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“ COMITATO INSIEME PER ANDREA PAPI” * REPLICA A “PARCO ADAMELLO BRENTA” (PAT): “ REINSERIMENTO ORSO ALPI, “ERAVATE CONSAPEVOLI CHE LE NORME AVREBBERO RESO DIFFICILE LA SALVAGUARDIA DELLA VITA” / È VENUTO IL TEMPO DI CHIEDERE SCUSA »

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18.38 - giovedì 24 agosto 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Risposta all’attacco al Comitato “Insieme per Andrea” da parte del Parco Adamello Brenta pubblicato il 07/08/2023 sul giornale l’Adige e sul periodico d’informazione “ Parco informa”.

Il Comitato non è nato con la pretesa di dare soluzioni, che peraltro spettano a chi ha la responsabilità di quanto succede nella nostra Provincia Autonoma, e nemmeno per innescare sterili polemiche ma con un fine ben più nobile che è quello di sostenere la Famiglia Papi alla quale il progetto Life Ursus e la sua disastrosa e ormai conclamata fallimentare gestione ha causato l’immenso dolore della perdita di un figlio che è di noi tutti. Uno dei principali obbiettivi del Comitato è quello di informare correttamente la popolazione che si vede costretta a subire situazioni di paura, di sconforto, di senso di impotenza e di abbandono dovute alla privazione della libertà senza giustificazioni plausibili.

La risposta all’accusa mossaci di cercare solo polemica , viene giornalmente confutata con le innumerevoli interviste , articoli di cronaca e lettere al giornale che danno conto del vero sentimento dell’opinione pubblica; un sentimento, che negli anni del progetto si è cercato di ammaestrare ( come diffusamente riportato nei documenti pubblicati dal Parco) con azioni di comunicazione di ogni tipo create ad arte e sostenute da ingente spesa di denaro pubblico ( per intenderci quello delle tasse di noi cittadini).

Nonostante ciò, e con risorse che derivano unicamente dal nostro spirito ed attività di volontariato gratuito, noi lavoriamo per il diritto alla verità!

La verità forse fa male ma non può giustificare l’attacco irrispettoso al gruppo di “docenti o personalità” che ci accompagnano nel nostro lavoro ai quali, sempre rinnoviamo il nostro grazie, per la gratuità del loro impegno e per il coraggio che dimostrano nel sostenere un pensiero che, in certi ambienti risulta scomodo, certamente non premiante ma che interpreta nel profondo il rispetto per la vita delle persone e la difesa della libertà e della sicurezza dei luoghi nei quali le Comunità hanno esercitato da secoli diritti e doveri che ne hanno consentito lo sviluppo ed il mancato spopolamento.

Osserviamo con rammarico le dichiarazioni del Parco che de- finiscono il Life Ursus come un progetto pienamente riuscito dove l’orso si è ambientato bene, si sta moltiplicando, ha trovato l’ambiente ideale e accogliente e privo di nemici naturali trascurando e dimenticando completamente l’impatto e le conseguenze che questo avrebbe avuto su di un territorio ad alta densità antropica.

A dimostrazione di ciò basta vedere la posizione assunta dei Sindaci Giudicariesi (dei quali fa parte anche il presidente del Parco Adamello Brenta) che richiedono al Presidente Fugatti provvedimenti di pubblica emergenza e la nomina di un Commissario per la gestione di un progetto che oramai da tutti è ritenuto fallimentare.

Non è certo una lista insignificante di persone ed enti coinvolti pubblicata sul n. 18 dei “Documenti del Parco” che può garantire una maggiore scientificità del Progetto Life Ursus rispetto alla valutazione di scientismo ( deformazione parassitaria della scienza ), così definita da parte dei componenti del Comitato Scientifico che ci accompagna. Trattasi di una valutazione ampiamente condivisa dalla numerosa e interessata popolazione che incontriamo nei diversi appuntamenti sul territorio.

Non si può dimenticare o omettere, inoltre, che : le persone coinvolte nel progetto Life Ursus , siano state persone retribuite per il progetto stesso; figura , ad esempio, come soggetto elaboratore del piano di recupero dell’orso bruno , la Wild- biologische Gesellschaft, Munchen – WGM – che da una breve ricerca risulta essere una società privata con sede a Monaco (D) nata nel 1977 e fallita nel dicembre 2000.

Di contro sono assenti parecchi Comuni del territorio che poi sarebbe stato interessato dal progetto , come i proprietari medesimi del territorio quali. Asuc, Consortele, Regole ecc. Rivendichiamo quindi il massimo rispetto per le stimatissime personalità che collaborano con il nostro Comitato la cui professionalità e competenza non accettiamo sia messa in discussione da chi invece, ha pagato laute consulenze per lo sviluppo di un progetto che la popolazione ( cittadini- contribuenti) ritiene non solo un enorme spreco di denaro pubblico ma pericoloso per la stessa vita delle persone ed un indiscutibile danno economico.

