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CONSIGLIO PAT * LAVORI POMERIGGIO: « OSPEDALE CAVALESE /- ZENI ACCUSA FUGATTI DI AVERE MENTITO IN AULA, “CI SAREBBERO GLI ESTREMI PER CHIEDERGLI DI DIMETTERSI” »

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20.58 - martedì 26 ottobre 2021

Acceso dibattito sul progetto di delocalizzazione dell’ospedale di Cavalese. Zeni accusa il presidente Fugatti di aver mentito al Consiglio: “ci sarebbero gli estremi per chiedergli di dimettersi”. Fugatti dichiara che i soldi per il progetto ci sono e difende la scelta di valutare la proposta dei privati oggi al vaglio del Navip: “Se il il parere tecnico sarà favorevole coinvolgeremo i territori”.

Lungo e acceso nel pomeriggio in Consiglio provinciale il confronto politico tra la Giunta sostenuta dalla maggioranza e le opposizioni, sulla comunicazione chiesta dalle minoranze al presidente Fugatti in merito al futuro dell’ospedale di Cavalese. Alla lettura della relazione del presidente che ha difeso la correttezza del percorso compiuto e sostenuto la necessità di accogliere e valutare anche la proposta progettuale dei privati. è seguita una discussione durante la quale le minoranze hanno contestato soprattutto il metodo giudicato “opaco” e poco partecipato che la Giunta ha adottato. Ciò in quanto dopo aver già avviato l’iter e ottenuto il parere favorevole delle amministrazioni locali sul progetto di ristrutturazione e ampliamento dell’ospedale già esistente, l’esecutivo ha aperto, ma senza darne adeguata pubblicità, alla valutazione della proposta arrivata dai privati di edificare un nuovo ospedale a Masi.

Privati che secondo le opposizioni punterebbero più ai loro interessi di profitto che a fornire un miglior servizio sanitario pubblico alla popolazione delle tre valli di Fiemme, Fassa e Cembra cui il nosocomio è dedicato. Sul tema sono state presentate sei risoluzioni. Le prime tre, proposte dalle minoranze, sono state respinte con l’astensione di De Godenz (UpT) e in due casi la non partecipazione al voto dei consiglieri Cia e Rossato di FdI. Prima di affrontare questo argomento il Consiglio ha approvato a maggioranza una mozione proposta da Guglislmi (Fassa) e altri esponenti di maggioranza per coinvolgere anche le amministrazioni locali nelle decisioni dell’Euregio.

 

 

Fugatti: sul progetto dei privati attendiamo il parere del Nadiv e poi valuteremo il percorso con il territori interessati.

Il presidente ha esordito ricordando che l’opera relativa all’attuale ospedale di Fiemme e Fassa è, ad oggi, programmata nel DPS in materia di edilizia sanitaria 2019-2021, approvato dalla Giunta provinciale il 20 dicembre 2019 con un finanziamento di circa 36,3 milioni di euro, dei quali circa 15 in conto capitale sugli esercizi 2021-2025 e 21 con il ricorso al debito da contrarre in relazione ai tempi di realizzazione dell’opera. Con ciò Fugatti ha sottolineato che, quindi, non è vero che le risorse per realizzare il progetto non ci sono più, perché il finanziamento è previsto e ancora possibile.

Ha poi ripercorso l’iter che aveva condotto nel 2020 alla revisione del progetto originario di ristrutturazione ampliamento “alla luce delle sopravvenute esigenze emerse sia dalla pandemia sia dalla prospettiva dei giochi olimpici invernali del 2026 che interesseranno anche la valle di Fiemme, e di procedere alla realizzazione dell’intervento”. “Tale attività – ha spiegato – risulta ora sospesa in considerazione delle necessità di effettuare una doverosa comparazione con una proposta di partenariato pubblico-privato successivamente presentata”. A questo riguardo ha sottolineato come sisa esclusivamente interesse dell’amministrazione provinciale “fare proprie” le opere e i servizi proposti dal privato. “Gli interessi privati rimangono quindi sullo sfondo – ha aggiunto – non essendo ancora entrati nella fase della cosiddetta procedura pubblica, volta all’aggiudicazione di una commessa.

Primadi entrare in questa fase le proposte del privato devono essere fatte proprie dall’amministrazione “se reputate coerenti coerenti e confacenti con gli indirizzi programmatici e le esigenze pubbliche”. Inoltre – ha spiegato il presidente – la proposta del privato, anche una volta dichiarata di pubblico interesse non obbliga l’amministrazione a dar corso alla procedura di gara per l’affidamento della relativa concessione. Ne consegue che anche dopo l’eventuale approvazione della proposta non sorge un distinto, speciale e autonomo rapporto precontrattuale. Quindi il promotore privato presentando il progetto si assume il rischio che quanto proposto non venga poi realizzato. La Provincia che riceve una simile proposta deve sottoporre il progetto ad un’analisi tecnico-economica da parte del Navip, organismo tecnico che svolge funzioni di supporto istruttorio alla Giunta in materia di realizzazione di opere e servizi pubblici attraverso strumenti di partenariato pubblico-privato.

