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CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA POMERIGGIO: « VARIAZIONE DI BILANCIO, NO A PARTE DEI 19 MILA EMENDAMENTI / SI TORNA IN AULA IL 19 MAGGIO »

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18.57 - giovedì 11 maggio 2023

Consiglio, saltano gran parte dei 19 mila emendamenti sulla variazione di bilancio. Si torna in aula il 19 maggio.

 

Pomeriggio di discussione generale sulla variazione di bilancio in Consiglio. Poco prima delle 18,30 è stata convocata una conferenza dei capigruppo nella quale è stato stabilito che il Consiglio, sempre sul ddl di Fugatti, verrà riconvocato alle 14 di venerdì 19 maggio fino ad esaurimento del punto. In seguito ad una serie di emendamenti sostitutivi presentati dalla Giunta, dei 19 mila sub emendamenti ostruzionistici, ne sono rimasti in vita solo quale centinaio.

La seduta si è aperta con la presentazione di un ordine del giorno, in base all’articolo 108 del regolamento consiliare, per chiedere il rinvio del ddl sulla variazione di bilancio in commissione. Un odg “stoppato” subito dal presidente Fugatti che, come richiesto dal regolamento, non ha dato l’assenso alla discussione. Se avesse detto sì, l’odg, dopo un intervento a favore e uno contrario, sarebbe stato messo ai voti.

 

Zanella: in commissione è arrivata una scatola vuota

Chiuso questo preambolo, il primo a intervenire in discussione generale è stato Paolo Zanella (Futura) il quale ha detto che con questo ddl si è raggiunto il vertice delle anomalie istituzionali che si sono viste in questa legislatura. Il consigliere ha ricordato che i capigruppo hanno dato il via libera alla procedura di urgenza per il ddl sulla fiducia, ma alla fine in Commissione è stata portata una “scatola vuota” sulla quale sono state fatte le audizioni “farsa”. Anche i tentativi di far slittare la commissione per permettere un iter regolare sono caduti nel vuoto e alla fine ai consiglieri. Successivamente anziché un articolato, è stata fatta pervenire una nota sulle allocazioni delle risorse. L’emendamento che inserisce nel ddl 318 milioni dell’avanzo di bilancio è stato presentato alle parti sociali, mentre i commissari della Prima commissione non hanno vista nulla. Una manovra pesante e che certo non può essere ostacolata da un rinvio di una decina di giorni per riportarla in commissione. Quindi, l’invito di Zanella è stato quello di rimediare allo sgarbo istituzionale tornando in commissione e ha chiesto al presidente del Consiglio Kaswalder di tutelare tutti i consiglieri a fronte di un iter mai visto e scandaloso. Un iter che ha visto la presentazione di un ddl senza un euro, per poi riempirlo, una volta approvato in commissione, di 318 milioni di euro.

 

Olivi: qualsiasi minoranza si sarebbe ribellata

Alessandro Olivi (Pd) ha detto che qualsiasi minoranza si sarebbe ribellata a una manovra così sbrigativa con la quale si allocano 318 milioni. Un ddl che, in più, è stato presentato in aula da una relazione di una facciata e mezza letta dall’assessore Spinelli. Olivi ha continuato dicendo che l’Aula va rispettata e non tengono del tutto le scuse dell’assessore secondo il quale c’era la necessità di fare in fretta. Anche Olivi ha fatto appello alla Giunta di tornare in Commissione anche per evitare l’ostruzionismo. Il consigliere dem ha concluso affermando che Fugatti, la scorsa legislatura, di fronte a un fatto del genere avrebbe fatto fuoco e fiamme.

 

Tonini: una forzatura senza senso

Giorgio Tonini (Pd) ha detto di sentirsi mortificato di dover ripetere ancora una volta in questa legislatura l’abc della democrazia e cioè che i parlamenti moderni sono nati per controllare l’imposizione delle tasse e l’uso delle risorse da parte del re. Il cuore del parlamento è quindi il controllo delle risorse. Un principio sacro soggetto a tutte le pressioni possibili da parte di tutti i governi, fatto in parte fisiologico nella dialettica tra parlamenti e governi. Ma le forzature devono comunque avere un senso e questa messa in atto dalla Giunta di senso non ne ha. Legittimamente la Giunta ha chiesto di poter usare una procedura emergenziale prevista dalle norme nazionali e che permette di inserire in bilancio gli avanzi contenuti nel rendiconto prima della parificazione della Corte dei Conti. Una scelta che permette di risparmiare un paio di mesi e che tutti hanno condiviso. Ma il ddl della variazione è stato portato in commissione prima dell’approvazione del rendiconto in Giunta e quindi è stato presentato un testo “fasullo” solo per scavalcare il vaglio della Prima commissione.