Queste non sono opinioni ma “dati di fatto, situazioni reali con le quali ogni giorno oramai dobbiamo confrontarci”.

Analizzando poi le varie previsioni circa lo sviluppo del pro- getto si rileva un’approssimazione continua ed un assurdo ed inaccettabile parallelismo con quanto avviene negli Stati Uniti , realtà del tutto differente e quindi non raffrontabile al nostro Trentino; difficile quindi comprendere il merito scientifico tanto sbandierato e fortemente sostenuto dalle attività di comunicazione a pagamento.
Dall’attenta lettura dei documenti si rileva il fatto che :”il peri- colo per l’aggressione anche mortale all’uomo era ben noto ed infatti , nello studio del 2000 si parla di: “ alcuni orsi posso- no mostrare comportamenti conflittuali con l’uomo …(omissis) ricerca aggressiva del cibo, a volte condotta anche entrando nelle case , edifici o stalle ; danni molto superiori alla norma alle attività umane ; attacco diretto all’uomo , con esiti anche mortali (Adamic 1977)”.

Per quanto riguarda poi il “famoso sondaggio” nel documento disponibile si legge : “ i dati sono riportati e interpretati in maniera sintetica “ e si rinvia a un dettagliato rapporto che, guarda caso non si trova .
In ogni caso si parla di una campione di 1512 persone, su una popolazione potenzialmente interessata di 700.000/800.000 persone lo 0,19 % del totale , alle quali sono state poste 23 domande.

Ulteriormente dallo studio citato si legge a pag. 64 che : la popolazione interessata dalla reintroduzione dell’orso , non ha alla data del progetto, e quindi dell’intervista, alcuna abitudine culturale alla presenza sul territorio di specie selvatiche realmente pericolose ; ciò appare confermato dai risultati del sondaggio telefonico realizzato, che ha evidenziato come meno del 5% degli intervistati ritengono che l’orso bruno alpino attacchi l’uomo e solo l’1% ha sentito parlare di aggressioni in altre aree geografiche, mentre l’81 % ha escluso aggressioni
dirette all’uomo. Sostanzialmente si può dire che chi è stato intervistato non conosceva nulla dell’orso e quindi , se il sondaggio davvero c’è (?) che valore può avere?

Di contro non viene assoluta- mente citato il nascere, all’epoca, di movimenti spontanei di cittadini, come il caso del “Comitato per la Conservazione dei Diritti e delle Tradizioni Locali nell’Area Adamello Brenta” che nel 1996 contava già più di 6.000 adesioni attraverso le quali la popolazione locale residente, esprimeva la propria contrarietà al reinserimento dell’or- so proprio nel Parco Adamello Brenta.

La relazione con le amministrazioni locali da parte del Parco , appare irragionevole e lesiva delle competenze istituzionali degli Enti infatti, sempre dai documenti curati dal Parco , nel punto che riguarda – la pianificazione delle operazioni di comunicazione , tenuto conto del fatto che dal citato son- daggio emerge chiaramente che : l’attitudine e le situazioni sociali lombarde appaiono più incerte ( minore informazione, minore attitudine positiva verso la reintroduzione maggiore apprensione per i possibili problemi …(.omissis). Preventive riunioni con i tecnici della regione Lombardia hanno evidenziato l’opportunità di adottare , nel caso specifico della provincia di Brescia, un approccio graduale al problema , evitando nelle prime fasi del progetto il coinvolgimento diretto delle Amministrazioni e degli Enti locali . Alla luce di questa conduzione del progetto, come si fa a parlare di accettazione da parte del territorio?

Infine , forse la dichiarazione più grave riportata dal documento è la seguente: per quanto riguarda l’allontanamento o, in casi più gravi l’abbattimento di animali particolarmente problematici, l’attuale quadro normativo non prevede, contrariamente a quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti, eccezioni al regime di tutela per gli individui oggetto di interventi speri- mentali; un adeguamento normativo che preveda tale regime per gli orsi rilasciati , proposto da Ciucci e Boitani (1997), non appare al momento realistico perché in contrasto con le normative nazionali e comunitarie.

Quindi il Parco Adamello Brenta mentre inseriva il grande carnivoro in aree alpine densamente popolate, sia da residenti che da turisti, era ben consapevole che le norme vigenti avrebbero reso estremamente difficili le misure di intervento a salvaguardia della vita umana.
Noi crediamo che sia venuto il tempo di chiedere scusa!

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“Comitato Insieme per Andrea”
Il Presidente Pierantonio Cristoforetti

 

Prossimi incontri del “Comitato insieme per Andrea Papi”

Roncone

Venerdì 25.08.2023 ore 20.30 teatro comunale

 

Cles

Venerdì 1 09 2023 ore 20.30 Sala Cassa Rurale via Marconi n. 58

 

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Pubblicazione sostenuta con i fondi elargiti dai cittadini per l’attività del Comitato

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