News immediate,
non mediate!
Categoria news:
OPINIONEWS

ARCIDIOCESI TRENTO * OGNISSANTI: MONSIGNOR TISI, « LA SANTITÀ CRISTIANA TROVA NELLE RELAZIONI BUONE LA SUA CONSISTENZA E L’ELEMENTO QUALIFICANTE »

Scritto da
15.15 - martedì 1 novembre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –
///

“La santità cristiana ha nelle relazioni buone la sua consistenza e il suo elemento qualificante”. Ma “lo scenario in cui ci troviamo è dominato da relazioni interrotte e violente, ad ogni livello. Papa Francesco parla apertamente di terza guerra mondiale. È urgente riscrivere il codice dell’umano”. Le parole dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi risuonano nella solennità di Ognissanti durante la Messa da lui presieduta sul cimitero di Trento (con inizio alle ore 14).

Per riscrivere il “codice dell’umano” don Lauro indica la strada della pagina evangelica proclamata in questo giorno: le beatitudini, “ad un tempo – commenta – autobiografia di Dio e dell’uomo”.

Monsignor Tisi ammette che “l’uomo contemporaneo, di fronte alla parola Dio, quando non è indifferente spesso nutre facilmente sospetto, percependolo come divieto, ostacolo alla gioia”. Ma le beatitudini indicate da Gesù parlano viceversa “di un Dio – precisa don Lauro – che vuole l’uomo beato e felice. E quelle parole – aggiunge l’Arcivescovo – le troviamo poi compiute nella morte e nella Risurrezione di Cristo stesso” che Tisi definisce uno “spartiacque della Storia”. Perché se la “vita – ammette monsignor Tisi – è davvero contraddizione, enigma, domanda che toglie il fiato, notte oscura, Cristo, risorgendo dalla morte, si fa carico di questi lati bui e li illumina”. E questo grazie alla “sua vita, dove l’odio e la logica della falsità sono totalmente assenti”, e nella quale “percorre la via bella e impervia dell’amore gratuito”. Una strada seguita da tanti testimoni, capaci di “tenere il cuore sgombro dall’odio”, “chinati sui poveri”, “amici della pace”, “uomini e donne che pagano con la vita la difesa degli ultimi”. Tra loro, “tanti nostri e fratelli e sorelle che sono morti, lasciandoci – conclude l’arcivescovo di Trento – la loro testimonianza indistruttibile di amore e di dono”.

Auguri, don Lauro!

L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi compie oggi, solennità di Ognissanti, 60 anni. È nato infatti a Giustino, in val Rendena, il 1° novembre 1962.
A lui giungono gli auguri e l’affetto da parte di tutta la comunità diocesana, attraverso le parole del vicario generale don Claudio Ferrari che esordisce con una celebre citazione di Abraham Lincoln: “Non sono gli anni che contano nella vita, è la vita che metti in quegli anni”. “Carissimo don Lauro – scrive don Claudio -, a nome della Chiesa di Trento, dei collaboratori della Curia, mio personale esprimo i più sinceri auguri di buon compleanno. La nostra vita è vissuta in pienezza quando è spesa per gli altri, la nostra umanità è bella quando indica l’Assoluto: ringraziamo il Signore per il dono della tua presenza e invochiamo lo Spirito di Cristo perché continui ad accompagnarti nel cammino in mezzo a noi”.
Leggi su diocesitn.it

 

///

Omelia Solennità di Tutti i Santi
(Cimitero di Trento 1° novembre 2022)

Il desiderio primario delle persone è incontrare relazioni buone. La fatica nel trovarle è motivo di lamento nelle nostre conversazioni quotidiane. In effetti, dalla qualità delle relazioni dipende il nostro benessere e il nostro malessere. E di conseguenza, la forza per vivere viene da fuori, dagli altri.
La santità cristiana trova nelle relazioni buone la sua consistenza e il suo elemento qualificante. Parlare di santità altro non è che vivere l’umano in pienezza, alla maniera di Gesù, nel quale abita in contemporanea la pienezza di Dio e dell’uomo.

Lo scenario in cui ci troviamo è dominato da relazioni interrotte e violente, ad ogni livello. Papa Francesco parla apertamente di terza guerra mondiale. È urgente riscrivere il codice dell’umano. Per farlo, risultano assolutamente utili le indicazioni delle beatitudini, ad un tempo autobiografia di Dio e dell’uomo.
San Francesco, definito non a caso viva immagine di Cristo, a proposito di Dio afferma: “Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene.”
Dobbiamo riconoscere che l’uomo contemporaneo, di fronte alla parola Dio, quando non è indifferente spesso nutre facilmente sospetto, percependolo come divieto, ostacolo alla gioia.

Il Discorso della montagna parla viceversa di un Dio che vuole l’uomo beato e felice. Quelle parole trovano il loro compimento nella morte e nella Risurrezione di Cristo stesso: un inedito assoluto, lontano mille miglia dai codici del religioso. La prima lettera di Pietro lo conferma con forza: “Dio Padre ci ha rigenerati mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva.” (1Pt 1,3)
La fatica di dare credito a quello “spartiacque della Storia” che è la Morte e Resurrezione di Cristo può essere superata nella misura in cui proviamo ad abitare in profondità la realtà umana. L’umano in cui siamo situati, benché si voglia far credere il contrario, è mistero. Lo attraversano interrogativi che trovano difficilmente risposta, come conferma questo nostro tragico tempo segnato da guerra, violenza, barbarie, ingiustizie strutturali che solo la superficialità può liquidare come normalità. La vita, non raramente, è davvero contraddizione, enigma, domanda che toglie il fiato, notte oscura. Cristo, risorgendo dalla morte, si fa carico di questi lati bui e li illumina. La sua vita, dove l’odio e la logica della falsità sono totalmente assenti, percorre la via bella e impervia dell’amore gratuito che abbraccia il nemico, reagisce all’ingiustizia con un surplus di dono, si fa perdono radicale.
Questa vita del Risorto, grazie allo Spirito, è a disposizione di ognuno di noi ed è in azione.

Lo conferma la contemplazione di una moltitudine immensa di uomini e donne di ogni razza, popolo e lingua che riproducono nella loro vita, a ogni latitudine, i gesti del Risorto, come ci ha ricordato il testo dell’Apocalisse: uomini e donne non piegati dalle sventure, capaci di tenere il cuore sgombro dall’odio. Uomini e donne chinati sui poveri per regalare vicinanza e asciugarne le lacrime. Uomini e donne amici della pace che si tengono lontani dalla logica della ritorsione e della vendetta. Uomini e donne che pagano con la vita la difesa degli ultimi, dei deboli e della giustizia. Papa Francesco continua a ricordare come mai la Chiesa abbia avuto tanti martiri come in questi nostri anni. Tra loro, con struggente commozione, ci sono anche tanti nostri e fratelli e sorelle che sono morti, lasciandoci la loro testimonianza indistruttibile di amore e di dono.

Categoria news:
OPINIONEWS
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.