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CARLO ANDREOTTI * POLITICA E GIORNALISMO: « RIUSCIREMO MAI A RITROVARE RISPETTO E RAGIONEVOLEZZA, OPPURE DOVREMO RASSEGNARCI AL FATTO CHE LA POLITICA ALTRO NON È CHE LA CONTINUAZIONE DELLA GUERRA “CON ALTRE ARMI”? »

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10.05 - venerdì 7 agosto 2020

Avvenimenti di questi giorni, alcuni di rilevanza nazionale e internazionale, altri di mero provincialismo inducono a una riflessione, amara purtroppo, su uno degli aspetti della realtà di oggi: la mancanza di rispetto. Rispetto dei giovani per gli anziani. Dei figli per i genitori, dei giovani per i loro insegnanti. A volte degli stessi genitori nei confronti degli insegnanti stessi. Rispetto della persona umana. Rispetto dei politici nei confronti dei loro avversari, attaccati non tanto su idee e programmi, ma in quanto persone con la loro storia, il loro vissuto, i loro valori di riferimento. Rispetto dei giornalisti per i loro i interlocutori.

Certo, il buon esempio dovrebbe sempre partire dall’alto, da chi ha responsabilità pubbliche, da chi è più in vista, da chi può orientare l’opinione pubblica, come i giornalisti. Ricordando Sergoo Zavoli, mi viene in mente un altro grande maestro del giornalismo: Enzo Biagi. Anche lui, come Zavoli, aveva un grandissimo rispetto per i suoi interlocutori, per tutte le persone con le quali venivano a contatto, come del resto ha magistralmente descritto su queste stesse colonne il collega di giornalismo e di politica, Giacomo Santini.

Ricordo le interviste di Zavoli e di Biagi precise, profonde, mai servili, ma comunque sempre rispettose dell’intervistato e delle sue risposte, anche quando palesemente non le condividevano. Interviste, non dibattiti. Per questi c’erano altri spazi, come il memorabile Processo alla tappa ideato da Zavoli proprio per alimentare il dibattito, per scoprire retroscena, per raccontare storie di rara umanità. Se vogliamo possiamo anche ricordare le vecchie tribune politiche, forse noiose, ma certamente rispettose, basate su domande e risposte, lasciando al telespettatore la libertà di giudicare du farsi liberamente un’idea.

Oggi tutto è inevitabilmente e giustamente cambiato. Se non sei aggressivo non sei nessuno. Se non fai un’intervista aggressiva allora sei inginocchiato. Il risultato è che troppo spesso le interviste anziché essere tali diventano un dibattito a due, che i dibattiti si trasformano in rissa e gli ascoltatori in tifosi non in grado di discernere il grano dal loglio. Il giornalismo vero, anche quello di inchiesta, non può essere quello delle iene che ti insegue sin dentro casa per strapparti un’intervista che non vuoi dare che ti registra di nascosto.

Questi atteggiamenti hanno contagiato purtroppo tutto quello che ha visibilità, che è pubblico, a cominciare dalla politica che pure è quella dalla quale dipendono i nostri destini. La parola d’ordine è sempre la stessa: aggressività al posto di riflessività, l’insulto come regola fissa e i risultati si vedono. Una qualità sempre più bassa della classe politica, persone valide che la rifuggono ed elettorato sempre più disaffezionato. Riusciremo mai a ritrovare rispetto e ragionevolezza, oppure, parafrasando con Klausevitz, dovremo rassegnarci al fatto che la politica altro non è che la continuazione della guerra “con altre armi”?

 

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Carlo Andreotti

Già Presidente della Giunta provinciale di Trento

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