Il Navip, conclusa l’istruttoria sulla proposta, redige e approva un parere (documento di analisi finale) che trasmette alla Giunta provinciale per l’eventuale dichiarazioni di fattibilità della proposta. Solo in seguito ad un provvedimento di eventuale dichiarazione di fattibilità la Giunta dispone la prosecuzione del procedimento come prevede la legge. E la proposta di partenariato, per essere considerata meritevole di analisi, deve contenere tutti gli elementi che il Codice dei contratti indica come componenti essenziali della stessa. Fugatti, sulla presentazione avvenuta il 17 marzo scorso della proposta di partenariato pubblico-privato da parte del costituendo RTI composto da Mak Costruzioni, Siram spa, Dolomiti Energia e Intesa San Paolo, per il progetto di ospedale da realizzare a Masi di Cavalese e il suo mantenimento in efficienza per 18 anni, il 7 maggio scorso il navid ha comunicato l’avvio dell’istruttoria di competenza del nucleo.

E poi inviato il 9 agosto scorso un documento interlocutorio all’impresa proponente alla quale ha chiesto elementi di chiarimento e completamento del progetto iniziale. Elementi che l’8 ottobre scorso sono stati presentati dall’impresa e che sono state oggetto di una prima valutazione del Navip nella seduta del 20 ottobre. “L’istruttoria quindi – ha concluso il presidente – è tutt’ora in corso e una volta che il Navipavrà formulato nella relazione finale il proprio parere sulla documentazione presentata, la Giunta coinvolgerà i territori interessasti per valutare congiuntamente il percorso più adeguato per rispondere agli interessi pubblici sottesi al progetto del nuovo ospedale di Cavalese”.

 

 

Zeni: il presidente ha mentito al Consiglio e ai cittadini e vi sarebbero gli estremi per chiedergli le dimissioni.

Luca Zeni (Pd) ha obiettato che Fugatti nel suo intervento ha completamente eluso la questione politica per la quale le minoranze hanno chiesto questo dibattito, riguardante le modalità non trasparenti e opache adottate nel portare avanti l’iter. Ufficialmente nel settembre 2020 la Giunta aveva ufficialmente comunicato di voler portare avanti il progetto di ristrutturazione dell’ospedale di Cavalese. Ma Fugatti aveva precedentemente incontrato alcuni amministratori rivelando l’ipotesi progettuale del nuovo ospedale da costruire a Masi, chiedendo loro tenere riservata la notizia. Senonché poi è emerso che lo Scario della Magnifica comunità ha assunto il ruolo per lui improprio di intermediario per la compravendita dei terreni in zona vivaio con l’impresa proponente. Ancora, rispondendo a un’interrogazione di Degasperi il presidente aveva affermato di tener fede al progetto originario di ristrutturazione proprio mentre riservatamente verificava la possibilità di portarne avanti un altro. Per di più in una zona non pianificata urbanisticamente a questo scopo. Su questa procedura – ha protestato Zeni – le minoranze hanno chiesto di accedere agli atti senza ottenere alcuna risposta. Il nocciolo della questione – ha tuonato il consigliere – è quindi che il presidente della Provincia ha mentito al Consiglio e ai cittadini del Trentino. E che ora con la sospensione della procedura del progetto originario si sta perdendo tempo mentre si potrebbe avanzare verso la realizzazione dell’ospedale in vista delle Olimpiadi del 2026. Il grave, insomma, è che si porti avanti dietro le quinte un progetto senza dirlo mentre pubblicamente se ne sostiene un altro. Per questo a un presidente si potrebbero chiedere le dimissioni, ha detto Zeni. Le minoranze – ha concluso – chiedono che la Giunta mantenga la linea precedente fermando questo iter quantomeno opaco. Se poi la Giunta deciderà di orientarsi verso un altro progetto dovrà attenersi a modalità trasparenti.

 

 

Marini (Misto-5 Stelle): sono mancati trasparenza e partecipazione.

Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha osservato che la Giunta ha dimostrato opacità nella gestione di questa partita anche dal punto di vista della questione urbanistica perché un nuovo ospedale a Masi comporterebbe ulteriore consumo di suolo. Inoltre è mancato su questo nuovo progetto il coinvolgimento delle amministrazioni locali. L’esecutivo, insomma, procede senza tenere in considerazione i principi fondamentali della pianificazione urbanistica. Si è inseguita segretamente la proposta di un privato quando gli obiettivi dell’opera pubblica concordata erano già chiari. La Giunta ha sempre sostenuto la necessità che le procedure non rallentino la realizzazione di opere pubbliche importanti come questa, ma ora causa ritardi proprio agendo in questo modo. Andavano coinvolti e ascoltati in materia sia il Consiglio provinciali sia la Consulta della salute per renderli partecipi non dopo ma prima di arrivare alla decisione. Tutto questo manca anche se esistono sia le norme sia gli strumenti che assicurano partecipazione e trasparenza. Marini ha poi richiamato le questioni dei costi che risulterebbero moltiplicati con il nuovo progetto e soprattutto del consumo di suolo, per il quale le norme europee prevedono lo stop entro il 2030, quando non dovrebbe più essere utilizzato un solo ettaro di terreno.

 

 

Zanella (Futura): la Giunta doveva evitare la valutazione del nuovo progetto.

Paolo Zanella (Futura) ha messo in luce come su questo progetto vanno coinvolte le comunità una volta che il Navid avrà espresso il proprio parere, ma prima ancora si dovevano coinvolgere le amministrazioni pubbliche locali. Per il consigliere “la questione politica c’è ed è grande come una casa, perché se si sta portando avanti un progetto di ricostruzione e ampliamento di un ospedale che avrebbe potuto andare definitivamente in porto con l’appalto entro un anno. Che poi arrivi una proposta diversa è legittimo, ma non per questo la Provincia è tenuta a valutare il progetto. Soprattutto se contravviene ai principi della sostenibilità come palesemente accade con questa proposta. Non si vede quindi perché l’ente pubblica debba tenerla presente e arrivi addirittura ad interrompere il percorso di progettazione esecutiva del progetto di potenziamento dell’attuale ospedale. Le energie si dovrebbero spendere su come realizzare un ospedale e non per progetti faraonici incompatibili con il modello di sviluppo al quale la Giunta dovrebbe attenersi e di cui le valli di Fiemmee Fassa non hanno bisogno.

 

 

Coppola: la proposta dei privati non è sostenibile dal punto di vista ambientale.

Lucia Coppola (Misto-Europa Verde), firmataria di una proposta di risoluzione, ha evidenziato che altre sono le priorità del settore sanitario nelle valli. Il progetto di ospedale di Cavalese, ha lamentato Coppola, è stato affossato dalla Giunta che ha deciso di orientarsi alla costruzione di un nuovo nosocomio con ulteriore consumo di suolo. Progetto, questo, non contemplato dal programma di legislatura della Lega che puntava alla ristrutturazione e all’ampliamento dell’attuale ospedale. Da anni ripetiamo tutti che va utilizzato l’esistente e che le strutture vanno riqualificate dal punto di vista energetico a servizio dei cittadini. Quanto al progetto della Cittadella della salute, questo prevede un impegno finanziario molto importante che non tiene conto dei costi ambientali. Inoltre anche solo per approvare la variante urbanistica richiesta dal progetto si arriverebbe a fine legislatura.

 

 

Demagri (Patt): un decreto ministeriale impone di migliorare la struttura attuale.

Paola Demagri ha sostenuto che i cittadini hanno bisogno di risposte più concrete mentre la delocalizzazione dell’attuale ospedale risponde ad altri criteri. E ha chiesto se la Giunta sia a conoscenza della bozza di decreto ministeriale numero 70 che fa riferimento alla tipologia di servizi da erogare presso gli ospedali. Nel decreto si indicano standard qualitativi e tecnologici e si trovano elementi essenziali per ipotizzare e attuare un programma sanitario. Questo documento parla anche di piccoli ospedali e riguarda quindi anche quello di Cavalese. La bozza dice che sei mesi dopo l’approvazione di questo decreto anche la Provincia di Trento dovrà adeguarsi alle indicazioni in esso contenuto. Sarebbe importante utilizzare gli elementi che questo testo mette a disposizione per prendere una decisione riguardante l’ospedale di Cavalese. Si scoprirebbe che sulla base di questo documento risulterebbe impossibile procedere alla costruzione di un nuovo ospedale a Masi, mentre andrebbe migliorata e riqualificata la struttura attuale.

 

 

De Godenz (Upt): i soldi ci sono e ci sarà anche il coinvolgimento della valle.

