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CGIL CISL UIL – TRENTINO * LAVORO NERO: « GRAVE CHE L’ASSESSORE AL LAVORO SPINELLI SOTTOVALUTI I DATI SUL SOMMERSO NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI TRENTO »

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16.34 - giovedì 19 agosto 2021

Lavoro nero. “Grave che l”assessore al lavoro sottovaluti i dati sul sommerso in Trentino. Per CGIL CISL UIL del Trentino chiunque rifiuta impiego deve perdere il sussidio ma la Provincia non aumenta le condizionalità. I sindacati chiedono il potenziamento dei servizi ispettivi per aumentare i controlli sulle imprese.

Le dichiarazioni dell’assessore provinciale al lavoro, Achille Spinelli, sul lavoro irregolare in Trentino riportate oggi dalla stampa locale si potrebbero sintetizzare così: il lavoro sommerso in Trentino non è preoccupante.

 

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Per dimostrare il proprio assunto l’esponente della Giunta Fugatti sottilinea tre questioni.

Primo. I dati della Cgia di Mestre non sarebbero attendibili perché si tratterebbe di stime fondate su un algoritmo.

Secondo. Un forte incentivo al lavoro nero lo fanno i sostegni al reddito dei disoccupati che corrispondono quasi perfettamente al numero dei lavoratori in nero.

Terzo. Che per sradicare la piaga del lavoro irregolare non basterebbero neppure 20 ispettori in più degli attuali. Il tutto beninteso – ed è la cosa più preoccupante di tutte – senza portare nessun dato, nessuna analisi scientifica, nessuna cifra a supporto delle proprie tesi.

 

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All’assessore Spinelli ci tocca ricordare quanto segue.

Primo. La Cgil di Mestre è un autorevole associazione di rappresentanza del mondo artigiano il cui Ufficio Studi pubblica da sempre dati e analisi sull’economia italiana che vengono riportati da tutti i quotidiani nazionali. Il rapporto sul lavoro irregolare si basa sulle rilevazioni Istat. Ovviamente quando la Cgia di Mestre pubblicherà i suoi rapporti su pressione fiscale e sul peso della burocrazia sulle imprese ci attendiamo dall’assessore gli stessi rilievi critici all’attendibilità di quegli studi.

Secondo. I dati sui cui la Cgia stima il lavoro sommerso in Italia nel suo rapporto di pochi giorni fa fotografano la situazione del 2018. Ma se si guarda ai report degli anni passati il valore del lavoro sommerso non cambia di molto e per il Trentino si attesta intorno ai 26-27mila lavoratori. Come si possa argomentare che i sostegni al reddito siano un incentivo al lavoro sommerso quando il tasso di irregolarità resta costante nonostante le profonde modifiche subite negli ultimi dieci anni al sistema dei benefici sociali nazionale e provinciale, appare davvero curioso. Semmai si può ipotizzare che il lavoro sommerso sia purtroppo endemico.

Terzo. Passare dagli attuali 8 funzionari del Servizio Lavoro della Provincia di Trentino impegnati nelle attività ispettive a 30 potrebbe non essere risolutivo ma risulterebbe un bel passo in avanti nella lotta contro il lavoro nero. Non assumerne nessuno, come sembra sottintendere l’assessore Spinelli, non solo non aiuta a contrastare questa piaga ma anzi rischia di contribuire alla sua diffusione anche in considerazione dell’atteso boom dell’edilizia sotto la spinta delle politiche infrastrutturali e di riconversione ecologica promosse dal Pnrr, un settore quello delle costruzioni che anche in forza del sistema degli subappalti si presta purtroppo al rischio nero.

 

Le considerazioni dell’assessore quindi non solo non sono suffragate da nessun dato oggettivo che possa mettere in discussione le stime della Cgia di Mestre, ma sono pure smentite dai fatti sopra riportati e rischiano di sottovalutare un fenomeno oggi più che mai pericoloso. Invitiamo quindi l’assessore Spinelli ad abbandonare la facile demagogia e gli ideologismi strumentali.

Fare l’assessore al lavoro significa leggere i dati con imparzialità e dimostrare concretezza e lungimiranza nelle politiche con cui provare a migliorare le dinamiche del mercato del lavoro. La stessa concretezza che gli chiediamo da mesi sostenendo, come sindacati, la necessità che ogni lavoratore percettore di reddito di cittadinanza e assegno unico debba essere sottoposto a stringenti obblighi e condizionalità e possa beneficiare di politiche attive del lavoro, come accade in tutti i Paesi avanzati in Europa affinché il sostegno al reddito sia solo temporaneo e serva davvero a proteggere i disoccupati nelle transizioni verso nuove occupazioni.
Per Cgil Cisl Uil infatti ad ogni lavoratore che non si attiva, che rifiuta un posto di lavoro regolare o che non partecipa alle politiche attive deve essere sospeso immediatamente il sostegno al reddito. Tra l’altro proprio con il decreto sul reddito di cittadinanza convertito in legge a marzo del 2019 lo Stato delega e demanda la definizione di queste condizionalità e di questi servizi proprio alla Provincia autonoma di Trento. E’ passato quasi un anno e mezzo e la Giunta non ha fatto un solo passo per attuare questa delega.

Per concludere, al di là di ogni polemica, confidiamo che la Giunta provinciale non sottovaluti, come sembra fare il titolare dell’assessorato al lavoro, i dati sulla diffusione del lavoro irregolare in Trentino e insieme alle organizzazioni datoriali e sindacali, appronti, a partire dagli Stati Generali del Lavoro, un piano straordinario di contrasto a questo fenomeno che toglie dignità ai lavoratori, mina la leale concorrenza tre le imprese e sottrae indebitamente gettito fiscale alle casse dell’Autonomia.

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