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CONSIGLIO PROVINCIALE PAT * QUINTA COMMISSIONE-COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: « INTRODOTTA UNA DEROGA ALLA COMPARTECIPAZIONE DEL 50% DEI PRIVATI PER I MICROPROGETTI »

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14.18 - martedì 16 luglio 2019

Oggi in quinta Commissione. Spinelli conferma i criteri della riforma della cooperazione internazionale, introdotta una deroga nella partecipazione dei privati per i microprogetti.

Si è svolto stamane presso la quinta Commissione permanente presieduta da Alessia Ambrosi un incontro con l’assessore Spinelli in merito alle nuove, dibattute politiche inaugurate dalla Giunta per la cooperazione internazionale. Ne è emersa un’articolata discussione nella quale l’assessore ha messo in evidenza le motivazioni tecniche e politiche che hanno portato alle scelte, ampiamente criticate da diversi consiglieri.
Un settore delicato e sensibile sul quale coesistono differenti sensibilità, ma che oggi compie, nel programma di riforma, gli obiettivi elettorali, ha esordito Achille Spinelli con riferimento ala cooperazione internazionale. Quella che si sta svolgendo è un’azione politica e tecnica insieme, ovvero si parte da un concetto politico supportato da un’analisi tecnica di quanto realizzato in questo settore nel corso degli anni, ha spiegato.

Il vincolo dello 0,25% è un freno alla crescita della cooperazione internazionale
Quella della cooperazione internazionale è una realtà composita per soggetti, obiettivi e progetti messi in campo, ha detto Spinelli illustrando gli approfondimenti effettuati in questi mesi. Parliamo di circa 200 associazioni nelle quali convivono punti di forza e di debolezza. Nella scorsa legislatura il finanziamento è stato di circa 34 milioni di euro destinati a 339 progetti principalmente nell’area dell’Africa e America latina, principalmente nel campo della salute, dell’istruzione e dell’assistenza alimentare. L’azione di cooperazione internazionale è stata portata avanti perlopiù da volontari animati da obiettivi di valore sociale e morale. L’assessore ha registrato un forte invecchiamento medio degli operatori negli ultimi anni e una difficoltà di ricambio generazionale, così come dall’analisi emerge una forte frammentarietà, con progetti molto simili reiterati per molti anni di seguito, che testimoniano più una dipendenza che una crescita, una massa critica ridotta e frequenti sovrapposizioni, nessuna collaborazione e la dispersione di risorse umane e finanziarie. Il vincolo dello 0,25 avrebbe infuso a suo avviso una confidenza nell’ottenimento di risorse “certe e capienti” che non ha giovato all’indispensabile innalzamento qualitativo dei progetti. Il problema della scarsa qualità progettuale media motivò 10 anni fa l’istituzione del Centro per la cooperazione internazionale, un soggetto finalizzato a formare risorse interne per aumentare la capacità di finanziamento e rafforzare la capacità di sinergia con le istituzioni internazionali di settore. I 10 milioni di euro ad esso destinate, tuttavia, non hanno permesso di risolvere i problemi. Solo tre sono le associazioni che hanno ottenuto la registrazione di “senza fini di lucro”, condizione indispensabile per accedere alle risorse nazionali ed europee. Alcune tra le associazioni più strutturate mostrano ampia se non totale dipendenza da risorse ottenute ricorrentemente, producendo un effetto distorsivo del finanziamento pubblico.

La riforma: via il vincolo di bilancio, severa rendicontazione, compartecipazione privata al 50% per i progetti e al 30% per i microprogetti
Da questo insieme di evidenze nasce la decisione di eliminare il vincolo di destinazione al settore della quota di bilancio (decisa con legge nel lontano 2005), che è divenuto “un freno e non uno stimolo alla crescita dell’associazionismo”. Lo stesso approccio ha motivato la scelta di pretendere per i progetti il cofinanziamento al 50% proveniente da fondi non Pat. La spinta di reperire fondi di autofinanziamento ha lo scopo di responsabilizzare le associazioni, ha chiarito l’assessore. Altro elemento introdotto dalla riforma, quello di una rendicontazione più rigorosa. Accanto alle innovazioni già anticipate ci sarà una agevolazione per la rendicontazione esterna attraverso revisori e auditor. Ne deriverà maggior efficacia, maggiore massa critica e minore dispersione delle risorse. Parte dei cambiamenti potranno presentare oggettive difficoltà, ha ammesso Spinelli, ma siamo certi che comporteranno effetti positivi nel medio periodo. Infine, Spinelli ha annunciato che è intenzione di inserire nei nuovi criteri la possibilità temporanea di abbassare per i microprogetti la soglia di partecipazione del privato dal 50 al 30% così da rendere graduale il cambiamento per le associazioni caratterizzate perlopiù da volontari.