Pietro De Godenz ha dichiarato di aver sottoscritto convintamente la richiesta di discutere in aula questo argomento, ma ha aggiunto di essere rimasto soddisfatto dalla comunicazione del presidente Fugatti. Il quale lo ha rassicurato sul fatto che i soldi per l’ospedale ci sono ancora e che c’è la volontà di coinvolgere il territorio per arrivare a una decisione partecipata. Che è poi quel che tutti i residenti delle trre comunità interessate hanno chiesto. D’altra parte – ha ricordato De Godenz – i primari sono favorevoli alla costruzione di un nuovo ospedale. Certo, occorre valutare i pro e i contro, e occorre farlo assieme. Il problema per il consiglieri è che i tempi per la valutazione tecnica dovevano essere più brevi. In ogni caso a suo avviso “con il concorso della valle si arriverà a capire se sia meglio la soluzione A o la soluzione B”.

 

 

Guglielmi (Fassa): normale che la Giunta attenda l’esito della valutazione in corso.

Luca Guglielmi (Fassa) ha ribadito quanto dichiarato dal presidente: c’è una valutazione in corso al termine della quale la Giunta dirà cosa vuol fare. Quanto all’attuale ospedale, Guglielmi ha ricordato che non si parla di ristrutturazione ma di distruzione e poi di ricostruzione e questo richiederà almeno 2 o 3 anni. A suo avviso le critiche al nuovo progetto provengono da chi non conosce la realtà, perché la volontà della val di Fassa è che questo ospedale venga spostato altrove in modo da evitare i tempi lunghi richiesti per raggiungere il nosocomio attuale. Che poi qualcuno arrivi a chiedere le dimissioni del presidente secondo Guglielmi è inaccettabile, come pure è falso che il Consiglio della salute non venga mai convocato. Il consigliere ha infine espresso tutta la susa vicinanza a Giovanni Zanon, accusato in modo irrispettoso. E ha replicato alle accuse rivolte da Coppola contro chi difende gli ospedali periferici, giudicati dalla consigliera figli della pretesa di avere un ospedale sotto casa.

 

 

Cavada: i sanitari sono favorevoli alla delocalizzazione del nosocomio.

Anceh Gianluca Cavada (Lega) ha espresso solidarietà al commissario Zanon, a suo avviso bersaglio di attacchi ingiusti. Anche per il consigliere per l’ospedale attuale di Cavalese non si parla di ristrutturazione ma di ricostruzione. Per questo i sanitari sono favorevoli alla delocalizzazione del nosocomio. In ogni caso, ha concluso, dopo la valutazione del Navip verrà coinvolta la popolazione delle tre valli di Fiemme, Fassa e Cembra. Cavada ha poi letto la risoluzione da lui sottoscritta a favore della scelta di realizzare il progetto giudicato più adatto rispetto a quello attuale.

 

 

Degasperi: prima i soldi per l’ospedale c’erano, adesso non più.

Filippo Degasperi (Onda Civica) ha obiettato alla relazione di Fugatti innanzitutto sulle risorse provinciali destinate alla realizzazione dell’opera. Esisteva un finanziamento dedicato – ha ricordato – che prevedeva di reperire le risorse mancanti strada facendo. Esisteva anche un progetto vincitore scelto da una giuria, ma nel 2019 tutte queste eredità sono sparite. “Il presidente ha dichiarato che i soldi ci sono ancora e che per la precisione si tratta di 2 quote, con una parte a debito che però prima c’era e che oggi invece non c’è più. Se 21 milioni occorre andare a prenderli a debito, questo è un problema”, ha osservato il consigliere. “E anche i 15 milioni accantonati non si capisce dove siano stati collocati nel bilancio provinciale. Quindi i soldi almeno parzialmente non ci sono. Ci sono – ha proseguito Degasperi – 2,3 milioni di euro di limite agli impegni di spesa da qui al 2023. Il punto è che prima i soldi c’erano e mentre adesso andiamo a indebitarci”. Quanto al confronto con i territori – ha aggiunto – questi si erano già espressi con i sindaci e i presidenti delle Comunità di valle, sollecitando nel gennaio 2021 di portare avanti il progetto di ristrutturazione dell’attuale struttura come definito nel 2018. Anche il Consiglio provinciale si era espresso in questa direzione, impegnando la Giunta con una mozione proposta da i De Godenz a mantenere l’area attuale per la realizzazione del nuovo ospedale di Fiemme. Poi però la Giunta ha azzerato tutto e ora bisognerà tornare ad ascoltare i territori”. Secondo Degasperi il problema è che bisognerebbe fare quel che è stato deciso. Il presidente aveva dichiarato che i cantieri si apriranno nel 2022. Invece la Giunta ha azzerato tutto. Il consigliere non ha risparmiato neanche l’Apss “che – ha detto – si è accorta sei anni dopo avere approvato il progetto di ristrutturazione, che questo potrebbe avere delle interferenze con i reparti e che sarebbe meglio spostare l’ospedale a Masi. Attendere la proposta dei privati ha avuto un effetto dirompente perché ha fermato tutto al marzo 2019. L’ipotesi di realizzazione diretta da parte della Provincia è ancora sul tavolo, ma – ha concluso Degasperi – chissà quando il progetto potrà vedere la luce con questo azzeramento dell’iter dovuto al fatto che si è voluto coinvolgere un privato. Con il rischio di privatizzare la sanità. Il consigliere ha concluso sposando la versione dei sindaci e del Consiglio provinciale con una mozione auspicando che il progetto di delocalizzazione dell’ospedale venga accantonato.

