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CESCHI E FRESCHI * SCUOLA TRENTINA: « IL PANORAMA CONTEMPLATO CON UNO SGUARDO PIÙ OGGETTIVO È ASSAI MENO ROSEO, DI QUELLO CHE IL FAVOLISTICO COMUNICATO PAT RACCONTA »

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08.11 - lunedì 10 ottobre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Secondo il giornalista Gregg Easterbrook, «se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa»: fulminante intuizione che ben si adatta alla notizia diffusa dall’ufficio stampa della PAT mercoledì 28 settembre, dopo l’incontro tra vertici del Dipartimento istruzione e rappresentanze sindacali sul tema del reclutamento docenti. Grande soddisfazione è stata espressa per l’andamento delle assunzioni nell’anno scolastico appena iniziato; al punto da spingere l’assessore Bisesti a un commento assai ottimista: «Questi numeri confermano lo sforzo dell’Amministrazione nel garantire la qualità del servizio scolastico. Abbiamo abbreviato i tempi delle nomine e garantito un inizio d’anno il più regolare possibile». L’entusiasmo sarebbe giustificato da un incremento dal 48,4 al 51,2% del tasso di copertura dei posti con contratti a tempo indeterminato, “notevolmente” migliorato – sempre a detta di quel comunicato – rispetto all’anno precedente.

Altre letture disinvolte dei dati statistici consentono al dirigente generale Ceccato e al suo staff di concludere che il sistema trentino sarebbe connotato da percentuali di eccellenza anche nella copertura delle supplenze: apprendiamo che 1250 su 2000 sono state assegnate su base informatizzata con l’avveniristica “Chiamata unica”, mentre il quadro delle assunzioni è stato poi «completato dall’attività dei Dirigenti scolastici». Cioè, leggendo i numeri senza “torturarli”, 750 posti non hanno seguito i criteri di trasparente oggettività che il sistema centralizzato dovrebbe garantire; ad essi supponiamo vadano aggiunti i 400 contratti rinnovati conferendo, grazie alla recentissima modifica dell’art. 93 della legge provinciale sulla Scuola, un potere di chiamata diretta fuori graduatoria che si è tradotto, durante l’estate, in una sorta di “buonascuola” mascherata.

Ogni tassello si sarebbe composto al meglio, anche per il personale ATA e la scuola d’infanzia. Una lettura appena più attenta al dato numerico e senza rielaborazioni narrative, pur nella difficoltà di reperire dai canali istituzionali dati non addomesticati dalla diffusa prassi dell’accorpamento, suggerisce considerazioni più caute. Anzitutto è legittimo chiedersi quale livello di soddisfazione sia giustificato a fronte della copertura di poco più della metà dei posti vacanti con incarichi di ruolo e di poco meno della metà dei posti temporanei con incarichi da graduatoria, cioè in piena limpidezza. La continuità didattica è un valore che va perseguito, non ad ogni costo e bypassando il diritto sancito da graduatorie di merito, ma stabilizzando il più possibile a tempo indeterminato: le supplenze sono un dato fisiologico di ogni meccanismo che produca lavoro, ma quando ammontano a percentuali molto corpose, come in Trentino, i dubbi sulla trasparenza sono inevitabili.

Sempre a far parlare i numeri senza “torturarli”: nello stesso comunicato dell’Ufficio stampa PAT si legge che il fabbisogno di posti vacanti era di 634 nel ‘21/22, scesi a 566 nel ‘22/23. Poiché i dati sulla popolazione scolastica non appaiono in così netta diminuzione nel corso dell’ultimo anno, dietro a quel calo si cela una disponibilità di cattedre – questa sì – nettamente inferiore, derivante dalla “scomparsa a monte” di una parte di esse a causa dei rinnovi decisi dai dirigenti e da parametri di computo dell’organico nient’affatto migliorativi rispetto al passato. Lo stesso, con l’aggravante della natura sensibile di quelle cattedre, si potrebbe affermare in merito al sostegno, coperto solo in rapporto a parametri inadeguati. Chiedere per una conferma a chi opera nelle scuole: se si dovesse valutare il “necessario”, la carenza sarebbe imbarazzante. L’Istat ci informa che dal 2005 ad oggi i casi di alunni certificati ex legge 104 sono raddoppiati: a fronte dell’incremento nazionale del 20% dei docenti di sostegno, non risulta che in Trentino i parametri stabiliti dalla legge provinciale siano stati mai aggiornati. E, com’è evidente, ciò determina un duplice grave danno: sia per gli studenti che avrebbero diritto al sostegno, sia per l’intero gruppo classe in cui essi sono inseriti.

Ancora: prima di cantar vittoria sull’ipotetico diritto alla continuità didattica in capo agli studenti, bisognerebbe attestare con il supporto di numeri non accorpati se – dato e non concesso che il fine giustifichi i mezzi – la modifica all’art. 93 sul reclutamento abbia garantito realmente la conferma degli insegnanti nelle classi in cui lavoravano nell’a.s. ‘21/22 o non soltanto la loro conferma in istituto. Sarebbe inoltre interessante che si comunicasse quanti docenti della secondaria abbiano accettato incarichi maggiorati rispetto alle 18 ore contrattuali (da 19 al massimo legale di 24, 30% in più di un incarico standard) permettendo così di ricoprire le cattedre senza effettivo incremento di organico e rendendo impossibile calcolare la reale carenza di personale. Anche perché la discutibile modalità in uso può creare un ulteriore problema relativo al maggior numero di classi scoperte in caso di assenza prolungata dell’insegnante in esubero d’ore.

Come si vede, il panorama contemplato con uno sguardo più oggettivo è assai meno roseo di quello che il favolistico comunicato PAT racconta; e dalle stesse reazioni dei sindacati all’incontro filtra una certa perplessità. E tuttavia, temendo che dalla nostra lettura trapeli solo un intento scettico o persino disfattista (non sia mai: l’istruzione è il reame della speranza) proponiamo alcuni spunti per un futuro davvero più roseo del nostro sistema educativo: concorsi condotti con trasparenza e tempismo, per colmare le lacune d’organico attraverso graduatorie da ripopolare in molte classi di concorso lasciate ora alla più totale discrezionalità di chi assume; copertura davvero rilevante dei posti vacanti, almeno intorno al 95%, con docenti di ruolo: in tal modo tutti quei rinnovi “allegri” sarebbero quasi azzerati (sempre che li si voglia azzerare); riduzione drastica del delta, un preoccupante 15%, tra organico di diritto e organico di fatto; verifiche rigorose sull’operato dei dirigenti scolastici in quelle assunzioni che, anche nel migliore dei mondi possibili, rimarranno appannaggio di una chiamata fuori graduatoria; attenzione reale al fabbisogno del sostegno, perché la civiltà di una scuola inclusiva non solo a parole si misura in gran parte dall’attenzione che riserva ai più deboli.

Allora sì potremo leggere, e convenire con soddisfazione, che andarono tutti a scuola felici e contenti.

 

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Giovanni Ceschi
Docente latino e greco al Liceo “Prati” di Trento e Presidente Consiglio Sistema Educativo Pat

Maurizio Freschi
Presidente Consulta provinciale Trento genitori e Vicepresidente Consiglio Sistema Educativo Pat

 

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