sono le singole Regioni a decidere se inviare a Trento per le cure il paziente che ha diritto alla prestazione. Diritto che viene filtrato dallo specialista della Regione di riferimento. Bordono ha sottolineato che oggi Protonterapia ha due rami dedicati all’assistenza e un terzo esclusivamente alla ricerca specializzato nella diagnostica, che offre il meglio che si può trovare al mondo in fase di trattamento. La prospettiva futura è di ampliare gli interventi includendo anche il trattamento dei tumori dell’occhio e del nervo ottico, sui quali protonterapia può diventare uno dei maggiori centri specializzati in Europa, ma anche di sviluppare il trattamento dei tumori alla mammella.

Da centro sorto in prevalenza per l’infanzia protonterapia sta quindi allargando il ventaglio degli interventi. L’auspicio è che a livello nazionale si definiscano presto le tariffe, anche perché il centro di Trento è stato già contattato da pazienti stranieri che trovano più conveniente il trattamento da noi visto che negli Stati Uniti il costo si aggira sui 130.000 dollari. Protonterapia di Trento ha quindi una vocazione internazionale, anche perché i centri come questo – ha concluso Bordon – non sono ben distribuiti in Italia dove distano poche centinaia di chilometri l’uno dall’altro mentre gli studi dicono che dovrebbero avere un bacino di 8-10 milioni di persone. Per numero di pazienti oggi i ricavi pur in aumento sono ancora sbilanciati rispetto ai costi. A una domanda di Cia sul come fare per coprire i costi, Bordon gha risposto che tutto dipende dalle tariffe, oggi troppo basse. “Occorrerebbero tariffe di riferimento attorno al 40.000 euro”, ha spiegato, “con le quali sarebbe sufficiente un target di 400 pazienti all’anno, mentre con la tariffa attuale ne servirebbero 500-600. Questa tariffa oggi non è giustificabile rispetto alle tariffe francesi po svizzere che sono molto più alte”.

Le domande dei consiglieri.

Demagri: si valorizzerà la professionalità degli operatori negli ospedali periferici?

Paola Demagri (Patt) ha posto domande sugli interventi e i piani previsti per fronteggiare le patologie acute e croniche degli anziani e sulla riorganizzazione dell’Apss, per la quale – ha ricordato – stanno per scadere i 30 mesi di sperimentazione previsti dalla legge, al termine dei quali occorre tirare le somme sull’esito positivo o meno di questa fase e procedere ad un’eventuale revisione della legge. Infine per gli ospedali periferici la consigliera ha chiesto se si intende valorizzare la professionalità del personale medico e sanitario.

Zeni: bene la continuità con le politiche sanitarie precedenti.

l’ex assessore alla salute Luca Zeni (Pd) ha ringraziato Segnana per aver confermato il quadro già impostato dalla Giunta precedente “dimostrando – ha aggiunto – di aver superato un’impostazione propagandistica”. Ha osservato che prima si riescono ad attuare le politiche per gli anziani e migliori saranno le risposte alle esigenze delle famiglie. Bene a suo avviso anche la situazione descritta circa le liste di attesa come pure per protonterapia, dove i dati forniti appaiono rassicuranti. Importante per Zeni anche il riferimento dell’assessora a Villa Rosa. Per Zeni la questione delle guardie mediche sul territorio non cambia certo il quadro degli interventi per la salute dei cittadini. Il consigliere ha infine chiesto notizie sull’iter di accreditamento delle associazioni impegnate nel sociale.

Rossi: l’assessore vuole riaprire anche i punti nascita di Tione e di Borgo?

Ugo Rossi (Patt) ha apprezzato il riferimento di Segnana all’eccellenza e alla qualità del sistema sanitario trentina, segno che nel recente passato vi è stata capacità di governo e controllo della spesa perché questo settore e il welfare assorbono circa un miliardo e 400 mila euro del bilancio provinciale. L’ex presidente ha chiesto poi indicazioni di carattere politico rispetto all’impostazione che la Giunta vuole dare al servizio sanitario provinciale e al suo collegamento inscindibile con le politiche sociali, non riducibili alla sola disabilità ma che comprendono anche i problemi dei minori e del disagio educativo delle famiglie di cui si occupano associazioni che pur essendo di sono molto professionali. La domanda è: si vuole ancora investire su questa risorsa? E ancora: dal punto di vista istituzionale la Giunta vuole mantenere i servizi in capo alle Comunità di valle e ai Comuni? Tutto questo per Rossi si dovrebbe esplicitare chiaramente all’inizio di una nuova legislatura. E si dovrebbe chiarire anche come si pensa di garantire la sostenibilità della spesa per gli anziani a fronte dell’aumento delle prestazioni che è stato prospettato. I posti letto nelle case di riposo sono considerati sufficienti o si devono aumentare? E se sì, aumentando le tariffe? Ultima domanda: questa Giunta si impegnerà per la riapertura dei punti nascita anche di Tione e di Borgo Valsugana?

