(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –
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VIDEO-INTERVISTA DI STOPCASTELLER AL VETERINARIO ALESSANDRO DE GUELMI
Storia di una cucciolata condannata: M62 Amir, ritrovato senza vita il 30 aprile scorso, F43 e M57. La racconta in questa video-intervista il veterinario Alessandro De Guelmi, che ha seguito per anni il progetto Life Ursus come dipendente della Asl di Trento: “Subito dopo la separazione dalla madre erano stati avvicinati e nutriti dagli uomini”.
Una vicenda che per gli attivisti di StopCasteller dimostra ancora una volta quanto la scelta politica di non educare la popolazione alla convivenza con questi animali risulti fatale.
Il veterinario Alessandro De Guelmi, oggi in pensione, si è occupato per 5 anni degli orsi in Trentino, effettuando 18 catture, fra cui quella del “famigerato” Papillon M49, in qualità di dipendente della ASL (e non della Provincia). Oggi alla luce di questa esperienza, e della mancanza di conflitto di interessi, si esprime sulle problematiche della gestione degli orsi in Trentino in una serie di interviste pubblicate sul canale Instagram di Scobi e Assemblea Antispecista, promotori della campagna StopCasteller.
De Guelmi si esprime anche sulla morte dell’orso M62 “Amir”, ritrovato senza vita da alcuni escursionisti il 30 aprile scorso in una zona impervia tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino. Le cause del decesso verranno chiarite nei prossimi giorni dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.
«L’orso Amir, pur non avendo mai aggredito alcun umano, era, insieme a JJ4-Gaia e MJ5-Johnny, nella lista nera di Fugatti degli orsi ritenuti problematici e da abbattere – spiegano gli attivisti di StopCasteller – . La sua colpa? Essere etichettato come problematico e confidente per via di alcune predazioni e per l’abitudine di rifornirsi di rifiuti urbani dai cassonetti della zona».
«Quello che forse non tutti sanno è che Amir è il terzo orso di una stessa cucciolata a pagare con la propria vita il prezzo della sprovvedutezza umana nella relazione con questi animali: fratello di Amir è M57, un altro individuo a più riprese definito problematico poiché abituato anche lui a mangiare dai cassonetti dell’umido, che a seguito di un incontro-scontro con un carabiniere avvenuto nei boschi di Andalo nell’estate 2020 (i cui contorni restano molto misteriosi) è stato condannato al carcere a vita e rinchiuso dapprima al Casteller e poi deportato in un parco-zoo in Ungheria. Sorella di Amir era anche F43-Banshee, pure lei osservata speciale per via di alcune predazioni e – ancora – per la sua irresistibile attrazione per la spazzatura.
Attirata nella trappola tubo per sostituire le batterie del radiocollare che già indossava da oltre un anno, Banshee muore durante le operazioni di telenarcosi nel settembre 2022. All’epoca dei fatti il più gettonato, laconico commento era stato “qualcosa è andato storto”».
Su cosa abbia portato un’intera cucciolata a collegare le zone residenziali con la possibilità di trovare cibo a costo zero si esprime il veterinario de Guelmi in questo video, correlando la confidenza degli orsetti al fatto che durante i primi mesi di separazione dalla madre qualche persona li abbia abituati ad essere avvicinati e riforniti di cibo, condannandoli così, negli anni successivi, alla cattura e alla morte.
«Questa vicenda – concludono gli attivisti di StopCasteller – dimostra ancora una volta quanto la scelta politica di non educare la popolazione alla convivenza con questi animali risulti fatale e quanto sarebbe stato importante sviluppare progetti fin dall’inizio del progetto di ripopolamento».
Le prossime due manifestazioni di StopCasteller saranno il 21 maggio in piazza Dante, davanti alla Provincia autonoma di Trento, e il 25 maggio davanti al Tar che quel giorno si pronuncerà sull’abbattimento di Gaia JJ4 e Johnny MJ5