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VICEPRESIDENTE TONINA RISPONDE A COPPOLA (EUROPA VERDE) * PARCO STELVIO: « LA CONTRACCEZIONE NON È AL MOMENTO UN METODO SOSTITUTIVO AGLI ABBATTIMENTI DEI CERVI »

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16.35 - lunedì 30 maggio 2022

Risposta dell’assessore Tonina all’interrogazione sul piano di abbattimenti di cervi nel Parco dello Stelvio.

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Numero di protocollo associato al documento come metadato (DPCM 3.12.2013, art. 20). Verificare l’oggetto della PEC o i files allegati alla medesima. Data di registrazione inclusa nella segnatura di protocollo.

Negli esemplari cartacei segnatura di protocollo in alto a destra (da citare nella risposta).

Con riferimento all’interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.

1-2. Va premesso che il Parco dello Stelvio ha iniziato ad affrontare la problematica delle elevate densità di cervo nel proprio territorio e degli impatti esercitati sugli ecosistemi e sulle attività economiche a partire dal 1997: tra il 1998 e il 2000 è stato elaborato un primo “Programma triennale di indagine e sperimentazione per una gestione del cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio”, rivisto nel 2008 quando è stato approvato il “Progetto Cervo – Piano di Conservazione e Gestione del cervo nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio e nel Distretto faunistico Val di Sole” che prevedeva la realizzazione di prelievi di controllo all’interno del Parco per ridurre gli squilibri ecologici attraverso la riduzione della consistenza della popolazione di cervo.

Il Piano di Controllo del Cervo 2022-2026, di durata almeno quinquennale, in corso di perfezionamento, seguirà la logica, gli obiettivi, le modalità e i risultati attesi di quanto già pianificato nel 2008, tenendo conto dell’evoluzione delle condizioni della popolazione e dei relativi impatti. Allo stato attuale sono in fase di finalizzazione gli aspetti tecnici di pianificazione che dovranno essere successivamente sottoposti al parere di Ispra e all’autorizzazione del Ministero per la Transizione Ecologica (Piano di Conservazione e Gestione del cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio Trentino 2022-2026).

Non appena sarà terminata questa prima fase di pianificazione e i dati necessari a una valutazione dello stato della popolazione di cervo e dei suoi impatti sulle altri componenti degli ecosistemi saranno validati e considerati definitivi, questa Amministrazione intende avviare un percorso mediato di confronto con la popolazione interessata, con le associazioni ambientaliste e con i principali portatori di interessi, finalizzata a illustrare e discutere la problematiche, i contenuti del piano rispetto alle possibili soluzioni per moderare gli squilibri ecologici attualmente presenti allo Stelvio. A seguito dell’espressione del parere da parte del Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio, resa nella seduta del 4 maggio 2022, gli obiettivi e i contenuti principali del Piano sono stati presentati in una prima serie di incontri sul territorio di Peio e di Rabbi.

3. La possibile soluzione, individuata con il Piano di Controllo del Cervo per la riduzione degli squilibri ecologici in atto, passa attraverso un obiettivo di riduzione numerica della popolazione di cervo attuata mediante abbattimenti, pianificati per classi di sesso.

Le attività di abbattimento della fauna in controllo sono normate dalla Legge 394/1991 (articolo 11, comma 4), non si configurano come attività venatoria (Legge 157/92 e l.p. 24/91) e sono disciplinate da un apposito Piano (Piano di Conservazione e Gestione del cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio Trentino 2022-2026) e da un annesso regolamento.

A differenza di quanto prevede la fattispecie dell’attività venatoria, i capi abbattuti restano, come previsto dalla norma, proprietà indisponibile dello Stato e il Parco provvederà alla loro vendita. In questo contesto il Parco prevede, come peraltro specificato dalla norma, di formare e abilitare un sufficiente numero di persone, ovviamente dotate di porto d’armi, che, previo esame, saranno autorizzate in qualità di Coadiuvanti alle attività di controllo numerico del cervo ad effettuare gli abbattimenti sotto la gestione e lo stretto controllo del personale del Parco e del Corpo Forestale Provinciale.

In questo quadro generale, i Coadiuvanti forniranno il loro aiuto per la realizzazione del progetto senza che si prospetti alcun conflitto di interesse con i cacciatori che agiscono e pianificano solo ciò che riguarda la gestione venatoria all’esterno del Parco.

4. Il tema dei rapporti e della dinamica tra preda e predatore (e più in generale delle conseguenti cascate trofiche) è uno dei più dibattuti ed affrontati nell’ultimo cinquantennio nell’ambito dell’ecologia. Considerata l’importanza dell’argomento e delle necessità di approfondimento a scala locale, anche il Parco Nazionale dello Stelvio ha avviato nel 2019 uno studio a lungo termine per studiare e valutare quantitativamente gli effetti dell’arrivo del lupo nell’area protetta sullo stato del cervo, sulle altre prede e, a cascata, sulle altre componenti degli ecosistemi. Tale studio prende in considerazione numerosi aspetti e, a partire dal 2021, coinvolge anche il territorio del Parco Nazionale dello Stelvio – Trentino.

