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ATTOLINI – SINISTRA ITALIANA * DISSESTO IDROGEOLOGICO: « LA PAT HA RINUNCIATO AD UN CONSISTENTE CONTRIBUTO ECONOMICO, IL NOSTRO INTERVENTO NON È DI DENUNCIA »

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11.09 - giovedì 11 luglio 2019

La Provincia Autonoma di Trento, malgrado fosse stata sollecitata a farlo, ha tralasciato la richiesta di fondi per interventi contro il dissesto idrogeologico, rinunciando così ad un contributo di 5 milioni di euro. Si tratta sicuramente di una trascuratezza particolarmente grave, che non tiene conto dei danni della tempesta Vaia e del fatto che simili eventi si possono ripetere con frequenza maggiore a causa del riscaldamento globale.

Dopo gli ingenti danni della tempesta Vaia, il maltempo degli ultimi giorni ci presenta di nuovo il conto, anche se in misura minore, con altri alberi abbattuti, temporali e grandinate violenti/e, fiumi e torrenti ancora una volta ingrossati. Ed è proprio sui fiumi e sulle possibili esondazioni che abbiano interrogato i nostri esperti, anche perché non possiamo non ricordare le parole del Ministro dell’Interno all’indomani dei disastri dello scorso autunno: “Troppi anni di incuria e malinteso ambientalismo da salotto che non ti fanno toccare l’albero nell’alveo ecco che l’alberello ti presenta il conto”.

Il maltempo degli ultimi giorni infatti ci presenta di nuovo il conto, anche se in misura minore, con altri alberi abbattuti, temporali e grandinate violenti/e, fiumi e torrenti ancora una volta ingrossati. Ed è proprio sui fiumi e sulle possibili esondazioni che abbiano interrogato i nostri esperti, anche perché non possiamo non ricordare le parole del Ministro dell’Interno all’indomani dei disastri dello scorso autunno: “Troppi anni di incuria e malinteso ambientalismo da salotto che non ti fanno toccare l’albero nell’alveo ecco che l’alberello ti presenta il conto”.
Probabilmente si trattava solo di una delle tante sue boutade che poi probabilmente dimentica, ma delle quali, tuttavia, i suoi compagni di partito sembrano avere a cuore la concretizzazione. Infatti alcuni di loro avevano prontamente presentato una proposta di legge (n. 260 del 23 marzo 2018) per promuovere quella che definiscono la pulizia degli alvei. Fortunatamente, la discussione in commissione ambiente, territorio e lavori pubblici fissata per il 26 giugno 2018 non aveva prodotto risultati e la legge è ancora ferma ai blocchi di partenza. Tra gli sciagurati genitori di questo scempio spiccano Giorgetti e Fedriga, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri e vicesegretario della Lega uno ed attuale presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia l’altro.
La cosiddetta “pulizia degli alvei” è un’espressione infelice che parte dal presupposto completamente errato che un fiume sia “sporco” se contiene vegetazione e sedimenti. Questa idea è figlia di una visione completamente errata dei fiumi, che ci ha portati ad innalzare gli argini in certe zone facendone allagare altre. Secondo questa visione i problemi legati ai fiumi vengono affrontati senza tenere presente che un corso d’acqua si snoda dalla sorgente alla foce e che è un sistema continuo la cui frammentazione e regimentazione risolve i problemi in un punto spostandoli di fatto a monte ed a valle.
Entrando nello specifico, dragare i fiumi e rimuovere la vegetazione dall’alveo non è una buona idea per varie ragioni. In primis a parità di livello aumenta la velocità della corrente mettendo a repentaglio le strutture in alveo, come le pile dei ponti. Inoltre i ponti stessi andrebbero ricostruiti per ripristinare le fondamenta dei piloni. Infine rimuovere ghiaia e vegetazione riduce la disponibilità di habitat per gli animali rendendo il fiume molto più simile ad un canale di irrigazione che non ad un ecosistema vivo.

Per anni a tutti gli ingegneri idraulici di qualsiasi ateneo del mondo è stato insegnato che la continuità dei sedimenti è una risorsa per i fiumi e che il loro prelievo è un problema sia per l’ecosistema fluviale che per le infrastrutture costruite dall’uomo. Ad esempio, uno studio dell’Autorità di Bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze pubblicato nel 2003 sulla rivista internazionale Geomorphology riguardante i corsi d’acqua italiani dimostra che dagli anni 50 ad oggi l’interruzione della continuità dei sedimenti nei fiumi causata anche dai prelievi di ghiaia ha portato ad un’incisione degli alvei dell’ordine 3-4 metri con picchi di oltre 10 metri e ad un restringimento della sezione attiva di oltre il 50% in quasi tutti i casi, con conseguente esposizione delle fondamenta delle pile di molti ponti rendendo questi insicuri.
Ovviamente interrompere la continuità dei fiumi con opere di sbarramento (dighe e briglie) ha l’indubbio vantaggio di fungere da controllo sulla portata ed evitare che le piene si riversino interamente sui territori circostanti allagando centri abitati e campagne. Da più di 50 anni la Provincia Autonoma di Trento in collaborazione con quella di Bolzano preserva il nostro territorio con un sistema ben collaudato di protezione dalle piene che ha perfettamente funzionato anche lo scorso ottobre. Nel sud dell’Alto Adige gli argini sono più bassi che in Trentino quindi l’Adige può uscire lì piuttosto che nella preziosa Piana Rotaliana, la galleria Adige-Garda è manutenuta per far sì che sia sempre pronta all’uso ed il sistema di monitoraggio delle portate permette di tenere sotto controllo tutte le aste principali del nostro territorio.
C’è da sperare che questo sistema che ci ha tenuti all’asciutto dal ’66 in poi regga il colpo dei cambiamenti climatici. Alla visione miope dell’attuale governo e della Lega andrebbe contrapposta una prospettiva di più ampio raggio sia spaziale che temporale. Bisognerebbe iniziare a considerare il fiume nel suo insieme, ripensando le città e le aree attigue al corso d’acqua. In Alto Adige questo sta già succedendo, gli interventi sono possibili ed i vantaggi sono indubbi. In zone limitate (si vedano i progetti su Mareta, Aurino ed Isarco) è stato dimostrato che si può liberare il fiume rimuovendo gli argini per ottenere una varietà morfologica che giova sì alla fauna ed alla flora fluviale, ma anche alla popolazione che dispone di spazi ricreativi di indiscutibile bellezza. La stessa popolazione che temeva questi interventi ringrazia ora le autorità per aver permesso questo tipo di interventi.

Renata Attolini, Segretaria Provinciale di Sinistra Italiana

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