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AQUILA SAN VENCESLAO: SINDACO TRENTO, SIGILLO DELLA CITTA’ A POESIA DI FRANCESCOTTI

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17.31 - martedì 14 marzo 2017

(Fonte: Ufficio stampa Comune Trento) – Gentile e caro Renzo Francescotti, mentre riflettevo sul ringraziamento che l’Amministrazione di questa municipalità Le tributa oggi e cercavo le espressioni migliori per esprimerLe la riconoscenza della città, ho pensato che avrei dovuto chiederLe a prestito un po’ della sua arte, della sua abilità con le parole, della sua empatica maestria nel ritrarre gli artisti, da Lei raccontati mettendo in luce il nucleo di verità e di originalità di ciascuno. Purtroppo ci dobbiamo accontentare dei nostri limitati mezzi espressivi ma, d’altronde, ci conforta la consapevolezza che il Suo straordinario percorso umano, culturale, artistico ha un’evidenza, una coerenza tali da imporsi comunque all’attenzione di questa platea.

A cercare il bandolo di questa Sua vita così intensa e impegnata, ci si imbatte subito nella Sua professione-vocazione di insegnante. Insegnante creativo, capace di riconoscere e di far sbocciare i talenti, dentro alle aule di scuola e, come vedremo, anche fuori, nel mondo che per lei è stato una sorta di libera, informale accademia. “L’insegnante che tutti noi avremmo voluto”, mi ha detto un suo ex allievo, per la capacità di spaziare, collegare, leggere la realtà alla luce della poesia e la poesia alla luce della realtà.

E siccome la passione è contagiosa, chi l’ha incontrata sui banchi di scuola è diventato a sua volta una persona appassionata di una cultura viva, mai esclusivamente libresca, sempre militante e impegnata. Una cultura trasversale perché una delle caratteristiche che La contraddistinguono è quella di aver favorito e praticato, sempre e in ogni modo, l’intersezione e il dialogo tra i linguaggi: poesia e pittura, musica e scultura, teatro e saggistica, lingua e dialetto.

La capacità maieutica dimostrata come insegnante è stata esercitata senza risparmio anche al di fuori delle aule, come ben hanno sottolineato i relatori che mi hanno preceduto. Non mi voglio soffermare sui dettagli di questa attività di promozione culturale, così importante tanto per i singoli talenti da Lei scoperti e valorizzati, quanto per la città e per tutto il Trentino, diventati anche grazie a Lei luoghi di una produzione culturale originale, periferie feconde e creative capaci di attirare su di sé un’attenzione di livello nazionale e anche europeo. Non si può però fare a meno di citare l’impegno nel gruppo Neruda, così importante negli anni Settanta per aver saldato l’impegno politico a quello espressivo, per aver dato voce alla protesta ma anche per aver prefigurato, in forma poetica, una proposta di società alternativa.

Non meno importante per la città, il Suo contributo in termini di pensiero e di progettualità all’associazione Pro Cultura, una delle più antiche della provincia, da Lei presieduta e rilanciata dalla metà degli anni Ottanta con le conferenze-dibattito, i recital di musica e poesia, l’arte figurativa sottratta all’oscurità degli atelier privati e fatta conoscere al pubblico degli appassionati. E, infine, come non ricordare il concorso di poesia Alicante o il premio Pavanello dedicato ai giovani cantautori trentini? Sono tutte iniziative, queste, che fanno di Lei uno dei più attivi e generosi professionisti di quello che oggi chiameremmo “scouting”, che poi non è altro che il mestiere di chi sa riconoscere il valore di un’esperienza artistica e si impegna per farla maturare e per renderla pubblica e condivisa.

Uomo esigente, prima di tutto con se stesso, capace di sfidarsi attraversando a nuoto il lago di Caldonazzo;  talvolta ruvido all’apparenza, non accondiscendente, sincero sempre, Lei ha anche il merito di aver condiviso con noi la passione per il dialetto, riscoperto per le sue qualità musicali e poetiche ma anche, pasolinianamente, come baluardo contro l’omologazione culturale e la perdita di un patrimonio non solo di parole, ma di oggetti, valori, sentimenti irregolari, antiquati, disomogenei e per questo refrattari alla cultura dominante. Strumento espressivo tutt’altro che arretrato, tutt’altro che plebeo, scelto da titani del verso come Noventa e Zanzotto o come il nostro Marco Pola, il dialetto trentino da Lei studiato, divulgato, messo in poesia, non ha nulla di provinciale o di folkloristico o di nostalgico. E’ anzi una lingua dell’oggi, agile ed elastica e addirittura di chirurgica precisione.

Ho lasciato per ultimi i suoi versi, caro Francescotti, forse la parte più intima della sua attività eclettica e poliedrica. Ne voglio citare solo una manciata, che a mio parere La fotografano e La descrivono al meglio: “Invece io amo lo scarto/ del cavallo che avverte il pericolo/ del calciatore che salta l’avversario/ della gazzella inseguita dal ghepardo/ che scartando si salva la vita/ l’idea scartata non funzionale al sistema/ gli uomini scartati globalmente/ esiliati ad ultimi”. Ecco, in questa poesia, dal titolo “Fuor-di mente”, c’è non solo la Sua poetica, ma anche la Sua visione della vita, permeata da una sensibilità sociale non comune, da un’attenzione costante alle vittime, agli oppressi, ai dimenticati. Per Lei la poesia non è solo forma, non è solo lirismo: non c’è nulla di decorativo nei Suoi versi, che anzi hanno un alto tasso di eticità e – come ha scritto un critico – accendono “fiaccole di pensiero”. E’ una poesia civile come civilmente ed eticamente impegnata è stata ed è la Sua vita.

Gentile e caro Renzo Francescotti,
è per queste ragioni che la città intera vuole testimoniare la propria amicizia e la propria stima nei Suoi confronti. E’ per questo che, raccogliendo le sollecitazioni e l’affetto di numerosi Suoi amici ed estimatori, sono onorato di consegnarLe l’antico sigillo della città: l’Aquila ardente di San Venceslao.

Grazie

Il sindaco
Alessandro Andreatta

 

 

 

 

Foto: da comunicato stampa

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