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APPA – PAT * PFAS IN TRENTINO: « MOLECOLE PERFLUOROALCHILICHE, I DATI DELLA PRESENZA NELL’AMBIENTE DEL TERRITORIO PROVINCIALE »

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08.23 - giovedì 1 giugno 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Descrizione Pfas

La sigla PFAS individua un generico gruppo molto esteso di sostanze perfluoroalchiliche, che sono prodotte dall’uomo dalla metà del secolo scorso e hanno una struttura chimica tale da determinare una serie di caratteristiche utili ai processi produttivi: stabilità termica, impermeabilità all’acqua e ai grassi, capacità lubrificante e tensioattiva. Le stesse proprietà tecnologiche che rendono interessanti queste sostanze ne determinano purtroppo anche la resistenza alla degradazione ambientale, e ciò unito alla versatilità di utilizzo può comportare diffusione e persistenza negli ambienti più antropizzati, nonché l’accumulo negli organismi viventi, mentre negli ambienti non antropizzati se ne possono comunque trovare in tracce[1]. Le prime problematiche sanitarie e ambientali relative a due di tali sostanze, PFOS (perfluoroottansolfonato) e PFOA (acido perfluoroottanoico), hanno spinto i produttori a ricercare molecole alternative e ciò è alla base della grande numerosità di sostanze appartenenti a questa famiglia: se ne contano a migliaia e sono molto differenti tra loro anche per persistenza e tossicità.

 

La normativa e i limiti

Con la Direttiva 2013/39/UE, il PFOS in particolare è stato inserito nella lista delle sostanze pericolose prioritarie per le acque. La normativa italiana di conseguenza ha stabilito per i PFAS standard di qualità ambientale (SQA, ovvero limiti tabellari da non superare) nelle acque superficiali molto restrittivi (D. Lgs. 172/2015), inserendo il PFOS tra le sostanze pericolose prioritarie, e altre 5 molecole (PFBA, PFPeA, PFHxA, PFBS e PFOA) tra gli inquinanti rispettivamente per la valutazione dello stato chimico ed ecologico, nonché valori soglia per la qualità delle acque sotterranee (D.M. del 6 luglio 2016) per 5 molecole PFAS (PFPeA, PFHxA, PFBS, PFOA e PFOS). Questi limiti rientrano nell’ambito della disciplina ambientale di cui al D. Lgs. 152 del 2006, con le modifiche e integrazioni successive, che recepisce a livello nazionale la Direttiva Quadro Acque europea, la 2000/60/CE.

Se prendiamo come unità di misura il nanogrammo su litro (ng/l), il PFOS deve rispettare i valori di 36.000 istantaneamente e 0,65 medi annui nelle acque superficiali, e 30 medi annui nelle acque sotterranee. Gli altri PFAS invece hanno limiti medi annui che vanno dai 100 ng/l del PFOA ai 7.000 ng/l del PFBA. Va evidenziato che in generale i valori sono bassi perché sono stati calcolati degli esperti sulla base degli organismi acquatici più sensibili: infatti se confrontiamo questi valori con i limiti dei PFAS sulle acque potabili, quindi nella disciplina sanitaria anziché ambientale, in particolare nella normativa attualmente più restrittiva, quella della Regione Veneto, abbiamo per il PFOS un limite di 30 ng/l, per PFOA + PFOS 90 ng/l e 300 ng/l per gli altri PFAS.

 

Gli esiti del monitoraggio di APPA

L’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA) ha iniziato il monitoraggio dei PFAS a partire dal 2018, per ottemperare alle richieste normative previste dal D. Lgs. 172 del 2015 che recepisce la Direttiva 2013/39/UE, la quale introduce un elenco di controllo per fornire informazioni attendibili sulla presenza nelle acque superficiali di una serie di sostanze emergenti, non solo PFAS, che potenzialmente possono inquinare l’ambiente acquatico. In quell’anno sono stati ricercati i PFAS su 13 punti appartenenti ad altrettanti corpi idrici fluviali e su 3 pozzi del territorio provinciale scelti in base alla presenza a monte di attività con potenziale presenza di PFAS (grandi agglomerati, depuratori, cartiere: per esempio abbiamo ben 4 punti lungo l’asta dell’Adige) o perché rappresentativi in quanto posti alle foci dei principali corsi d’acqua (Avisio, Brenta, Chiese, Fersina, Sarca, Noce).

