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CCIAA – TRENTO * IMPRESE GIOVANILI: « QUELLE GUIDATE DA UNDER 35 SONO 4.867 (DI CUI 4.575 ATTIVE) L’AGRICOLTURA PREVALE CON 1.092 UNITÀ (+31%) »

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12.18 - giovedì 16 marzo 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Le imprese trentine guidate da under 35 sono 4.867 (di cui 4.575 attive), il 9,5% delle unità registrate al 31 dicembre 2022. In base all’elaborazione dei dati del Registro delle imprese, curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento, il trend è in aumento dell’1,5% rispetto allo scorso anno e del 3,2% se si prende in considerazione l’ultimo decennio.

Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale, che invece da tempo fa registrare un andamento negativo: in Italia le imprese giovanili alla fine dello scorso anno erano 522.086 (8,7% sul totale delle imprese), in calo del 6,9% rispetto al 2021 e del 22,7% sul 2012, anno in cui le unità registrate erano 675.053. Lo stesso fenomeno si osserva anche per il complesso delle imprese, ma in misura meno evidente rispetto a quelle guidate da giovani, che sono appunto in forte diminuzione in tutte le regioni, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. La nostra regione è infatti l’unico ambito territoriale che si distingue per un dato positivo (+9,9% rispetto al 2012), trainato anche dalla dinamica delle imprese giovanili attive in provincia di Bolzano, dove gli aumenti sul 2021 e sul 2012 sono stati rispettivamente del 5,0% e del 16,9%.

Le caratteristiche demografiche del Paese, insieme alle difficoltà che spesso incontrano i passaggi generazionali all’interno delle aziende – per lo più di piccola e media dimensione e a proprietà familiare – sono tra i fattori che incidono negativamente sull’imprenditorialità giovanile italiana. Se si mettono in relazione questi dati con quelli riferiti all’età della popolazione residente, elaborati da Istat, si osserva che il peso percentuale delle classi più giovani è in diminuzione mentre cresce l’incidenza della classe intermedia e di quella anziana. In Trentino-Alto Adige il progressivo invecchiamento della popolazione avanza con ritmi inferiori rispetto alla media nazionale ed è in parte compensato da tassi di natalità più alti.

I settori in cui opera il maggior numero di imprese attive si confermano essere l’agricoltura con 1.092 unità (+31 rispetto al 2021), il commercio con 717 (-57), le costruzioni con 700 (+54) e i servizi alle imprese con 699 (+60). Le tendenze settoriali sono le stesse osservate per il complesso delle imprese con il commercio che, a causa dell’avanzare dell’e-commerce e di nuovi stili di consumo, ha subìto negli anni il calo più significativo. Positivo è invece l’andamento del settore dei servizi alle imprese, con sempre più giovani imprenditori che decidono di investire in questo ambito, ma anche quello dell’agricoltura che, rispetto al 2012, registra 235 imprese attive in più. Diverso è invece il trend dell’edilizia che ha perso attrattività per i giovani (erano 980 le imprese attive nel 2012 contro le 624 del periodo pre-Covid) per poi recuperarla negli ultimi anni anche grazie agli incentivi governativi e alle buone performance del settore.

Con riferimento alla forma giuridica, prevalgono nettamente le imprese individuali (il 76,7% del totale delle iniziative guidate da giovani), seguite dalle società di capitale (15,3%), dalle società di persone (7,5%) e dalle altre forme organizzative (0,3%). Rilevante risulta anche l’incidenza dell’imprenditoria femminile, che rappresenta il 23,2% del totale delle aziende under 35.

“Nella nostra regione – ha commentato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – la risposta delle generazioni più giovani alla necessità di inserirsi nel mondo del lavoro, dando vita a un’attività economica da gestire in proprio, riflette una dinamicità e un’apertura mentale che non trova confronto nel resto del Paese. Nel contesto economico attuale, per riuscire a mettersi in gioco e affrontare in prima persona le sfide del mercato è necessario avere spirito imprenditoriale, essere competenti e avere visione prospettica. La lettura di questi dati, dunque, non può che essere positiva e ci porta a considerare l’aumento delle imprese giovanili come un primo e qualificato segnale di rinnovamento del nostro tessuto economico”.

 

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