Il dibattito e le repliche dell’assessore
Paolo Ghezzi (Futura) ha ringraziato l’assessore per la relazione ed ha posto alcuni quesiti: come avverrebbe e in che tempi il passaggio dal 50 al 30% per alcuni progetti; quale è l’entità dei finanziamenti; se esiste una distinzione tra i tipi di iniziative (ovvero quelli con profili “di business” che possono ragionevolmente trovare degli sponsor e quelli con profilo puramente umanitario o emergenziale, sicuramente meno appetibili dai possibili partner); se non sia stata considerata la possibilità di mantenere lo 0,25% e introdurre strumenti affinché sia meglio speso; se questa urgenza di intervenire che blocca anche progetti già avviati non sia dettata anche da qualche situazione effettivamente problematica riscontrata.

Achille Spinelli ha replicato che l’abbassamento della soglia di compartecipazione privata è venuta dall’interlocuzione con alcuni soggetti “piccoli” per i quali si è ritenuto di prevedere uno “scivolo” per permettere loro di operare, almeno per un periodo di avviamento di due anni, a seguito dei quali si verificherà come proseguire. Quanto ai finanziamenti, si è parlato di 34 milioni della scorsa legislatura perché i progetti non hanno sempre raggiunto il pieno utilizzo che sarebbe stato di oltre 10 milioni all’anno. Le finalità dei progetti sono molte, chiaro che alcuni settori vedono più di altri l’interesse del privato, tuttavia abbiamo cercato di eliminare dal panorama degli ambiti finanziabili alcune voci. Per quanto riguarda la tipologia di soggetti che presentano i progetti abbiamo ravvisato la necessità che si creino delle sinergie. Stiamo valutando se nell’ambito della deroga, in fase transitoria, sia possibile limitare la presentabilità ad un’unica associazione. Il taglio dello 0,25%, ha chiarito l’assessore, rientra in una logica espressa variamente in passato, sarebbe cioè la traduzione tecnica di un obiettivo del Presidente. Valutiamo positivamente l’intervento del volontariato, ha aggiunto Spinelli, mentre la strutturazione di entità più organizzate richiede l’introduzione di professionisti e una maggiore verificabilità dei progetti e degli effetti. Il cambio dei criteri e la sospensione dei contributi su bandi già chiusi non deriva da segnalazioni particolari poco chiare o trasparenti, anche se ce ne sono state. La sospensione di tre mesi è motivata dalla necessità di verificare i progetti e le ricadute, ma ora sono pronte le delibere di sblocco dei fondi per i progetti in corso.

La consigliera Sara Ferrari (PD) avrebbe apprezzato di sentire che i soldi sono stati ben spesi, che stiamo partendo dal meglio in Italia e che c’è un riconoscimento internazionale della qualità del lavoro svolto dalle nostre associazioni. In questo sforzo migliorativo illustrato dall’assessore sarebbe bello ci fosse un maggiore dialogo tra gli stakeholders del settore, su tutti con il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, luogo di confronto tra i diversi attori messo in campo dal Ministero. Chiedo, ha detto Ferrari, se non sia senta, in un momento storico in cui si fanno legittimamente scelte così importanti, il bisogno di costituire una realtà formalizzata e di darsi dei momenti di dialogo con gli attori del settore. Ferrari ha chiesto dei chiarimenti su alcuni aspetti a suo avviso contraddittori: la Giunta deve prendersi una responsabilità di regia, ha detto, ovvero esserci per costruire strumenti per rendere realizzabili i progetti. La partecipazione privata del 50% non capita da sola, sopratutto se i governanti stessi non ci credono. Occorre cioè un protagonismo da parte della Giunta per sensibilizzare i privati alla partecipazione. Nella relazione si legge che solo tre soggetti sono associazioni di livello tale da essere iscritte le registro nazionale per concorrere ai bandi nazionali ed europei. Qui stiamo parlando di qualche milione di euro di progetti e se tutto questo è visto con favore perché imporre anche a queste associazioni virtuose una percentuale di compartecipazione privata del 50? Infine, se si rileva il problema del cambio generazionale, non si capisce come non si trovi nulla nel programma di Giunta sull’educazione alla cittadinanza globale, progetto del quale siamo stati capofila a livello nazionale. Quando si dice che la reiterazione di molti progetti è un limite, si dovrebbe tenere conto che progetti pluriennali sono spesso necessari affinché possa dispiegarsi al meglio l’efficacia dell’azione.

Gianluca Cavada (Lega) è intervenuto a sostegno della posizione della Giunta: non capisco come mai solo per la solidarietà internazionale ci sia una quota fissa di bilancio, si è chiesto. A suo avviso la scelta della Giunta di assegnare anno per anno le risorse da assegnare è corretta. Con questo non si vuole cancellare nulla, ha aggiunto, quanto piuttosto attribuire di volta in volta i finanziamenti per gli interventi più mirati.

