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BRUNO DORIGATTI * AUTONOMIA TRENTINO: « IRRINUNCIABILE RIANNODARE I FILI DEL DIALOGO CON BOLZANO ED INNSBRUCK, PER INNOVAZIONI E MODERNITÀ AL PASSO CON LO SVILUPPO »

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14.12 - sabato 13 marzo 2021

L’attuale emergenza pandemica sta generando, fra l’altro, alcuni movimenti tellurici un po’ in tutte le forze politiche, con il sovrapporsi di accasamenti ed abbandoni, sia sul versante nazionale come su quello provinciale. Lascio l’analisi del primo a letture ben più approfondite e mi limito a qualche osservazione sulla situazione locale.

Di essa colpisce anzitutto l’ormai evidente grado di apatia del dibattito politico, incapace di animarsi, non solo attorno agli imprevisti quotidiani, ma soprattutto di fronte all’urgenza di definire un credibile progetto di governo adatto ad affrontare le nuove ed incognite complessità che ci attendono appena superata la fase del presente e nel ritorno graduale alla normalità.

Se infatti è sotto gli occhi di tutti l’affanno quotidiano della Giunta provinciale e della sua maggioranza, altrettanto palese è il preoccupante silenzio che proviene da quelle culture politiche che, per storia, tradizioni ed aspirazioni, più di altre dovrebbero porsi la questione del governo del cambiamento e delle sue forme. Non si tratta solo di un“pensare lungo”, ma anche di una presa di coscienza politico-sociale, soprattutto davanti alla costante inazione di governo locale, fondata sulla teorizzazione del “giorno per giorno” e della sopravvivenza individuale, quasi che la politica stessa si esaurisse nel rapporto populista diretto fra elettore ed eletto.

Bisogna quindi andare oltre, con consapevolezza storica, ponendo l’accento sulla programmaticità come elemento centrale di una nuova qualità della politica, quella cioè capace, con misure di globalità e perseguendo interessi collettivi, di cambiare e razionalizzare gli assetti generali della realtà provinciale.
Mai come adesso è infatti tempo di programmazione; di lunga deriva; di coraggio innovativo e di sforzo complessivo per immaginare i plurali scenari dei prossimi anni. Mai come adesso percepire vuol dire anticipare ed anticipare vuol dire, a sua volta, prevenire ed orientare, dentro un’evoluzione sempre più rapida e globale.

Alla politica, quella seria, non spetta quindi di occuparsi del dettaglio, perché così facendo essa si sottrae al suo compito essenziale, che è poi quello dell’analisi e del progetto, davanti al progressivo sfilacciamento, se non addirittura lacerazione, del tessuto sociale ed economico; del bagaglio valoriale ed etico e dell’identità comunitaria di questa terra. Dentro quello sfilacciarsi crescente, l’autonomia stessa non pare più essere stimolo alla responsabilità ed alla consapevolezza, ma solo intralcio per chi, come l’attuale maggioranza bulimica di potere, non si applica nel faticoso esercizio dell’immaginare e dell’innovare, accodandosi invece all’iniziativa politica di altre realtà territoriali o uniformandosi addirittura e comunque agli orientamenti nazionali.

Si tratta di una abdicazione alla funzione laboratoriale e sperimentale, che ricade negativamente anche sulla società, sul mondo del lavoro e dell’impresa ed, in definitiva, sul futuro di tutti noi.

La spinta propulsiva dell’autonomia sembra insomma esaurirsi per inedia e nell’irresponsabilità di politiche tese solo all’acquisizione del consenso immediato e dentro un quadro desolante, dove stupiscono ancor più le tentazioni di coloro che, eredi della più vivace cultura autonomista, paiono talora orientati ad annullarsi dentro il calderone dei sovranismi, dei populismi e dei nazionalismi, ammaliati dalla sirene di un neocentralismo pragmatico, quanto confuso ed incoerente, che è antitesi totale ad ogni originale forma di autonomia dei territori.

Su questo panorama, infine, si staglia silente l’immobilismo del Partito Democratico che, se da un lato non può appiattirsi ancora sul correntismo e su superati schemi identitari del passato, dall’altro deve farsi carico di spingere verso un progetto di guida del futuro, perché è su quello che verte il giudizio e la fiducia della nostra comunità. Ma non solo. E’ indispensabile uno sforzo collettivo ed unitario per dar vita ad un nuovo progetto coalizionale, dove ogni sensibilità della tradizione politica trentina possa fornire un apporto adeguato e dignitoso, così come è irrinunciabile riannodare i fili del dialogo con Bolzano ed Innsbruck, per sperimentare innovazioni e modernità in grado di mantenerci al passo con lo sviluppo, restituendo, in definitiva, senso e significato all’autonomia speciale e alla politica stessa.

 

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Bruno Dorigatti

Già Segretario provinciale Cgil ed ex Presidente Consiglio provinciale Trento

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