Dalzocchio: la sanità trentina ha ereditato anche diverse criticità.

Mara Dalzocchio (Lega) ha messo in discussione che la sanità trentina sia proprio di eccellenza. Vi sono delle criticità che sono state ereditate dal passato. Le cure per gli anziani richiedono un’integrazione tra assistenza sanitaria e assistenza domiciliare. Liste di attesa: i pazienti per Dalzocchio se ne lamentano sia per le visite sia per le operazioni chirurgiche. Ha chiesto di accorciare l’attesa valorizzando stanze e reparti inutilizzati o le sale operatorie di strutture private. Mancanza di medici: molti l’anno prossimo andranno in pensione e non si è pensato ad un ricambio. “Certo questo assessorato – ha osservato Dalzocchio – è molto complesso da gestire”. Per protonterapia ha osservato la mancanza di uno psicologo dedicato alle famiglie dei bambini sottoposti al trattamento. Assistenza domiciliare: per Dalzocchio “funziona” ma alcuni servizi lavorano separatamente con uno scollamento che causa risposte di scarsa qualità.

Cia: vi sono medici che pur di andarsene restituiscono i soldi delle borse di studio.

Claudio Cia ha posto domande sui medici ospedalieri chiedendo se quelli che se ne vanno dalla nostra provincia in quali strutture di recano fuori del Trentino, anche arrivando a restituire 20.000 o 30.000 euro ottenuti con le borse di studio per la specializzazione. Domanda sui tempi di attesa a protonterapia: le famiglie provenienti da fori provincia hanno una struttura di appoggio nel Trentino e le spese che sostengono per il loro alloggio sono a carico dell’Apss? Con l’aumento degli accessi a questa struttura la Provincia dovrà affrontare questo problema.

Le risposte.

Bardino: proroga di sei mesi oltre il 30 giugno sulla riorganizzazione dell’Apss.

A proposito dei posti letto per le cure intermedie, il dirigente Bardino ha detto che l’Apss vorrebbe crearne negli ospedali di Arco, Tione, Cles, Cavalese e Borgo Valsugana. La questione riguarda però la professionalità clinica alla base di questo modello, perché i medici delle Apsp hanno una competenza geriatrica la competenza dei medici di medicina generale è a macchia di leopardo per cui affidare loro questo servizio non sarebbe adeguato. Ecco perché servirebbe un distaccamento di nuclei territoriali. Per la riorganizzazione dell’Apss, è vero che la deroga legislativa scade il 30 giugno di quest’anno per compatibilizzare il modello organizzativo dell’azienda per quanto riguarda il tema del servizio territoriale o di distretto. Badino ha preannunciato che si sta pensando ad una proroga di 6 mesi per poter arrivare ad una valutazione questa volta definitiva. Su tre aspetti: costi e risparmio; processi interni (i professionisti si sentono adeguatamente rappresentati?); e soddisfazione della popolazione. Rete ospedaliera: l’intenzione dell’assessorato è di procedere con la suddivisione dei mandati affidati ai singoli ospedali. Oggi la rete ospedaliera è vicina ai gold standard nazionali (decreto ministeriale 70), anche se si può ragionare su possibili aggiustamenti. Il punto critico è quello del reperimento e del mantenimento dei medici sul nostro territorio. La maggior parte rimane e tuttavia l’assegnazione ad un ospedale periferico riduce le loro prospettive professionali. Per i medici di medicina generale si riscontra una buona tenuta del sistema, perché le zone carenti sono coperte. In ogni caso, per Bardino occorre investire nelle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) anche con il compito di sopperire alla mancanza di medici nelle zone disagiate, altrimenti le soluzioni risulteranno sempre più emergenziali (come il possibile utilizzo attuale di neolaureati per sostituzioni anche oltre i 12 mesi).
Accreditamento socio-assitenziale: l’assessorato manterrà il programma delineato dalla Giunta precedente che prevedeva entro il giugno del 2021 il completamento della modifica del sistema di affidamento diretto. Posti letto e Spazio Argento: il numero di posti letto residenziali del Trentino è il secondo più alto d’Italia. Bardino ha aggiunto che “siccome il ricorso all’istituzionalizzazione per garantire un’adeguata assistenza è inevitabile e solo fino ad un certo limite si può pensare di curare le persone a domicilio, non si può dire a priori che il numero di posti letto resterà fermo. Certo, occorrerà fare più sul tema dell’invecchiamento attivo puntando a promuovere la prevenzione attraverso lo Spazio Argento. Spazio Argento che dovrà servire anche alla cura e alla diagnosi e essere punto di riferimento per accompagnare le persone nel percorso dei servizi e nella presa in carico del malato fragile e degli esami periodici.
Quanto infine alla valutazione della sanità trentina, Bardino ha ricordato le indagini nazionali che da alcuni anni sottopongono la sanità trentina ad un continuo confronto con altri sistemi regionali utilizzando per questo 160 indicatori. Per alcuni aspetti il nostro sistema risulta eccellente mentre per altri deve migliorare. Lo Stato si preoccupa di capire se tutte le regioni erogano i livelli essenziali di assistenza. Non è quindi vero che la sanità trentina non ha termini di confronto. Sulle liste d’attesa nela maggior parte dei casi la richieste trovano risposta adeguata. Il saldo negativo di mobilità sanitaria è al minimo storico per tutta l’esperienza della sanità trentina.

