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APSP OPERA ROMANI – NOMI (TN) * RSA: PRESIDENTE PAROLARI « FUGA DEL PERSONALE, SERVE UNA VISIONE »

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16.46 - domenica 2 luglio 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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Fuga del personale: serve una visione. Il concorso APSS che attrae gli infermieri sottraendoli alle RSA, la questione della legittimità o meno della macchina che imbusta i farmaci, le accuse reciproche di mancato dialogo e attenzione fra Provincia e enti gestori di RSA sono argomenti che attirano l’attenzione del lettore su problematiche specifiche, singole ma che la distolgono dalle questioni vere, importanti che incombono minacciose sul mondo dell’assistenza all’anziano e che rischiano di travolgere un intero sistema.

Le tematiche di cui si discute in questi giorni sono i sintomi di un problema, non sono la malattia. E se vogliamo curare ed estirpare la malattia è assolutamente inutile fermarsi a litigare sulla lettura e comprensione delle spie del malessere. Bisogna attrezzarsi, e con urgenza, per fare una diagnosi corretta e attaccare alla radice il cancro, sennò.. il paziente muore. Al netto delle metafore, che servono solo a tratteggiare figurativamente la situazione, che rimane drammaticamente grave, va fatta una analisi seria di ciò che accade per capirne le ragioni e agire di conseguenza.

Affrontiamo il primo tema: si dice che gli infermieri, ma anche gli Oss, fuggano dalla maggior parte delle RSA. Serve qui una disamina attenta di ciò che viene offerto a questo personale e di ciò che, invece, potrebbe e dovrebbe essergli offerto.
Il discorso della retribuzione, certamente importante e che deve essere adeguata al tenore di vita attuale, e del gap retributivo fra settore sanitario e socio-assistenziale è solo uno degli aspetti e, personalmente, non credo in questo contesto sia fra i più rilevanti.
Si tratta di personale, specie quello giovane, che cerca, soprattutto, opportunità di professionalizzazione e di crescita.

Ci siamo chiesti cosa un giovane laureato in scienze infermieristiche può trovare di attraente in un ambiente di RSA? Ad oggi, praticamente quasi nulla. Per attirare il suo interesse, dobbiamo quindi offrirgli la possibilità di lavorare con tecnologie innovative, dobbiamo farlo sentire parte di un sistema all’avanguardia, che fa ricerca, che dialoga con lo stesso linguaggio con cui un giovane è abituato oggigiorno a parlare. Ci riferiamo, qui, a tecnologie di ultima generazione, provenienti dalle migliori esperienze mondiali, che supportano il lavoro umano, non lo sostituiscono e soprattutto offrono elevati standard, oltre che di qualità, di sicurezza. Perché il tema della sicurezza è centrale per mettere il lavoratore nelle condizioni di dare il meglio e di stare bene sul posto di lavoro, in un ambiente quale quello della RSA in cui le relazioni umane sono fondamentali.

Il nostro personale, il cui lavoro è complesso, delicato e difficile, ha bisogno di operare in ambiti che gli devono garantire certezza dell’intero procedimento. Quindi disponibilità di dati costantemente aggiornati, misurati in modo continuo e sicuro, con margini di errore ridotti al minimo e che vengano registrati in cartella clinica automaticamente, senza rubare tempo prezioso alla relazione con l’anziano. Un vero e proprio modello integrato. Anche il delicato tema della gestione della terapia va correttamente presidiato e, se si interviene con sistemi automatizzati per la predisposizione di dosi unitarie, bisogna essere consapevoli che tale operazione può considerarsi quale manipolazione dei farmaci (sconfezionamento e riconfenzionamento) rientrando, come tale, nelle indicazioni di cui alla Raccomandazione n. 19 del Ministero della salute e nelle Norme di Buona preparazione previste dalla Farmacopea Ufficiale XII, volte all’esclusiva tutela dei pazienti. Non si può scoprire, solo a cose fatte, che serve il farmacista. E’, poi, assolutamente necessario addentrarsi nel mondo del lavoro attuale, cercare di capirne i paradigmi, comprendere cosa fa muovere gli interessi dei nostri collaboratori. Introdurre la tecnologia, infatti, senza la dovuta attenzione ai collaboratori sarebbe un esperimento fallimentare.

Chi cerca un lavoro, oggi, assomma più bisogni. Accanto allo stipendio e ad un ambiente professionalmente stimolante, un lavoratore cerca tempo da dedicare alla famiglia, ai genitori anziani, ai figli. Le nuove generazioni, in particolare, cercano tempo da dedicare alle proprie passioni, ai propri interessi. E ben venga sia così! Possiamo, quindi, a queste richieste rispondere mantenendo le attuali rigide organizzazioni del lavoro, che nel corso degli anni hanno portato spesso a contenziosi che hanno inutilmente esacerbato gli animi? Evidentemente no. Servono perciò nuovi modelli, che abbandonano la logica organizzativa del comando-controllo per abbracciare quella del coinvolgimento e valorizzazione del collaboratore nella co-costruzione del lavoro. Così il coordinatore non è più il “capo” che autorizza, ma la persona che accompagna il personale, il coach che supporta e monitora questa auto-organizzazione.

Accanto a tutto ciò dobbiamo affrontare anche il tema della complessità assistenziale, di fronte a bisogni sempre più ampi di una popolazione che invecchia e di famiglie sempre più sole. Impensabile, in primis, trasferire sulle famiglie tutto il peso dei cambiamenti sociali in atto, e non solo da un punto di vista economico. E’ evidente che servono servizi nuovi, modulati e graduati rispetto alla gravità delle condizioni di salute della persona. La domanda di servizi proveniente dal settore degli anziani non potrà, quindi, che essere in costante crescita.

Le risorse non sono però infinite e di fronte all’impossibilità di soddisfare tutti arriverà il momento della scelta, si dovrà togliere a qualcuno per dare ad altri. Il che, tradotto, significa togliere alle fasce giovani per dare alla popolazione anziana. Con la conseguenza che non si faranno più figli e il tramonto demografico sarà inarrestabile. Quale risposta a questa prospettiva? Come invertire la rotta? La risposta esiste. Dobbiamo efficientare sempre più i servizi che, nell’ambito delle RSA, significa sostenere e promuovere serie collaborazioni, mettere finalmente in atto in tutto il settore quelle consortilizzazioni che il legislatore regionale ha previsto ancora nel 2005. Fare finalmente ciò che per vent’anni è rimasto nel cassetto. Partendo dalle Direzioni, per arrivare a mettere assieme i servizi generali, liberando in tal modo risorse per affrontare l’aumento dei costi e per mettere in campo nuovi servizi, con la valorizzazione e l’attenzione ai territori che ha sempre qualificato le nostre APSP.

Altrimenti daremo ragione a chi, legittimamente, ritiene che l’unica soluzione sia omologare e uniformare. Il sistema pubblico ha le capacità e le professionalità per affrontare tutte queste sfide, convincendo con le proposte, le idee e i fatti, e non con la coercizione o, peggio, con la lesione delle legittime aspettative, le persone a spendersi per il bene della propria organizzazione.

 

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Francesca Parolari
Presidente APSP Opera Romani di Nomi

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