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CNCA – TN AA SÜDTIROL * PRESIDENTE BASSETTI: « MIGRANTI – ONG – DECRETI, OCCORRE CHIUDERE CON LE QUESTIONI IDENTITARIE E POPULISTE E RIAPRIRE IL CONFRONTO CON L’EUROPA »

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11.54 - giovedì 5 gennaio 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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La questione dell’immigrazione è questione epocale. Uomini, donne, bambini si muovono in decine di milioni alla ricerca di lavoro, di pace, di diritti, di terre ancora abitabili, di futuro. Nel solo 2021 erano stimate in 100 milioni (dati UNCHR) le persone che hanno lasciato forzatamente le loro case e le loro terre e sono letteralmente fuggite dai loro Paesi alla ricerca di una speranza di vita. Nello stesso anno di queste solo poche centinaia di migliaia sono arrivate in Europa da Est attraverso le rotte balcaniche e da Sud attraversando il Mediterraneo per sbarcare in Grecia, Italia e Spagna e Malta. Lo scorso anno nei ventisette Paesi della UE sono state presentate poco più di mezzo milione di domande d’asilo. Un decimo di queste riguardava l’Italia. Numeri piccoli rispetto al fenomeno drammatico, spesso tragico, con un mare che è letteralmente un cimitero di vite interrotte; ma numeri bastevoli per farci campagne elettorali e poi azioni di governo. L’Europa dei diritti, dell’uguaglianza e della pace diventa fortezza, segna i confini col filo spinato, i mitra spianati e i cani a oriente, fa accordi con i ras libici, finanzia le motovedette per la caccia ai gommoni da riportare in terra africana, chiude gli occhi sui lager, gestiti da attori statali e non statali dove, scrive un rapporto ONU, “continuano ad essere detenute arbitrariamente in condizioni disumane e degradanti” decine di migliaia di persone.

A questo disastro politico e umanitario ora si aggiunge il primo atto del nuovo governo: il decreto immigrazione, contenuto in quello più generale della sicurezza, tanto per rinforzare l’equazione immigrazione=pericolo). Un decreto che non affronta la questione del coordinamento del soccorso in mare, che si preoccupa di salvare persone che rischiano di morire come le decine di migliaia annegate in questi anni; è un atto legislativo che apre la guerra alle ONG, come scrive in prima pagina L’Avvenire. Nell’intenzione del governo Meloni, che ne ha fatto una bandiera, occorre rendere l’azione umanitaria delle navi difficile, se non impossibile, svuotando il Mediterraneo anche di testimoni delle violenze libiche e delle stragi. Un atto che riguarda una parte limitata del fenomeno migratorio che attraversa il Mare Nostrum.

Nel 2022 le navi umanitarie hanno soccorso e sbarcato solo 11,2% delle quasi centomila persone che sono arrivate in Italia via mare. Tutte le altre, come raccontano anche le cronache di questi giorni, arrivano con barchini, gommoni, mezzi di fortuna o con i mezzi della Guardia Costiera e della Marina militare che fanno un’opera di salvataggio straordinaria che però non deve essere comunicata).
I numeri dovrebbero indirizzare le scelte politiche, moltiplicando gli sforzi a livello europeo per soluzioni che tengano insieme gli aspetti umanitari, quelli dei diritti internazionali, la necessità di modifiche nelle normative degli ingressi in Europa e anche le richieste che il mondo del lavoro pone con sempre maggior forza.

Non ultima quella della Coldiretti che pone la questione dei lavoratori stagionali e non di cui l’agricoltura ha urgente necessità.
Niente di tutto questo: se ne vadano le ONG e le loro navi, alcune delle quali hanno il torto di essere straniere. Come se l’umanità avesse un confine. E siccome non si possono cacciare occorre impedire la loro attività, o renderla molto complicata. Per esempio, assegnando porti molto distanti da quelli siciliani o calabresi, con costi rilevanti e tempi che si allungano. Impedendo altre attività di soccorso oltre alla prima, che deve essere immediatamente comunicata. Così se la nave incontra naufraghi o li avvista fuori rotta non è autorizzata ad imbarcarli, lasciandoli al loro destino. In questo contraddicendo la Convenzione SOLAS – acronimo di Safety of Life at Sea – che impone direttamente al capitano di una nave l’obbligo di prestare soccorso a chiunque si trovi in difficoltà in mare.

Nessuna nave è autorizzata ad imbarcare in assoluta emergenza più persone del massimo previsto, né attuare trasbordi. In caso di infrazioni gli armatori sono sottoposti a sanzioni molto pesanti e al sequestro del mezzo. Sono solo alcune delle decisioni che informano l’atto del governo e danno la misura dell’approccio al tema. Le parole della Presidente del Consiglio Meloni a Porta a porta del 22 dicembre erano del resto molto indicative: “In questi anni abbiamo confuso due materie che non c’entravano nulla l’una con l’altra, il tema dei profughi e quello dell’immigrazione. Abbiamo penalizzato chi voleva rispettare le regole e voleva lavorare qui. Quelli che accogliamo noi sono, molto più banalmente, quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti. Non credo che questo sia un modo intelligente di gestire il tema dei profughi e dell’immigrazione”.

La parola banalmente ferisce profondamente perché costruisce e umilia categorie di disperati e perché ignora volutamente quali sofferenze, quali drammi, quali tragedie umanitarie stiano dietro quei soldi che i migranti sono riusciti a mettere insieme per metterli nelle mani dei trafficanti. Unico modo per arrivare nella fortezza Europa. Perché le regole non lo consentono altrimenti a chi fugge da guerre, persecuzioni religiose, razziali, da dittature sanguinarie. Il decreto sicurezza non ha dato nessuna opportunità a chi voleva rispettare le regole; i decreti flussi permettono a poche decine di migliaia di persone di arrivare in Italia. Solo per lavoro, non certo per cercare protezione. Quindi diversamente da come ne parla la Presidente Meloni profughi ed immigrazione sono materie che stanno strettamente collegate.

C’è un modo intelligente di affrontare il tema degli sbarchi di irregolari e non è la guerra alle ONG, che mette sicuramente a rischio la vita di molte persone. Occorre chiudere con le questioni identitarie e populiste e riaprire canali di confronto con l’Europa: confronto sulla gestione europea dei richiedenti asilo, con una revisione degli accordi di Dublino e sulla redistribuzione dei profughi; confronto sulla riapertura di canali regolari di ingresso costruendo accordi vantaggiosi per entrambe le parti con i Paesi di provenienza.

Infine serve cambiare registro comunicativo; parlare di persone come “carico residuo”, di viaggi della disperazione come “viaggi organizzati”, di navi umanitarie “taxi del mare” che si devono sbrigare a portare a terra i primi salvati e “non ne attendano altri a gogò”, di “frontiere da difendere”, tutte espressioni di esponenti dell’attuale governo, significa alimentare il messaggio devastante che i migranti non hanno titolo di essere riconosciuti come persone e quindi non sono portatori di diritti, primario quello di essere salvati.

 

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Claudio Bassetti
Presidente CNCA del Trentino Alto Adige Südtirol

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