Premesso che si ritiene fondamentale approfondire l’argomento anche nel Parco Nazionale dello Stelvio, le attuali conoscenze e conclusioni mutuate dai numerosi studi, in atto e disponibili, lasciano ipotizzare che, di norma, nelle fasce climatiche temperate (quali quelle italiane) è il livello trofico inferiore (il cervo e le sue quantità) a modulare quello superiore (il lupo) e non viceversa. L’ipotesi di lavoro da verificare è quindi quella che il lupo non sia in grado di ridurre numericamente le popolazioni di cervo, ma, nel caso, ne moduli il comportamento spaziale e temporale finalizzato a ridurre i rischi di predazione. Potranno quindi esserci effetti nulli ovvero benefici sugli attuali impatti del cervo sugli ecosistemi del Parco e il progetto di monitoraggio avviato nel 2019 servirà proprio a dare risposte alle ipotesi sopra descritte.

Per quanto riguarda i possibili effetti negativi della riduzione della densità del cervo sulla disponibilità di prede per il lupo, è possibile sottolineare come gli obiettivi di riduzione del cervo che si vogliono raggiungere nel Parco, si pongono su livelli di densità comunque più alti delle densità medie presenti nelle aree a gestione venatoria e hanno come obiettivo anche il miglioramento dello stato delle popolazioni degli altri ungulati del Parco (capriolo e camoscio) che contribuiranno ad avere una maggiore ricchezza e disponibilità di prede anche all’interno dell’area protetta. In ogni caso il progetto prevede un monitoraggio specifico e costante dello stato delle popolazioni e degli effetti delle azioni del piano in modo da poter modificare le strategie adottate in caso di effetti indesiderati.

5. Gli studi e i piani che hanno caratterizzato gli ultimi 25 anni di attività del Parco Nazionale dello Stelvio, relativamente alla conservazione e gestione delle popolazioni di cervo, hanno preso in considerazione le possibili soluzioni alternative, prima di arrivare alla decisione di procedere alla riduzione numerica delle popolazioni mediante abbattimenti (nel settore sudtirolese del Parco il controllo del cervo è attivo dal 1998; nel settore lombardo è attivo dal 2011).
Tra le possibilità alternative sono state prese in considerazione la possibilità di cattura e traslocazione dei cervi in altre aree e gli effetti della immunocontraccezione chimica per ridurre gli accrescimenti e modulare la demografia della popolazione.

Nel primo caso esistono problematiche in ordine alla presenza di malattie, condivise con il bestiame domestico, che ne rendono perlomeno sconsigliabile, allo stato attuale delle conoscenze, la traslocazione in altre aree. Esistono inoltre oggettive difficoltà numeriche che rendono di fatto economicamente e praticamente non possibile la cattura annuale di un numero di animali sufficiente a garantire la riduzione numerica della popolazione. Nel caso specifico, si stima che dovrebbero essere catturati e traslocati, a regime, un numero di circa 200-250 soggetti l’anno.

Per quanto riguarda l’utilizzo della immunocontraccezione questa risulta molto efficace su Cervidi trattati in cattività. Tuttavia è necessario fare trattamenti multipli e booster di richiamo annuali sulla quasi totalità del segmento femminile della popolazione, utilizzando strumenti lanciasiringhe, comportando di fatto l’impossibilità di trattare annualmente circa 500-600 soggetti in tal modo, senza considerare i costi connessi.

Le attuali conclusioni dei ricercatori impegnati sul tema sono che “per le popolazioni selvatiche di Cervidi, la contraccezione non è al momento un possibile metodo sostitutivo agli abbattimenti per la regolazione delle popolazioni stesse” (per tutti si veda la revisione di Peter Green – “Can contraception control deer population in the UK?(https://www.thedeerinitiative.co.uk/pdf/contraception-andwild- deercontrol.pdf”).

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Mario Tonina

 

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Egregio Signor
Walter Kaswalder
Presidente del Consiglio Provinciale SEDE

Interrogazione a risposta scritta n. 3544

PROGETTO CERVO: NO ALL’ABBATTIMENTO!

Il 6 dicembre scorso durante una seduta del Comitato provinciale di coordinamento ed indirizzo del Parco dello Stelvio è stato illustrato il Progetto Cervo, il piano di gestione e conservazione del cervo nel settore trentino del Parco nazionale dello Stelvio e del distretto faunistico della val di Sole. Il progetto fermo al 2008 nacque dall’esigenza di far fronte, da parte degli amministratori, alle continue e più o meno intense pressioni in ambito locale riguardanti gli ipotizzati danni che le consistenti popolazioni di cervo arrecavano alla rinnovazione del bosco ed alle attività umane di interesse economico.