 

 

Cia: la gente non chiede una politica del mattone ma una struttura che risponda ai bisogni di cura delle persone.

Claudio Cia (FdI) ha affermato che la discussione non è stata inutile ma ha contribuito a chiarire il quadro. Un quadro che nelle ultime settimane risultava confuso a tutti. Il capogruppo di FdI ha apprezzato che il presidente abbia detto che nulla è ancora deciso. Ma ha aggiunto di essere rimasto impressionato dal fatto che alcuni consiglieri si erano espressi in modo entusiastico dello spostamento dell’ospedale a Masi senza sapere nulla di questo progetto. Cia ha stigmatizzato chi oggi sostiene che un nuovo ospedale a Masi è una soluzione ottimale, perché queste persone sono le stesse che qualche tempo fa consideravano ottimale la ristrutturazione del nosocomio esistente. Il consigliere ha poi ricordato che più di 800 persone hanno sottoscritto un documento predisposto su questo tema da Fratelli d’Italia. In ogni caso per Cia dovrebbero essere gli amministratori locali a raccogliere un bisogno per farsene interpreti e a spingere per realizzare la soluzione richiesta. Qui invece arriva una proposta da fuori e si decide di ripartire da questa anche se il territorio aveva già apprezzato il progetto precedente. Siamo ora di fronte a due possibilità: l’ipotesi di una costruzione nuova nell’attuale area e la proposta di un nuovo ospedale a Masi. Secondo Cia i cittadini dovrebbero essere maggiormente coinvolti in questa decisione, anche perché a questo punto attendevano solo la costruzione dell’ospedale nell’area in cui già esiste. “La gente – ha concluso – non chiede una politica del mattone ma che l’ospedale sia in grado di dare risposte, servizi. La vera emergenza dell’ospedale di Cavalese è che non si trovano medici, infermieri e Oss, non la proposta di costruire altrove una struttura nuova. Questo nosocomio nel corso del decenni ha unito le valli. Ora con questa Cittadella della Salute si rischia di dividere il territorio, di creare contrapposizioni.

 

 

La replica di Fugatti.

Nella sua replica il presidente Fugatti ha spiegato che la Giunta non poteva non prendere in considerazione questa proposta presentata da privati. “E’ dovere di un’amministrazione pubblica – ha spiegato – attendere la valutazione del Navid, organo competente sul piano tecnico. Subito dopo, qualora si riscontrasse l’interesse pubblico, la Giunta andrà sul territorio e insieme agli amministratori delle tre valli deciderà. Ma sarebbe stato da irresponsabili dire di no e basta”. Non c’è nulla di più auspicabile – ha concluso il presidente – che oggi la parte pubblica si apra a collaborare con i privati per fare investimenti nell’interesse di tutti. Quanto al tema della copertura finanziaria, Fugatti ha ribadito “che i soldi per l’opera ci sono. Quando sarà arriverà il momento la Giunta dirà come stanno le cose e lo farà nei luoghi istituzionalmente deputati”, ha concluso.

 

 

LE SEI RISOLUZIONI

Respinta la prima di Degasperi per ripristinare nel bilancio il finanziamento per la ristrutturazione dell’ospedale.

La prima risoluzione proposta da Degasperi di Onda Civica e sottoscritta da Marini, Zeni, Zanella, Coppola, Manica e Olivi, respinta con 18 no, 10 sì e il voto di astensione di De Godenz (UpT), voleva impegnare la Giunta a restituire al capitolo del bilancio provinciale intitolato alla ristrutturazione dell’ospedale di Cavalese almeno gli stanziamenti previsti fino al 2018, e a riavviare l’iter di progettazione definitiva ed esecutiva del nuovo ospedale di Cavalese (o Fiemme e Fassa) sulla base del progetto preliminare scelto quale vincitore del concorso di progettazione.

