(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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“Non avrei voluto tornare sull’argomento Malamovida, ma il sindaco di Trento mi costringe a replicare alla sua lettera perché mi attribuisce una posizione che non corrisponde a quanto avevo cercato di rappresentare anche a nome del comitato antidegrado. Per questo desidero chiarire due aspetti. Primo: è scorretto e fuorviante affermare, come ha scritto Franco Ianeselli, che il mio intervento di lunedì scorso avrebbe “dato il là” a un muro contro muro e a un “teso confronto sulla movida”.
Avevo scritto che il problema non è la movida (diurna, pomeridiana o serale che sia), ma che è insostenibile continuare a subire gli atti illeciti, le molestie e i danni materiali e immateriali (impedimento del diritto al riposo) – veri e propri reati insomma – consapevolmente e ripetutamente arrecati dopo la mezzanotte da vandali e teppisti, di cui sono vittime numerose famiglie e tanti cittadini residenti, lavoratori, studenti domiciliati in varie zone del centro storico (molti più di quanti partecipano al Comitato di cui comunque condividono e sostengono l’attività). Dal momento che questa – lo ripeto – non è movida, ma una forma di microcriminalità che con una forzatura linguistica non scevra da equivoci è stata chiamata “malamovida”, il nostro appello alle autorità perché ne prendano atto e adottino le misure che ritengono più adeguate per scongiurare il consolidarsi del problema non può essere in alcun modo identificato con una volontà conflittuale.
Il Sindaco invita quindi al dialogo e alla mediazione tra interessi diversi come se si potesse mettere sullo stesso piano vittime e colpevoli. Come se si potesse discutere e trovare un accordo con chi non ha alcun rispetto né per gli altri né per le cose, semplicemente perché alterato dall’alcol o da sostanze e perché costituisce un pericolo per sé e per il prossimo. Non a caso è fallito il (pur teoricamente condivisibile) tentativo del Comune di offrire a costoro di “vivere la notte” in spazi alternativi alle vie e alle piazze abitate del centro storico per spostare il consumo di musica e bevande in aree nelle quali non potrebbero disturbare né nuocere a qualcuno.
A nostro avviso l’errore sta nel presupporre che la cosiddetta malamovida sia prioritariamente una questione di convivenza sociale e non, invece, un problema di ordine pubblico, salute e sicurezza. Abbiamo ormai la netta sensazione che il sindaco insista sul tema delle cause sociali e sulla ricerca di una soluzione concordata per evitare di deliberare provvedimenti sgraditi sia agli esercenti sia a una parte dell’opinione pubblica, ma previsti dal regolamento di convivenza voluto e approvato proprio da lui e dall’intero consiglio comunale di Trento, come la limitazione non temporanea ma permanente dell’orario di apertura dei bar (non oltre le 23.30 o mezzanotte e fino alle 6 o alle 7) per motivi, appunto, di ordine pubblico e sicurezza.
Il secondo aspetto da precisare riguarda la tipologia dell’intervento che sollecitiamo. Il sindaco accredita l’idea che noi chiediamo alle autorità competenti un’azione repressiva e punitiva. Non è così. Repressioni e sanzioni avvengono ex post, dopo che un illecito è stato commesso, mentre fin dall’inizio abbiamo invocato attività di vigilanza e presidi che scoraggino ex ante atti di vandalismo e teppismo. Abbiamo sempre (e comprensibilmente) chiesto di intervenire per la prevenzione della malamovida.
L’esperienza di questi ultimi mesi ha dimostrato che per prevenire efficacemente la microcriminalità notturna in strada, sorveglianza e presenza non possono però essere affidate agli stewards ingaggiati dai bar. E neppure a guardie giurate assoldate dal Comune, come qualche tempo fa era accaduto, o – peggio ancora – da privati cittadini. Chiedere che siano la polizia locale, la polizia di Stato e i carabinieri ad impedire che persone palesemente fuori controllo urlino sotto le case a notte fonda e diano libero sfogo ovunque ai loro bisogni fisiologici danneggiando beni pubblici e privati e rappresentando una continua minaccia per la salute e la sicurezza, è una pretesa eccessiva? Se è così ne prendiamo atto e ci muoveremo di conseguenza.
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Antonio Girardi
Presidente dell’Associazione Scuola dell’Infanzia Tambosi ed esponente del Comitato Antidegrado Città di Trento”