Bordon: medici a turno sul territorio e condivisione delle informazioni sanitarie.

Il direttore dell’Apss Bordon ha messo l’accento sull’evoluzione dei bisogni che si presenteranno nel futuro, citando l’ultimo rapporto Crea, presentato la settimana scorsa, secondo il quale in Italia assisteremo ad una notevole migrazione da sud a nord e Trento, Bolzano, la Lombardia e il Lazio vedranno un significativo aumento delle popolazione. Nella nostra provincia si stima che dagli 538.604 residenti del 2017 la popolazione raggiungerà i 601.907 abitanti con una variazione del 13,4%. Il tasso di invecchiamento nel Trentino sarà molto rapido. Da questi e altri dati appare evidente che il tema cruciale da affrontare sarà quello delle cronicità e delle persone da seguire perché siano accompagnate verso percorsi di autonomia. Oggi il 32% delle persone vive da solo in famiglie monocellulari, ma in prospettiva la loro percentuale aumenterà. Ecco perché l’Apss deve prepararsi ad affrontare un incremento delle patologie croniche, mantenendo molto attiva una rete diffusa e capillare di servizi sul territorio. Non si può quindi depauperare il territorio di servizi di prossimità, perché occorrerà gestire decine di migliaia di persone con patologie croniche sul posto e in maniera sistematica nel tempo. Andranno concentrate negli ospedali hub di Trento e Rovereto le patologie più gravi o tempo-dipendenti e gli interventi come la chirurgia della mammella con professionisti specialisti di alto livello, garantendo invece lo screening dei malati sul territorio. Questa è la prospettiva. Quanto alla carenza dei medici, Bordono ha sottolineato che il fenomeno non è solo trentino ma nazionale ed europeo. Mediamente in Italia vi sono ogni anno 10.000 laureati in medicina di cui poco meno di 6.000 entrano nelle scuole di specialità, mentre il fabbisogno nel Paese è di 11.000 medici specializzati. E questo trend subirà un’impennata nei prossimi anni. Per questo l’Apss sta attivando concorsi e forme di attrazione dei professionisti. Quanto alla restituzione delle risorse ricevute da medici con le borse di studio, Bordon ha risposto a Cia che all’Apss risulta solo un caso del genere. Si trattava di un ginecologo che non accettava di lavorava in un ospedale periferico ma solo a Trento. L’obiettivo resta quello di creare per i medici condizioni di lavoro favorevoli, ma il problema va innanzitutto affrontato a livello nazionale rivedendo gli accessi alle scuole di specialità. Nelle periferie le forme aggregate di medici potranno essere le uniche soluzioni per garantire la loro presenza nelle frazioni più piccole. Diversamente nessuno accetterebbe di andare a lavorare in queste località. L’esigenza è che i medici cedano a turno ore di assistenza nelle zone più piccole come nella zona di Condino, dove le difficoltà sono maggiori.

Un tema centrale individuato dall’assessora è per Bordon quello della condivisione del fascicolo sanitario del cittadino perché i medici possano condividerne le condizioni basilari di salute. Questo sistema integrato è il modello vincente per abbattere i confini operativi e far lavorare insieme i professionisti, anche se al riguardo – ha aggiunto il direttore dell’Apss – vi sono sono problemi con le organizzazioni sindacali. Quel che è certo è il diritto dei cittadini assistiti che le informazioni sanitarie riferite a ciascuno di loro possano essere condivise dai medici che li devono curare. Condivisione che oggi avviene in rarissimi casi (con una trentina di medici in tutto), anche se vi sarebbero i mezzi e le tecnologie informatiche per risolvere il problema. Nel mondo si è arrivati ad utilizzare l’intelligenza artificiale da affiancare ai medici nelle diagnosi e nella refertazione delle patologie. Oggi il cittadino con difficoltà sanitarie è costretto a rimanere ricoverato in un ospedale mentre con questo modello potrebbe invece essere curato da strutture intermedie con ritmi di vita molto più adeguati alle sue esigenze e approcci meno invasivi dal punto di vista clinico, con operatori che promuovono percorsi riabilitativi orientati all’autonomia. Evitare il ricovero avrebbe costi molto inferiori a quelli attuali. Gli ospedali di valle potranno assolvere una funzione strategica in questa direzione. Dei medici di medicina generale si sono dichiarati interessati ad entrare in questo tipo di rete.