Degasperi ha detto di non capire il no non essendo chiaro cosa costi ripristinare la previsione di spesa per l’ospedale di Cavalese visto che oggi i soldi bisogna andare a chiederli in prestito. Poi, siccome la risoluzione impegna a far ripartire l’iter di progettazione dell’ospedale il fatto che la Giunta prima abbia detto sì e ora dice no, questo non può essere imputato ad una decisione tecnica ma di alta politica. Se si delega la decisione al Nadef questo vuol dire che la Giunta non sta facendo il suo dovere adottando una decisione politica. Non si può rimanere fermi in attesa che il provato faccia i suoi comodi.

De Godenz (UpT) ha detto di non condividere la risoluzione perché sul finanziamento si è sentito confortato dalla risposta del presidente e per attendere la valutazione degli amministratori locali sul progetto dell’ospedale a Masi.

Guglielmi (Fassa) ha motivato il suo no avendo ampio mandato dalla sua valle a perseguire soluzioni alternative a quelle indicate in questa risoluzione.

Zeni (Pd) ha contestato al presidente la scelta di non rispondere di no al privato che ha presentato una proposta. Questo perché la Giunta ha già intrapreso una strada con un progetto sul quale ci si è già confrontati con gli amministratori locali e si è acquisito il loro consenso. Zeni ha precisato che la costruzione del nuovo ospedale accanto alla sede attuale dovrà precedere l’abbattimento dell’esistente e non avvenire contemporaneamente ad esso, per garantire continuità ai servizi. Altrimenti si danno ai cittadini informazioni scorrette. Zeni ha poi contestato l’affermazione che solo gli abitanti delle valli interessati avrebbero diritto di parlare dell’argomento. Votare contro questa risoluzione vuol dire opporsi al finanziamento dell’ospedale di Cavalese allungando così ancora e inutilmente i tempi di realizzazione dell’opera.

Zanella ha ricordato che il nucleo di valutazione è chiamato a giudicare se nel progetto presentato dai privati vi è un interesse pubblico. Ma una proposta di questo tipo è macroscopicamente in conflitto con un interesse pubblico: risparmio di suolo, tutela ambientale e un servizio appropriato da realizzare laddove oggi c’è già. Invece, pur avendo già un processo partecipativo avviato che poteva concludersi entro il 2026, si è stoppato tutto il progetto e si sta perdendo tempo. Infine i soldi su quel capitolo di bilancio andrebbero rimessi senza utilizzare risorse a debito. L’ospedale deve esser rifatto velocemente mentre così si ritarda la realizzazione di un servizio da garantire alle tre valli interessati.

Cavada (Lega) si è dichiarato contrario alla risoluzione ricordando a Zeni che per ristrutturare l’ospedale attuale l’edificio andrebbe demolito a blocchi, con il rischio di fermare attività sanitarie interne e che dei medici se ne vadano altrove. Marini (Misto-5Stelle) ha espresso l’impressione che l’interesse sotteso al nuovo progetto sia più l’edilizia sanitaria che non dare un miglior servizio sanitario ai cittadini. C’è poi il rischio di una privatizzazione della sanità.

 

 

No alla risoluzione Coppola per riprendere l’ipotesi di ristrutturazione dell’attuale nosocomio e di verificare se i Comuni sono d’accordo sulla modifica del Prg.

Respinta con 17 no, 10 sì, 2 astenuti (Ossanna e De Godenz) e 2 non partecipanti al voto (FdI con Cia e Rossato), anche la seconda risoluzione, proposta da Coppola, sottoscritta da Degasperi, Zanella, Dallapiccola (firma tecnica), Zeni e Marini, che mirava ad impegnare la Giunta a coinvolgere le amministrazioni locali e la popolazione nel dibattito e nelle decisioni sul progetto di costruzione di un nuovo ospedale a Masi di Cavalese, riprendendo in considerazione l’ipotesi di ampliamento e ristrutturazione dell’attuale ospedale; di verificare se i Comuni coinvolti nel progetto hanno intenzione di dare parere positivo alla modifica del piano regolatore, necessaria in caso di costruzione dell’ospedale a Masi; a chiarire sotto il profilo economico e funzionale quali vantaggi derivino dalla costruzione del nuovo ospedale a Masi; a riferire quali sono gli obiettivi che si prefiggono con questa costruzione e quali attività si pensano di concentrare in esso; a prevedere un potenziamento del servizio di trasporto infermi (con ambulanza ed elicottero) verso gli ospedali trentini se quello esistente non sarà in grado di garantire un’adeguata assistenza; a valutare attentamente i costi ambientali legati all’ipotesi di un nuovo ospedale a Masi; a prevedere infine un potenziamento dell’assistenza socio-sanitaria ri prossimità e della telemedicina nonché il rafforzamento dei servizi dei medici di medicina generale.