Un vero e proprio “fallo”, ha aggiunto, che il presidente del Consiglio avrebbe dovuto fischiare. Sgarbo tanto serio da aver messo addirittura in imbarazzo gli auditi, al punto che la Camera di commercio non si è presentata in commissione, affermando che non avevano nulla da dire su un testo così scarno e i sindacati hanno lasciato un documento e se ne sono andati. Gli imprenditori, ha continuato, hanno parlato di cultura generale e con le associazioni agricole si è parlato di acqua e di orsi che non hanno nulla a che fare con la variazione di bilancio. Ma, ha sottolineato Tonini, con azioni come queste ci si spara sui piedi perché, ha detto rivolgendosi alla maggioranza, la ruota gira. Nel merito l’esponente dem ha ricordato che ci sono problemi di fondo da affrontare, oltre alla crisi demografica, quello della produttività del sistema economico trentino, che è buona, ma fa fatica a tenere il ritmo anche con le regioni del nord est.

C’è il problema dell’amministrazione pubblica che è la migliore d’Italia ma si trova a mezza classifica in Europa e che, in termine di personale, si trova ad affrontare la concorrenza di Paesi come la Norvegia che richiama infermieri con stipendi altissimi. Problemi strutturali che non si possono affrontare di quattro mesi in quattro mesi e con misure spot. Eppure, nonostante questa necessità di allungare lo sguardo un po’ oltre, si è chiusa anche la discussione in Prima commissione. Evidentemente si ritiene fastidioso passare un paio di pomeriggi a parlare di problemi strutturali. Ma, il Consiglio è la casa dei trentini solo se si riesce discutere in questa casa altrimenti si tratta di stucchevole retorica. Di fronte a questa scelta incomprensibile, ha continuato Tonini, è inevitabile l’applicazione di quello che ha definito il metodo Borga: cioè si passa dal dialogo alla guerra, per quanto per fortuna incruenta. Alla fine, ha ricordato Tonini, si arriverà agli stessi tempi che sarebbero necessari per tornare in commissione. Il consigliere Pd ha quindi invitato la Giunta a tornare sui suoi passi anche per evitare di affrontare la prova elettorale solo in base ai rapporti di forza.

 

Dai capigruppo di maggioranza respinti gli inviti della minoranza si va avanti in aula.

Dopo l’intervento di Tonini, l’assessore Spinelli ha chiesto una conferenza dei capigruppo di maggioranza. Al termine dell’incontro l’assessore ha riferito che la scelta è stata quella di continuare con la trattazione in aula.

 

Marini: una situazione che ricorda la “democratura”

Tornati in discussione generale Alex Marini (5 Stelle) ha detto che ci si trova di fronte alla violazione di tutte le regole in un modo che ricorda uno stile di governo oligarchico. Mai come questa volta, ha detto l’esponente pentastellato, c’è stata da pare della Giunta la volontà di escludere il dibattito in commissione. Difficile anche capire chi determina queste scelte che, in questo caso, hanno irritato anche i rappresentanti sociali come il sindacato. Fatto, ha aggiunto Marini, che svela la volontà della Giunta di abbandonare la pratica concertativa, evidentemente a favore di altre categorie economiche. Una situazione, ha detto ancora Marini, che richiama alla memoria quella che è stata definita dal politologo sudamericano Eduardo Galeano la “democratura”. Cioè un governo autoritario che mantiene in vita una forma democratica, seppure limitata. C’è una mancanza di confronto democratico anche a fronte di problemi enormi: demografici, economici, sul piano dei diritti di genere, della partecipazione democratica (anche sul tema dell’orso), del futuro dei giovani. L’atteggiamento della maggioranza è autoritario e negli ultimi anni le violazioni delle regole sono aumentate anche perché non comportano cali di consenso.

 

Coppola: non c’è nulla sul cambiamento climatico

Anche Lucia Coppola (Europa Verde) ha denunciato l’inutile fretta della Giunta che ha presentato in Commissione un foglio bianco tutto da riscrivere. Ma, alla fine, la manovra finanziaria è risultata pesante e potrebbe avere un impatto positivo sulla vita delle classi meno abbienti. Secondo l’esponente verde nel ddl ci sono aspetti positivi sul tema casa, anche se le cifre non sono certo esaltanti. In Trentino c’è una forte discriminazione di classe a partire dalle tasse che pesano soprattutto sui più deboli. Mancano però nella manovra interventi sul cambiamento climatico, sull’edilizia scolastica, sull’occupazione femminile e per l’Agenzia del lavoro per la quale sono previste 7 assunzioni quando ne servirebbero 50. Inoltre, Coppola, ha ricordato che non c’è nulla per la prevenzione degli incidenti sul lavoro; nulla per la siccità e le politiche energetiche. Tutto tace, ha aggiunto, anche sulla medicina territoriale di cui molto si è parlato durante il Covid. Apprezzato invece il ristoro previsto per chi ha perso la casa in seguito al bypass ferroviario di Trento. La consigliera ha infine illustrato il suo odg che vuole impegnare la Giunta al rinnovo del contratto della Pa adattando gli aumenti alla perdita di potere d’acquisto.

