Il sistema socio-sanitario trentino rischia ora una crisi a causa delle sospensioni del personale non vaccinato. Sospensioni che all’interno dell’Apss riguarderanno oltre centro professionisti, andando a gravare sui turni di lavoro di colleghi già provati dalle criticità dovute all’emergenza pandemica.
La situazione è peggiore nelle Apsp dove, secondo alcune stime, sarebbe sospeso ben il 12% dell’intero personale, con 7 strutture che non potrebbero garantire adeguati parametri assistenziali e altre 5 addirittura a rischio chiusura. È dunque probabile che i pazienti delle Rsa vengano trasferiti alle strutture ospedaliere, causando disfunzioni macroscopiche per l’Azienda Sanitaria e disagi agli stessi pazienti ed i loro famigliari. La sospensione ed il trasferimento dei professionisti non vaccinati sono fattispecie particolarmente problematiche in un contesto che vede una carenza cronica di sanitari e l’assenza di una graduatoria aperta da cui attingere il personale mancante.
Inoltre, anche qualora fossero reperiti dei sostituti, essi non potrebbero garantire immediata efficienza per un fisiologico periodo di adattamento di alcuni mesi. Le conseguenze ipotizzabili sono dunque: maggiori carichi di lavoro per il personale che resterà in servizio, contrazione dei servizi ai pazienti, minore sicurezza e qualità assistenziale. Premesso ciò, chiedo quali provvedimenti organizzativi l’Azienda sanitaria e le Apsp intendano adottare concretamente e fattivamente per fare fronte alla carenza di personale e se siano attive le graduatorie per una pronta assunzione di professionisti sanitari che garantiscano efficienza nell’erogazione di servizi ai pazienti.
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Cons. Claudio Cia