Lo scorso maggio il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 6,0 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.686,8 miliardi. L’aumento è dovuto al fabbisogno (14,4 miliardi), che ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (10,5 miliardi, a 91,3); l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio ha aumentato il debito per 2,0 miliardi.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 5,1 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali di 0,9 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto invariato.
La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 22,8 per cento (22,4 nel mese precedente); la vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,5 anni. A maggio è stata erogata la sesta e ultima tranche (0,8 miliardi) dei prestiti previsti nell’ambito dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency, SURE). Complessivamente l’Italia ha ricevuto prestiti erogati attraverso questo strumento per 27,4 miliardi.
A maggio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 34,4 miliardi, in aumento del 39,7 per cento (9,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2020. Questo andamento rifletterebbe anche lo slittamento di alcuni versamenti fiscali disposto con i decreti emergenziali approvati lo scorso anno. Nei primi cinque mesi del 2021 le entrate tributarie sono state pari a 162,2 miliardi, in aumento del 12,9 per cento (18,5 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.