Degasperi ha sostenuto la bontà degli impegni previsti dalla risoluzione di Coppola specialmente a proposito dell’apertura della Giunta al progetto del privato che, legittimamente, antepone i propri interessi di profitto a quelli pubblici.

De Godenz ha ribadito che il suo voto di astensione prescinde da alcuni punti condivisibili della risoluzione perché occorre attendere il parere del Navip. Zeni ha voluto chiarire che in tema di parti le strutture ospedaliere di valle non servono a salvare chi sta per partorire perché queste urgenze prescindono dalle distanze territoriali. Non è la vicinanza della struttura che fa la differenza. È piuttosto l’elisoccorso a dover intervenire in questi casi. Diverso è il tema degli ospedali di valle che sotto i 500 parti all’anno possono tenere aperti ma solo per i parti fisiologici. Quanto all’orientamento dei sanitari di Cavalese a favore di un ospedale nuovo a Masi, Zeni ha sottolineato che ai medici interessa sapere che tipo di servizi un ospedale deve garantire. Che poi l’ospedale sorga a Cavalese o a Masi questo è secondario.

Guglielmi ha precisato che lo spostamento dell’ospedale a Masi renderebbe il servizio non più efficiente ma maggiormente raggiungibile specie quando c’è la neve, dai residenti e dai turisti.

Zanella ha osservato che la considerazione che forse sarebbe meglio costruire il nuovo ospedale a Masi, è emersa solo perché i privati hanno proposto questo spostamento. Certo un ospedale nel nulla è più facilmente raggiungibile, ed è altrettanto evidente che per ristrutturare e ampliare per non consumare suolo costa dei disagi. Disagi però temporanei ma poi si avrebbe un ospedale che non ha consumato altro suolo e più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Roberto Paccher (Lega) si è dichiarato avvilito a dover ascoltare problemi montati dalle minoranze e che non esistono come in questo caso, a fronte di un presidente che ha chiarito che il progetto attende una valutazione tecnica che la Giunta si riserva di soppesare prima di decidere. Gravi a suo avviso sono state le accuse emerse dalle opposizioni che hanno addirittura chiesto le dimissioni a Fugatti che è venuto in aula a spiegare tutto. Il presidente ha semplicemente precisato che un progetto è stato presentato e che sta per essere valutato. Se dovesse arrivare un progetto per il quale i privati contribuiscono in modo importante per dare dei servizi ai cittadini, la Giunta ha il dovere di valutare questo progetto. Contestare questo dimostra grande pochezza da parte di persone che hanno avuto in mano il governo del Trentino. La sanità del Trentino per Paccher “risente di scelte scellerate compiute da chi ha governato nel passato”. Il risultato è che alla santià della provincia mancano medici ovunque.

Zeni ha chiarito di non aver presentato alcun esposto contro il presidente Fugatti.
Marini si è soffermato sul punto relativo alla partecipazione. A suo avviso questa volontà di ascoltare i territori va declinata concretamente fornendo informazioni che ad oggi mancano dopo un comunicato del 22 marzo scorso di 5 righe e mezza. La nota riferisce di aver ricevuto una proposta e che il Navid è stato incaricato di una valutazione. E basta. Se davvero si vogliono ascoltare i territori, per Marini vanno fornite informazioni chiare, complete e accessibili a tutti. Andrebbero per questo definito regole d’ingaggio su cosa significa trasparenza e arrivare a una decisione preceduta dalla raccolta di pareri, di documentazione e contributi per promuovere un dibattito informato.

 

 

Bocciata la risoluzione Marini sul rispetto delle norme urbanistiche.

No del Consiglio con 17 voti contrari, 9 favorevoli e 2 non partecipanti al voto (FdI) anche alla terza risoluzione, proposta da Marini (Misto-5 Stelle), che voleva impegnare la Giunta a promuovere la pianificazione urbanistica e la progettazione delle infrastrutture sanitarie dell’ospedale Cembra, Fiemme, Fassa e Cavalese attraverso l’attivazione degli strumenti disciplinari delle leggi provinciali sulla salute e per il governo del territorio, assicurando il coinvolgimento degli enti locali, dei soggetti interessati e dell’utenza dei servizi sanitari in una logica di continuità con l’uso degli spazi urbanizzati, per perseguire obiettivi di riduzione del consumo del suolo e di integrazione paesaggistica definiti dalle norme di settore e dalle strategie di sviluppo.

