(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Adesso parliamo noi, di questa iniziativa che sta creando tanto interesse e tanto rumore:
Questa serata è stata voluta e pensata da genitori e famiglie e i poster sono stati disegnati in maniera volutamente provocatoria, che è poi lo stesso sentimento che proviamo, come genitori, ogni volta che le istituzioni si arrogano il diritto di spiegarci di cosa si può discutere e cosa invece non si può nominare.
Non ha niente a che vedere con l’accettazione o meno dell’omosessualità o con la considerazione oggettiva che c’è chi è “intrappolato” in un corpo che non è il suo e che questi casi vadano accolti, amati e accompagnati. La critica che si fa è rivolta agli interventi distribuiti a pioggia a tutta la popolazione infantile e adolescente senza che alle famiglie venga chiesto se concordano e se quella che è una confusione sessuale passeggera, come a molti ragazzi capita, vada affrontata nelle aule di scuola.
Si ha l’impressione, che poi è una realtà, che i nostri figli siano nostri quando ci sono i conti da pagare ma improvvisamente dello stato quando ci sono contenuti da veicolare.
Il rispetto per le altre persone, quali che siano i loro gusti, non si imparerà meglio continuando a drammatizzare la cornice mancando magistralmente il focus ogni volta, imponendo un pensiero unico indiscutibile e inappellabile.
Lo si chieda a quei ragazzi confusi che hanno assunto ormoni per anni procurandosi sterilità e che oggi si chiedono se non valesse la pena avere intorno qualcuno che propone un altro punto di vista. Lo si chieda a chi fa i conti con una disforia procurata da un cambio idea post operatorio.
Perché non può esserci un confronto critico con vedute differenti e non offensive sull’argomento? Perché ci si aspetta che tutti i genitori debbano essere d’accordo con il modo di affrontare il cosiddetto “gender gap” dell’ agenda 2030? Perché non si può dire che tanti argomenti vanno trattati in accordo con i genitori?
Dalla parte delle famiglie, poi, un problema c’è davvero, ovvero che spesso si consegnano i ragazzi al sistema, allo stato, e ci si disinteressa di quello che viene loro insegnato.
Vogliamo vedere le famiglie lottare, per difendere l’umanità, la centralità della famiglia – nucleo fondante della società – , la possibilità di scegliere, di esprimere opinioni anche molto diverse senza averne paura.
Ci sono dei punti fondamentali che non avremmo mai dovuto mettere in discussione: valori morali ed etici che si possono non condividere, che si possono anche contrastare, se si ritiene, ma che sono e restano i fondamenti naturali dell’essere umano e come tali non vanno esautorati, altrimenti il risultato è questo dannato qualunquismo che fa da cornice allo scenario doloroso al quale assistiamo oggi (e non alludo all’omosessualità ma alla solitudine).
Quando la famiglia ha smesso di avere un valore fondante, non è più stata considerata una cosa seria, allora ha smesso di dare ai figli un indirizzo morale e la confusione ha iniziato a diffondersi in maniera prepotente. Abbiamo consegnato intere generazioni all’omologazione statale e ora abbiamo ragazzi che non appartengono più a loro stessi.
Lottiamo perché possano riappropriarsi di punti fermi, di stelle polari capaci di rimettere ordine nei loro panorami. E, visto che ci siamo, anche un po nei nostri.
Non consentiamo a nessuno di farsi campagna elettorale giocando con domande di genitori attenti che legittimamente pongono dei dubbi. Ricordo al sindaco ianeselli che anche noi siamo cittadini, pertanto abbassi i toni, che qui le uniche offese fatte sono le sue e quelle della sua manovalanza nei nostri confronti. La serata si terrà al teatro dematte’ di ravina, il direttore della prima location sembra non avere il coraggio di affrontare il maremoto che chi è diverso, ovvero noi, scatena.
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Il presidente
Laura Tondini

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