In base ai risultati la situazione generale è apparsa rassicurante dal punto di vista ambientale. La principale criticità si è evidenziata in relazione al fiume Chiese, che ha spinto APPA a indagare scoprendo una contaminazione a basse concentrazioni ma diffusa nella falda di Storo, ad oggi oggetto di controlli periodici e specifico studio. È stata riscontrata la presenza di PFOS anche nel Lavisotto e nel rio val Negra nel comune di Trento e nel rio Coste nel comune di Rovereto (zona industriale), con concentrazioni modeste ma che hanno spinto APPA a intraprendere approfondimenti.

Nel 2019 è stato deciso di effettuare a scopo cautelativo uno screening “a tappeto” sul territorio provinciale per ampliare la ricerca dei PFAS, poi il monitoraggio è proseguito nella modalità standard. In base ai dati raccolti dal 2019 al 2022 su 93 siti fluviali, 7 lacustri e 10 sotterranei, a livello di contesto territoriale complessivo non si riscontrano situazioni emergenti per queste molecole. L’unica molecola che presenta dei valori su cui porre attenzione, soprattutto per via dei limiti ambientali estremamente bassi, è il PFOS, che è stato riscontrato nel 12% circa dei prelievi. Questi riscontri riguardano solo alcuni siti fluviali e si concentrano su alcune specifiche situazioni già note per altre problematiche qualitative, per i quali siti è previsto l’esame nei prossimi mesi delle potenziali fonti di PFOS e delle possibili soluzioni e indicazioni al fine di ridurne le concentrazioni.

La situazione emersa dallo screening di APPA non desta inoltre preoccupazione dal punto di vista della salute dei cittadini, perché i valori riscontrati sono ampiamente al di sotto dei limiti il cui superamento è ritenuto pericoloso per la salute umana, come precedentemente accennato.

Il monitoraggio dei PFAS proseguirà anche nel triennio 2023-25, per consentire di arrivare alla classificazione dei corpi idrici provinciali relativa al sessennio 2020-25 prevista dalla pianificazione distrettuale. Nel 2023 la campagna di monitoraggio prevede la ricerca di queste sostanze in 144 campioni su 8 laghi, 138 campioni su 23 corpi idrici fluviali e 20 campioni su 10 corpi idrici sotterranei.

 

La pubblicazione dei dati di APPA

A seguito dell’attenzione mediatica della primavera 2023 sulla presenza di PFAS nelle acque trentine, l’UO Tutela dell’Acqua ha predisposto una pagina sul sito web di APPA, accessibile tramite il link https://www.appa.provincia.tn.it/News/Approfondimenti/PFAS-in-Trentino-Dati-e-informazioni-ambientali oppure digitando l’acronimo PFAS nel motore di ricerca del sito stesso.

In questa pagina si possono trovare molte informazioni riguardanti la presenza delle molecole perfluoroalchiliche – PFAS nell’ambiente, limitatamente al territorio provinciale: si tratta di documenti descrittivi e tecnici, tabelle, comunicati stampa e il link al WEBGIS in cui sono mappati i dati relativi al monitoraggio dei PFAS ai sensi del D. Lgs. 152/2006 per le acque superficiali e sotterranee della Provincia autonoma di Trento. Nella mappa sono distinti i punti di monitoraggio in cui le concentrazioni dei PFAS rilevate inducono a un livello di attenzione maggiore (“Sì”), rispetto a quelli in cui l’andamento dei valori di concentrazione dei PFAS mostra una situazione ritenuta ad oggi consolidata e priva di rischi per la qualità ambientale (“No”).

Va ribadito infine che, durante il periodo di attenzione mediatica sull’argomento, sono stati riportati a mezzo stampa e online dati errati relativi alla presenza di PFAS nel rio Salone nel comune di Arco per l’anno 2018, a causa di un errore di trasmissione a ISPRA da parte del laboratorio incaricato (dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Veneto – ARPAV): fanno fede in proposito i dati pubblicati da APPA (in seguito alla segnalazione dell’errore, ISPRA ha corretto la sua pubblicazione il 5 aprile 2023).

 

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