Giorgio Tonini (Pd) si è detto sorpreso dal parere contrario della Giunta, perché a suo avviso se si vuols spostare l’ospedale occorre fare riferimento alle norme urbanistiche che implicano l’attivazione di procedure partecipative. Questa risoluzione andrebbe considerata pleonastica, perché la dimensione urbanistica appartiene alla storia della nostra comunità provinciale. Tonini ha ricordato il consenso raccolto a suo tempo dalla Giunta Malossini sulla realizzazione della strada di fondovalle in val di Fiemme, grazie all’impegno assunto dall’esecutivo di non urbanizzare il fondovalle. Eppure quell’infrastruttura cambiò la fisionomia della val di Fiemme spostando il traffico di transito nel fondovalle. Questa risoluzione di Marini raccomanda semplicemente di prestare attenzione agli aspetti urbanistici di un’opera visino alla quale potrebbe sorgere ad esempio un quartiere residenziale. Si tratta si chiedersi quale sia la conformazione urbanistica che vogliamo dare alla val di Fiemme.

Paolo Zanella (Futura) ha osservato che il parere contrario della Giunta dipende proprio dall’impegno che deriverebbe da questa risoluzione sulla sostenibilità dell’opera. La legge urbanistica prescrive infatti il recupero dei manufatti esistenti per evitare il consumo di suolo, con la possibilità di derogare solo se è dimostrata l’assenza di soluzione alternative utilizzando edifici già esistenti. Questo è il tema della risoluzione.
Ma anche con questo no, la legge della Provincia rimane legge e vedremo se il nuovo progetto è percorribile.

Degasperi ha ricordato una norma provinciale in vigore, secondo la quale non sono considerate ammissibili proposte incompatibili rispetto alle previsioni del PUP vigente.

 

 

MOZIONE ERUEGIO APPROVATA

Approvata la proposta di mozione 417 di di Luca Guglielmi (Fassa), sottoscritta da Masè (La Civica), Dalzocchio (Lega), Ossanna (Patt) e De Godenz (UPT) per favorire la partecipazione degli enti locali all’Euregio.

Via libera con 28 voti a favore e 4 astensione alla mozione, il cui testo è stato completamente sostituito d’intesa con il presidente della Giunta Fugatti, impegna l’esecutivo a interpretare in modo inclusivo e partecipativo i temi e le prospettive dell’Euregio, favorendo il coinvolgimento dei cittadini e degli enti locali. In secondo luogo, il testo prevede che sia facilitata e favorita la realizzazione di progettualità partecipate e capaci di coinvolgere il territorio e gli enti locali , attuate attraverso il ricorso all’associazionismo e alla costituzione di un comitato, affinché le opportunità della cooperazione transfrontaliera e del rapporto con il Tirolo e l’Alto Adige/Südtirol siano sviluppate nel modo più ampio possibile. Secondo Guglielmi la proposta così emendata rafforza anche la presidenza di turno del Gect affidata a Fugatti.

Alex Marini (Misto-5 Stelle), favorevole al testo, ha osservato che vanno coinvolti i cittadini anche in merito alla mozione approvata nei giorni dal Dreier Landtag che sollecita al coinvolgimento della società civile nei processi decisionali riguardanti le scelte della pubblica amministrazione. Quanto alle progettualità euroregionali ha suggerito di considerare le iniziative proposte per la valorizzazione della figura di Padre Kino, che unisce i territori del Trentino e del Tirolo e che è un punto di riferimento importante per alcuni stati nordamericani e in Messico. Si potrebbe su questa figura costituire un’apposita fondazione. Marini ha infine invitato la Giunta a mettere il Trentino al passo con i tempi sulla introduzione nell’ordinamento provinciale dell’istituto dell’assemblea dei cittadini e dei consigli dei cittadini analoghi a quelli creati nel Vorarlberg.

Lorenzo Ossanna (Patt) ha sottolineato l’importanza data dalla mozione alla partecipazione degli enti locali all’Euregio e al Gect. Bene quindi l’apertura di una nuova fase di dialogo degli organi euroregionali con le amministrazioni comunali. Vanessa Masè (La Civica) ha plaudito alla mozione avvalorata dalla seduta congiunta del Dreier Landtag di giovedì e venerdì scorso.

Alessia Ambrosi (FdI) ha evidenziato l’esigenza di rafforzare l’unione fra i tre territori costituita dall’Euregio che, pur diversi, insieme possono fare la differenza. Questa sinergia fra le nostre regioni con i progetti che ne scaturiscono facendo rete attraverso gli enti locali dev’essere motivo di orgoglio in particolare per i giovani. Ambrosi ha proposto il coinvolgimento anche della V Commissione del Consiglio che si occupa dei rapporti della Provincia con l’Europa.

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