 

Degasperi: si impedito il confronto in commissione

Filippo Degasperi ha affermato che Kaswalder sarebbe dovuto intervenire perché si è impedito il confronto in commissione. Nel testo, comunque, c’è poco: ci sono soldi per Piné. Soldi, 2 milioni 600 mila all’anno, che i trentini dovranno pagare per riparare un danno per una promessa olimpica mancata. Poi ci sono le risorse per il passaggio di livello delle educatrici dei nidi e un intervento per i prof delle professionali. Ma al fondo di tutto, al di là della pochezza delle scelte, sta il fatto che nel 2022 non si sono saputi spendere 318 milioni di euro. Con questi soldi la maggioranza ha fatto un dietrofront sull’esenzione sull’addizionale regionale Irpef tornando su quanto c’era in Trentino dal 2015; si stanziano appena 5 milioni per Itea nonostante la situazione da Terzo mondo di molti immobili e sarebbe da capire che risultati hanno prodotto i contributi per la natalità. Da capire anche se sull’edilizia scolastica si farà qualcosa perché Depero, Vittoria e Pertini sono sempre lì alle stesse condizioni da anni. Dubbi ha espresso il consigliere di Onda sulla collocazione delle case delle comunità. Sul tema della promozione turistica ha chiesto di sapere prima che fine abbia fatto, dopo due anni, il sito Indaco. Stesso ragionamento per la Formazione professionale che era stata definita la priorità della legislatura ma gli unici aumenti sono stati quelli dei dirigenti lasciandola andare questa scuola alla deriva, nelle mani di capi che pensano più che altro a sé stessi. Infine, l’esponente di Onda ha augurato all’attuale maggioranza di non tornare minoranza per non subire lo stesso trattamento che viene riservato ora all’attuale opposizione.

 

Demagri: la maggioranza comanda ma non governa

Paola Demagri (Casa autonomia) ha detto che la democrazia è stata svilita troppo spesso dall’atteggiamento della maggioranza; dai continui sgarbi e dai comportamenti in aula. Grave quello che è accaduto in Prima commissione dove ha regnato il vuoto assoluto. Alla maggioranza piace il verbo comandare, ma governare è ben diverso perché implica responsabilità, rigore, il rispetto dei regolamenti e delle funzioni dei consiglieri. Il compito dell’opposizione è di descrivere la situazione con eleganza. Descrivere la differenza tra comando e governo. Rivolgendosi a Spinelli, Demagri ha detto che, rifiutandosi di rinviare in commissione del ddl, l’assessore ha perso l’occasione di tendere la mano. Quindi, ha aggiunto non è la minoranza che perde tempo ma la maggioranza con il suo atteggiamento. Nel merito dei 318 milioni, ha continuato, non si sono trovate risorse per ovviare agli enormi ritardi per le visite specialistiche. Ritardi che costringono i pazienti a rivolgersi ai privati o fuori provincia. Si sarebbero dovuto investire alcuni milioni per cancellare quella che viene definita la “sanità sospesa”, aprendo una trattativa per arrivare a pagare ai medici le prestazioni libero professionali in base all’analisi dell’andamento storico.

 

Maestri: uno sfregio per tutta la popolazione

Lucia Maestri (Pd) ha ricordato a Kaswalder che il suo ruolo deve essere neutrale come prevede il regolamento. Ma nel caso della variazione ha dimostrato di non saper garantire le minoranze, una ferita non solo politica ma soprattutto istituzionale. Al punto che, ha affermato ancora l’esponente dem, ha abdicato all’urgenza manifestata più volte di votare il rendiconto del Consiglio. Maestri ha detto di non sentirsi più tutelata dal Presidente che rappresenta, ha ricordato, la massima autorità istituzionale. Inoltre, la consigliera Pd, ha affermato che chi continua a dire che in Consiglio si perde tempo delegittima le istituzioni perché in aula si esercita la democrazia e si fanno le leggi. Ma, ha continuato, delegittimare le istituzioni per ottenere più voti significa svuotarle di dignità che non si può recuperare portando un distintivo sulla giacca. Inoltre, ha concluso, i consiglieri sono rappresentanti di tutta la popolazione e negare all’opposizione di esprimersi su una variazione di bilancio di 318 milioni è uno sfregio per tutta la comunità.

 

Dallapiccola: allevatori dimenticati

Michele Dallapiccola (Casa autonomia) ha ricordato che nella variazione per Piné sono stati destinati 20 milioni, certo una comunità importante che però non può essere anteposta a un settore come quello dell’allevamento degli ovi – caprini per il quale non è stato stanziato nulla. Per l’esponente di Casa autonomia la maggioranza continua a rifiutare il confronto anche per evitare che con qualche emendamento la minoranza possa intaccare qualche riserva di voti. Al punto che agli allevatori degli ovi – caprini non si offre nulla nemmeno per contenere gli attacchi dei lupi mentre si promette di ridurre, non si sa come, gli orsi. La Giunta sul piano lupo ha dimostrato la stessa mancanza di coraggio mostrata con l’orso e quindi non ha fatto nulla per far vivere un’estate serena ai pastori. Nulla è stato fatto per la cosiddetta “mafia dei pascoli” e per incrementare il lavoro di conservazione dell’ambiente. Un atteggiamento vessatorio che, ha detto Dallapiccola, ha colpito anche gli asini il cui valore è stato dimezzato.

Ugo Rossi ha raccontato una vicenda che mette in luce la situazione a dir poco difficile della sanità trentina.

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