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CATTURA KJ2: OIPA TRENTO, LA PAT PUO CREARE UN “SANTUARIO DELL’ORSO”

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16.03 - venerdì 11 agosto 2017

(Fonte: Oipa Italia onlus, sezione di Trento) –  Ancora una brutta storia, di uomini che vanno a violare le terre dove da sempre gli orsi si rifugiano, e che sempre più sono diventate ristrette, rumorose, pericolose (ovviamente per gli orsi, perché gli uomini hanno migliaia di altre strade e sentieri dove andare..) uomini che invadono la casa dell’orso e poi gli sparano se l’orso protesta.

Gli ingenti fondi della Provincia di Trento non potrebbero essere in parte usati per creare” un santuario italiano dell’orso?” Un area protetta dove si ammirano questi animali dei boschi a distanza, con il rispetto che l’uomo dovrebbe avere a chi in quei boschi c’era da millenni, prima che gli uomini.

Nel progetto originario di introduzione degli orsi si parlava di aree di salvaguardia e di corridoi naturalistici, per consentire agli orsi di spostarsi senza impattare con l’uomo e ridurre la possibilità d’incontro con lo stesso. Nulla di ciò è stato fatto e le conseguenze sono queste.

Ormai ci sono tanti deficit e errori del passato che emergono.

Questa vicenda come tante altre lascia l’amaro in bocca. Non esistono leggi al mondo che possano tutelare questi animali selvatici ( già di per se di specie protetta ) e vedere una provincia come il nostro meraviglioso Trentino che fa ordinanze per abbatterli mi spezza il cuore.

Chi dovrebbe proteggerli non lo fa e anziche rispettare e tutelare la natura scelgono la via più semplice e breve cioè la reclusione a vita al Castelleroppure l’abbattimento.

Io vorrei che un giorno mio figlio potesse ammirare questa specie e cosi anche i miei nipoti.

 

 

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Ornella Dorigatti

Delegata Oipa Italia onlus, sezione di Trento

 

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In allegato: il comunicato stampa Oipa Italia del giorno 8/8/2017

 

(Fonte: Oipa Italia Onlus) – Caccia all’orso: L’Oipa Italia presenta ricorso al Tar contro l’ordinanza di cattura di Kj2. L’associazione: “Non ci sono prove reali che l’orso sia problematico secondo i criteri del Pacobace, il provvedimento è quindi illegittimo”.

Come annunciato all’indomani della scellerata ordinanza che la Provincia Autonoma di Trento (Pat) ha emanato come reazione all’episodio avvenuto lo scorso luglio nella zona dei laghi di Lamar, domani l’Oipa depositerà il ricorso al Tar per chiedere l’annullamento di un’ordinanza che definisce illegittima, al ricorso partecipano anche le associazioni Lac e Orsi della Luna.

La linea d’azione della Pat mette a repentaglio il benessere e la sopravvivenza stessa degli orsi che popolano il Trentino a seguito dell’avvio del progetto Life Ursus, mostrando di non avere interesse nel capire le reali dinamiche degli episodi in cui sono avvenuti ferimenti di persone, tutti caratterizzati da condotte non in linea con le norme di prevenzione divulgate (seppur tardivamente e in modo non intensivo) dalla stessa Pat.

Nel caso specifico, infatti, l’episodio è avvenuto il 22 luglio e l’ordinanza, che prevede anche l’uccisione in caso di pericolo per gli operatori, è stata emanata il 24, senza il tempo tecnico per avviare un’istruttoria sullo svolgimento dei fatti.

Il plantigrado protagonista dell’incontro-scontro con l’uomo è, secondo la Pat, KJ2, l’orsa di cui venne stabilita la cattura nel 2015 e che da due anni non entra in contatto con l’uomo. Non è stato ancora possibile stabilire se l’orsa fosse con i cuccioli e alcuni elementi emersi hanno permesso di appurare che è stata colpita con un bastone.

Non è quindi un orso pericoloso in base alle definizioni stringenti date dal Pacobace ma, nonostante tali nuove evidenze, l’ordinanza di cattura o uccisione non è stata minimamente modificata o ritirata, a dimostrazione del fatto che la politica è prioritaria rispetto al diritto alla vita degli orsi trentini.

“Con il ricorso miriamo ad ottenere una sospensione dell’ordinanza che interrompa la caccia all’orsa – sottolinea Massimo Comparotto, Presidente Oipa Italia Onlus – ma anche a dare un segnale forte alla Provincia che la induca a tornare sui suoi passi e iniziare a gestire Life Ursus così come avrebbe dovuto essere gestito fin dall’inizio, mettendo al primo posto tutte le politiche finalizzate ad una pacifica convivenza uomo-orso, non come un esperimento sfuggito di mano del quale disfarsi”.

 

 

 

 

 

 

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