Durante la riunione si è parlato del monitoraggio della popolazione di cervo che ri- leva una densità di 29 capi per chilometro quadrato e del programma di controllo che dovrebbe prevedere in due anni il prelievo di circa 180 capi e nei successivi tre di circa 500 capi.

Il prelievo selettivo in base al progetto dovrà essere attuato dai cacciatori abilitati. Si dovrebbe partite il prossimo ottobre.

I Parchi naturali sono aree protette il cui fine principale è la conservazione degli ecosistemi. La caccia interferisce per il suo effetto di disturbo sulle dinamiche naturali della fauna e degli ecosistemi. Un solo colpo di fucile può spaventare tutti gli animali per un raggio di centinaia di metri, anche quelli che non sono oggetto di caccia, impedendo loro di bere, di mangiare o semplicemente di sostare in un determinato luogo. La caccia praticata nei Parchi naturali uccide anche gli animali sani. Il contrario di quanto avviene in natura dove animali deboli e malati muoiono per lasciare il posto ad animali più sani e più forti. Nei Parchi naturali (e non solo) il piombo delle cartucce avvelena l’ambiente e gli animali. Ad essere vittima dell’avvelenamento da piombo sono soprattutto i rapaci, come le aquile e gli avvoltoi. Ne sappiamo qualche cosa anche noi. Di recente un’aquila a Soraga è stata avvelenata dal piombo. Infatti nutrendosi delle carcasse di animali feriti o morti, a causa della caccia ingeriscono anche piccoli pezzi di piombo. Questi frammenti causano un’intossicazione che può portare alla loro morte.

Ora si cerca di far passare l’abbattimento dei cervi come l’unica soluzione possibile ed evidentemente non si intendono perseguire percorsi meno cruenti. Certamente è la soluzione più facile, quella che richiede minore impegno e ci si rifiuta di sperimentare strategie alternative alla mattanza di centinaia di animali.

Generalmente gli accrescimenti della popolazione di cervi all’interno del Parco sono guidate da meccanismi naturali di autoregolazione delle specie.

Dobbiamo tenere in debito conto che il ritorno del lupo potrebbe rappresentare una variabile per il riequilibrio della consistenza numerica dell’animale. Ricordiamo che il più bravo selezionatore e controllore degli erbivori selvatici è sempre stato e sempre sarà un carnivoro selvatico: il lupo ad esempio. Ma le leggi della natura sono perfette, gli animali selvatici, anche in assenza di predatori, si assestano su un numero di esemplari coerente con il territorio occupato e le sue risorse, mai sono in sovrannumero.

L’uccisione dei cervi, oltre a essere un atto inutile e violento, avrà come effetto secondario quello di costringere i lupi a rivolgersi verso altre prede, forse gli animali domestici che pa- scolano negli alpeggi.

Sarebbe più opportuno studiare soluzioni alternative e attendere poi con pazienza che il controllo della popolazione dei cervi avvenga naturalmente. Nel frattempo il Parco potrebbe aiutare questo processo utilizzando opportune strategie, provvedendo, nel frattempo, a risarcire i danni (come peraltro già sta facendo) causati dalla numerosa presenza di cervi.

Vorrei infine ricordare come la caccia cosi detta di selezione ai caprioli non ha affatto migliorato la specie, ma ha prodotto l’effetto opposto. Il cacciatore, infatti, tende a sparare ai capi migliori e non viceversa, come invece accadrebbe con la selezione naturale, attraverso i predatori.

Ricordiamo inoltre che è sempre più significativa e ampia quella parte di cittadini e turisti che chiedono di poter passeggiare nel Parco e incontrare animali non spa- ventati, di poter avvicinare in modo naturale caprioli o marmotte, di poter vivere appieno la natura e suoi abitanti senza le storture create dall’essere umano.

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Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere:

se si è aperto un confronto con la popolazione interessata per capire quale sia l’orientamento su quanto progettato, tenendo conto delle perplessità sollevate anche da alcuni cacciatori della Val di Rabbi e della Val di Peio, da parte della popolazione, oltreché delle associazioni ambientaliste;

in caso di risposta negativa se non ritenga opportuno aprire dei tavoli di confronto;

se non ritenga che si crei un conflitto di interesse la decisione di far abbattere i cervi dai cacciatori stessi;

se non ritenga che il ritorno del lupo potrebbe recare nel tempo un riequilibrio della altre prede;

se non ritenga una soluzione migliore studiare e sperimentare strategie alter-native alla mattanza di centinaia di cervi.

Cons. Lucia Coppola

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