Le risposte dell’assessora.

Sollecitata dalle domande dei consiglieri, l’assessora Segnana è nuovamente intervenuta ricordando che il suo lavoro è iniziato solo due mesi fa e di essere ancora impegnata a conoscere le situazioni.
Ospedali: Segnana ha innanzitutto ribadito l’importanza per la rete ospedaliera di dare il giusto ruolo ai nosocomi periferici per garantire al territorio un’’assistenza di base” che assicuri i servizi ai cittadini. Per Spazio Argento ha segnalato di avere appuntamenti con i presidenti delle Comunità di valle a seguito dalla delibera della Giunta e di aver voluto intanto sospendere il percorso attuativo della legge per chiarire il quadro ed eventualmente andare poi avanti in questa direzione. Ma questo – ha assicurato – avverrà in tempi brevi.
Guardie mediche: “per noi – ha dichiarato – sono un importante servizio da garantire nei territori come ad esempio Andalo, dove i residenti dovevano appoggiarsi a Mezzolombardo”. Il concetto evidenziato dall’assessora è che per questi servizi “non bisogna basarsi solo sulle statistiche e sul numero di accessi ma tenere conto delle esigenze di sicurezza dei residenti e dei turisti. Questo – ha aggiunto – è ciò che chiedono i sindaci e gli operatori. Lo stesso vale per Tesino e val di Ledro. Certo questo servizio è un costo e mancano medici, ma la Provincia deve dare una risposta a questa istanza di sicurezza. Nel Tesino ci siamo già riusciti e le persone dci ringraziano.
Comunità di valle: per l’assessora dovranno gestire le politiche sociali che non possono essere delegate ai singoli Comuni e neppure essere concentrate sulla Pat.
Rsa e posti letto residenziali: in questi primi mesi sono arrivate molte richieste di costruire nuove Rsa, ma il budget è limitato (40 milioni di euro) e non si può esaurire per dare risposto troppo limitate.
Eccellenze in campo sanitario: in Trentino per Segnana ne esistono, come nel caso di protonterapia, “ma fino ad oggi non sono state pienamente valorizzate. Vi sono anche ottimi chirurghi e personale – infermieri, medici, Ooss – che non dobbiamo lasciarci scappare”.
Carenza di medici: “a livello nazionale l’attuale commissione affari sociali e sanitari sta cercando di ovviare a questa carenza dovuta al numero chiuso per i corsi di laurea e le specializzazioni. Si tratta di programmare meglio e di trattenere la presenza dei medici in Trentino.
Punti nascita: “quello di Borgo – ha ricordato l’assessora – è chiuso dal 2006. In questi anni ho sempre contestato questa scelta avvenuta quando non c’era ancora carenza di medici. Il problema era il protocollo d’intesa con cui la Provincia garantiva altri servizi come il percorso nascita che però è partito solo molti anni dopo. Si è trattato di mancate risposte alle domande della comunità. Oggi – ha proseguito Segnana – il percorso nascita nazionale nega la possibilità della riapertura del punto nascita di Borgo perché non vi sono le condizioni per questo. Ma ciò non significa che la Giunta non voglia lavorare per creare queste condizioni e permetterne la riapertura. Vogliamo impegnarci a garantire servizi sul territorio, sforzandoci di creare le condizioni necessarie per la riapertura che oggi come oggi non è possibile.

Segnana risponde a Rossi sul punti nascita periferici: lavoreremo per creare le condizioni necessarie alla loro riapertura.

Rossi ha replicato lamentando di non aver ricevuto dall’assessora una risposta a molte delle sue domande. E ha ricordato che quand’era assessore aveva detto chiaramente che non avrebbe lavorato per la riapertura dei punti nascita di Borgo e Tione. La sua domanda all’assessore è se la Giunta chiederà per questi punti nascita una deroga come è avvenuto per Cavalese oppure no. “Si tratta – ha insistito – di un tema politico sollevato durante la campagna elettorale rispetto al quale è giusto che i cittadini abbiano delle risposte precise”. Segnana gli ha risposto ribadendo l’intenzione della Giunta è di riportare i punti nascita sul territorio creando prima le condizioni perché questo sia possibile. Demagri ha osservato che se la volontà dell’assessorato è di riaprire servizi come questi a prescindere dalla casistica, questo cozza contro il criterio utilizzato in campo sanitario per prendere delle decisioni.

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