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COMITATO DIFESA ACQUE TRENTINE * DELIBERA GIUNTA PAT – 1334 (22/7/2022): « NESSUNA DEROGA AL DMV, NESSUN FAVORE ALLE MONOCOLTURE INTENSIVE »

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10.43 - sabato 30 luglio 2022

Nessun favore alle monocolture intensive! Osservazioni sulla delibera di Giunta n. 1334 del 22 luglio 2022. Non è raro pensare che il mondo della politica non sia in grado, quando si presentano situazioni di urgenza, di agire con la necessaria tempestività. Eppure quando di mezzo ci sono interessi milionari e vengono mosse le giuste pedine, improvvisamente la arrugginita macchina burocratica si trasforma in una catena di montaggio perfettamente oliata ed efficiente, pronta a sfornare una norma ad hoc che faccia contenti i richiedenti.

L’approvazione della delibera di giunta n. 1334 del 22/07/2022 è l’apice del più stupefacente asservimento del settore pubblico all’interesse degli imperi agricoli-industriali della nostra provincia. La sequenza di passaggi che ne è testimonianza è di una sconcertante rapidità.

Il 18 luglio la Federazione Provinciale dei Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario “richiede la possibilità di consentire la deroga urgente al rispetto degli attuali valori di rilascio del deflusso minimo vitale (DMV) nei corsi d’acqua oggetto di derivazione”, che, aggiungiamo noi, sono già in condizioni di estrema sofferenza, “per uso irriguo da parte dei consorzi irrigui”.

A soli due giorni dalla richiesta sopracitata, la Fondazione Edmund Mach – Centro trasferimento tecnologico (FEM), con nota di data 20 luglio 2022, esprime un “Parere in merito ai fabbisogni idrici minimi” per alcune colture. Non è forse un caso che queste siano proprio le tre monocolture – fragole, meleti e vigneti – afferenti ad un modello di agricoltura industriale non propriamente rispettoso degli equilibri ecologici del nostro territorio. La FEM ci tiene inoltre a cautelarsi anzitempo, evidenziando come “i valori indicati si riferiscono ad elaborazioni semplificate valide solo per questo periodo di eccezionale siccità e non utilizzabili in condizioni ottimali di disponibilità idrica”.

Ma la incredibile sequenza di documenti non si arresta qui. Il giorno dopo, ovvero il 21 luglio 2022, la giunta incassa pure il parere favorevole delle strutture competenti in materia di ambiente, utilizzazione delle acque pubbliche, tutela della fauna ed agricoltura. Non riusciamo a capacitarci di come questi uffici, che dovrebbero avere come fine ultimo la protezione dell’ambiente, possano avallare una decisione di questa portata distruttiva.
Si arriva così alla sopracitata delibera del 22 luglio, che disciplina le modalità di presentazione delle domande da parte dei consorzi irrigui. All’interno del testo si determinano i quantitativi addizionali di acqua che gli stessi avrebbero la possibilità di prelevare e i vari passaggi di valutazione da parte degli uffici competenti. Nessun cenno ad organi di controllo ed eventuali sanzioni: alcuni passaggi sono di pura creatività da ecocidio. Fra tutti spicca il seguente:

Il consorzio richiedente è tenuto a verificare costantemente che la predetta attuazione del nuovo rilascio non comporti evidenti problemi ambientali, in particolare per la fauna ittica, nel tratto sotteso. Nel caso in cui il consorzio richiedente dovesse riscontrare l’insorgenza di tali problemi, lo stesso dovrà immediatamente attivarsi per ripristinare il rilascio precedente.

In tutta onestà, non possiamo pensare che i consorzi irrigui assumeranno ittiologi e biologi per verificare che il surplus di prelievo idrico non vada a gravare sulla funzionalità ecologica dei corsi d’acqua interessati. Questa funzione non può essere delegata a coloro che avanzano la richiesta di uso dell’acqua. Viene riproposto, per l’ennesima volta, il cortocircuito tra controllore e controllato.

Vogliamo lanciare con forza un messaggio: quella che stiamo vivendo non è un’emergenza, ma una nuova drammatica normalità! Questa è la prima di una lunghissima serie di estati siccitose che ci aspettano. Non possiamo pensare di affrontarle sbandierando la retorica dell’emergenza. Sono più di quarant’anni che conosciamo le conseguenze dei cambiamenti climatici. Tra queste vi è la siccità e le sue devastanti conseguenze. Ebbene, eccoci al dunque. Dove sono le misure di mitigazione e adattamento? Dove sono le pratiche virtuose radicalmente ecologiche? Dove sono le leggi che permetterebbero al Trentino di essere il pioniere di un’agricoltura realmente sostenibile? La delibera della giunta è il manifesto di un duplice fallimento. Quello della politica provinciale che non ha saputo, in tutti questi anni, indirizzare l’agricoltura del nostro territorio verso un cambio di paradigma quanto mai necessario; quello della carenza di visione dell’agricoltura intensiva e industriale trentina che, rimasta accecata dalla logica del profitto ad ogni costo, troppo spesso ha vessato il nostro territorio con pratiche insostenibili, velenose ed energivore, rendendolo, in alcuni luoghi, un vero e proprio deserto biologico e che ora pretenderebbe di prendersi anche quelle poche gocce d’acqua che rimangono.

Non possiamo fare a meno inoltre di notare come questa delibera si ponga in contraddizione con le recenti scelte provinciali concernenti la gestione della fauna ittica. Da un lato, il legislatore ribadisce l’importanza di favorire il mantenimento di habitat, adatti alle specie autoctone, caratterizzati da acque “limpide, fresche […], bene ossigenate e con corrente sostenuta”1; dall’altro si continua nel depauperamento delle già risicate disponibilità idriche dei nostri corsi d’acqua. Ci sembra fin troppo chiaro il significato di Deflusso Minimo Vitale.

Nessuno di noi vuole combattere una guerra per l’acqua. Viviamo in un territorio che ha sempre giovato dell’abbondanza di questa risorsa preziosa, ma al contempo siamo profondamente preoccupati per la fase climatica che stiamo attraversando e che ahimè, in futuro, è destinata ad aggravarsi ulteriormente. Ci piacerebbe vedere una politica più attenta, dialogante e coraggiosa, capace di intraprendere scelte di reale sostenibilità. È compito del legislatore tenere a bada le mire speculative ed egoistiche sull’acqua, bene comune e di garantire ai fiumi il loro diritto ad essere tali. Quello che vediamo invece è l’esatto contrario, una totale assenza di consapevolezza della gravità della situazione o, peggio, una interessata disponibilità ad assecondare gli interessi di categorie economiche indifferenti al nostro futuro.

Nel frattempo le acque trentine soffrono, nel silenzio della siccità, in attesa della pioggia a venire, ben consapevoli che l’aiuto non arriverà dall’uomo.

 

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Comitato Permanente di Difesa delle Acque del Trentine

Tommaso Bonazza – Portavoce

 

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