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CARABINIERI – ROS / MILANO * AGENZIA “EQUALIZE”: «NOVE ARRESTI, CON ACCUSE DI TENTATA ESTORSIONE AGGRAVATA DAL METODO MAFIOSO»

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17.04 - lunedì 14 aprile 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Nella giornata odierna, i Carabinieri del R.O.S., con il supporto in fase esecutiva dei Comandi dell’Arma territorialmente competenti in Roma, Pavia, Brescia, Vibo Valentia e Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti ritenuti gravemente indiziati del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, 8 destinatari di provvedimento di custodia cautelare in carcere e uno degli arresti domiciliari. L’attività investigativa trae origine dagli approfondimenti disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e delegati al ROS nell’ambito del procedimento penale riguardante la vicenda di dossieraggio illegale che ha visto coinvolta l’agenzia “Equalize”. Le indagini hanno avuto lo scopo di verificare:

la presenza operativa a Milano di esponenti della ’ndrangheta, in particolare riconducibili alla cosca “Barbaro-Rosi” di Platì (RC);

un’ipotesi estorsiva legata al contenzioso tra una società immobiliare romana e l’impresa subappaltatrice della provincia di Bergamo. Per dirimere la controversia, l’imprenditore romano si sarebbe rivolto al legale di Vibo Valentia, ma con studio a Roma, soggetto ritenuto vicino a contesti criminali calabresi, nonché all’agenzia “Equalize” di Milano, affinché attivassero contatti con elementi della criminalità organizzata, poi risultata essere la citata cosca reggina di Platì (RC).

Le indagini hanno documentato che: 1. 2. da maggio 2023 e sino ai primi di ottobre dello stesso anno, l’imprenditore romano, dopo aver sospeso i pagamenti in favore della subappaltatrice bergamasca, si era avvalso di un ex collaboratore di giustizia e soggetto noto per i suoi legami con la criminalità organizzata per esercitare pressioni sull’impresa di Bergamo affinché accettasse 8 milioni di euro a saldo, a fronte di un credito di circa 35 milioni di euro. L’attività intimidatoria, benché infruttuosa, era stata promossa dall’avvocato vibonese e da due persone dell’agenzia “Equalize”, su incarico dell’imprenditore romano, e organizzata dai BARBARO nell’ottobre 2023, l’ex collaboratore di giustizia ha minacciato un altro imprenditore brianzolo, a sua volta subappaltatore dell’impresa bergamasca, affinché smontasse le attrezzature su alcuni cantieri nella provincia di Milano, permettendo l’ingresso di altre imprese indicate dall’imprenditore romano.

Per quest’ultimo episodio, l’ex collaboratore di giustizia era già stato destinatario, il 24 marzo scorso, di una misura cautelare in carcere per violenza privata aggravata dal metodo mafioso. In sede di prima valutazione, il G.I.P. aveva riqualificato le ipotesi accusatorie in “esercizio arbitrario delle proprie ragioni” aggravato dal metodo mafioso per la maggior parte degli indagati del primo capo di incolpazione, e “violenza privata” per il solo ex collaboratore di giustizia nel secondo. Tuttavia, le dichiarazioni rese da quest’ultimo durante l’interrogatorio di garanzia, unitamente a nuovi e rilevanti elementi probatori forniti tempestivamente dal ROS, hanno consentito alla DDA di Milano di reiterare la richiesta cautelare nei confronti degli indagati, ottenendo l’accoglimento del G.I.P. e il ripristino della più grave imputazione originaria di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le misure cautelari eseguite oggi costituiscono l’esito di un’articolata indagine che ha consentito di svelare una grave e strutturata dinamica estorsiva, condotta con modalità tipiche delle organizzazioni mafiose, a conferma della perdurante infiltrazione della ’ndrangheta nel tessuto economico e imprenditoriale lombardo. Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, tutti i soggetti coinvolti devono considerarsi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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