L’assessore Spinelli ha replicato a Ferrari: la qualità invidiabile del sistema trentino viene riconosciuta eccome, ma in ragione di un finanziamento cospicuo e costante: a spendere sono tutti capaci e si fanno tutti contenti, ha osservato. E’ nel dire dei no che si creano le difficoltà e bisogna discernere tra chi fa bene e chi fa male. “Nel settore riteniamo ci siano fondati sospetti però che non fosse tutto qualità”. Il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo non lo abbiamo ancora considerato, ma lo faremo prossimamente: non credo tuttavia che sia necessario dare vita a livello locale ad un nuovo soggetto per discutere delle logiche di settore, rispetto a quanto già abbiamo. La responsabilità di regia la Provincia se la assume, come è giusto e la Giunta dovrà favorire l’incontro dei soggetti che possono lavorare nel settore facendo comprendere ai privati l’importanza di intervenire nella cooperazione in territori in difficoltà. I tre soggetti forti e riconosciuti a livello nazionale hanno sufficienti contatti, relazioni e struttura per poter garantire il recupero di fondi e il rispetto della compartecipazione privata al 50%. a differenza dei piccoli che si affidano principalmente al volontariato. L’educazione alla cittadinanza globale non è più meritevole di finanziamento da parte della Provincia autonoma di Trento, così come la progettualità reiterata non è un valore degno di essere sostenuto.

Ugo Rossi (Patt) ha chiesto quando escono i bandi, la risposta è stata che a regime i bandi saranno presentati a settembre per il finanziamento dell’anno successivo, mentre sarà creato un “periodo ponte” per il 2019. Il consigliere del Patt ha poi proseguito obiettando che molte motivazioni tecniche addotte dall’assessore potevano essere messe in campo senza togliere lo 0,25% e senza interrompere l’erogazione dei finanziamenti per il 2019. Innegabile che per farsi un’idea ci voglia del tempo, mentre quello che non è ragionevole è che mentre si entra nel merito si disattenda ciò che c’era già. Sarebbe come sospendere tutti i farmaci per una malattia, nell’attesa di capire se funziona il farmaco miracoloso, che è stato annunciato, ma non è stato ancora verificato, né messo in commercio. Se lo 0,25% sembrava troppo, è assurdo dire di volerlo togliere. Il vero motivo per cui in Trentino c’è questo vincolo di bilancio è perché ci sono state e ci sono tuttora in questo territorio tante suore, frati, ma anche tante persone comuni volontari, che con le loro opere nei paesi in via di sviluppo hanno reso migliori molte persone qui, non lì. In un contesto come questo tutte le questioni tecniche contano ben poco. In realtà spesso si tratta di ricadute poco misurabili dal punto di vista economico, cioè dei numeri: un conto è la tecnica, un conto è dare dei messaggi alle persone, portare avanti un questione che ha a che fare con la sensibilità profonda di un popolo e con il suo cuore: state mescolando due aspetti che non centrano, ha ammonito rivolto alla Giunta. Rossi ha infine invitato l’assessore a parlare con le associazioni per comunicare i nuovi criteri perché queste hanno delle aspettative fondate su regole che c’erano e che ora vengono meno, per dare modo di organizzare il loro lavoro con serenità.

Il consigliere Denis Paoli della Lega ha osservato che se dalla politica arriva il messaggio di apertura ai progetti, i privati sono ancora più incentivati a compartecipare. Ha poi stigmatizzato l’atteggiamento polemico e moralizzante del consigliere Rossi e sulla percentuale di bilancio dello 0,25% ha ribadito che è stata tolta perché d’ora in poi si valuteranno i progetti e la loro serietà, che può essere variabile.

Lo 0,25 era un impegno che ci distingueva e la famosa frase “aiutiamoli a casa loro” l’ho sempre interpretata in questi termini, ha detto Pietro Degodenz (UpT). La sensibilità della nostra gente verso questi temi c’è da sempre e ci ha sempre contraddistinto. Non contano le percentuali, quello che conta è un impegno fisso, un obiettivo e qui mi pare stiamo facendo un passo indietro.

Spinelli ha concluso ribadendo di non escludere che il nucleo del sistema sia buono, però in questo si innescano sacche di inefficienza e di utilizzo distorto dei fondi pubblici rispetto alla finalità che a livello teorico il settore si pone. La solidarietà e il volontariato debbono essere spontanei, ovvero nascere dal basso e non essere condotte dal denaro. Il sistema sovra alimentato ha fatto perdere questa spontaneità.

Infine Devis Moranduzzo della Lega ha osservato si è dato anche troppo alla cooperazione internazionale e che sarebbe opportuno piuttosto dare una mano a chi lavora per i trentini e per gli italiani che si trovano in difficoltà. La priorità deve essere verso i nostri cittadini, ha aggiunto. Quanto ad andare nei Balcani per rendersi conto di come funzionano i progetti, dico sì e anche no: meglio visitare qualche paese colpito da calamità come l’Abruzzo e vedere piuttosto come stanno quelli.

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