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PATTON (AD-P-A) * ELEZIONI: « GIUSTO RICONOSCIMENTO ALLO SPORT AMATORIALE, CHE COME L’AGONISTICO RICHIEDE VISITE MEDICHE ED ASSICURAZIONI »

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10.38 - giovedì 15 settembre 2022

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

 

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Uno sport per tutti, per tutta la vita. Personalmente, ho sempre immaginato l’attività sportiva come un’abilità individuale che ti accompagna per tutta la vita, che ti può salvare, che ti consente di socializzare. E dopo, ti permette anche di fare pratica con sport riconosciuti, agonistici e non. Per questo, ho riflettuto sulle proposte che sarà necessario promuovere nella nuova legislatura, come politiche sportive e politiche sociali per i cittadini e le cittadine del territorio.

Sogno che il settore sportivo possa essere un settore che crea lavoro continuativo, stabile e remunerato per la vita e la pensione di chi studia e lavora per questo. Troppo spesso oggi non è così: per questa ragione ritengo urgente una riforma delle professioni sportive. Lo sport è il sesto settore economico italiano ma chi vi lavora non è stabile, non ha garanzie assicurative e pensionistiche.

Ho riflettuto anche su una politica edificatoria degli impianti sportivi che sia più variegata. Oggi si punta soprattutto su strutture per la pratica agonistica, ma la nostra società è fatta di tantissime persone adulte singole: a Trento costituiscono più del 50% dei nuclei familiari. E che cosa cercano? Cercano luoghi in cui fare attività fisica individuale e libera, anche secondo l’esigenza del momento.

Tutti i mesi dell’anno e in tutte le ore. Cercano spazi dove trovare la macchina per correre, un canestro per fare dei tiri, un posto dove fare battute di pallavolo, un angolo per l’arrampicata, qualche attrezzo per la ginnastica, il padel e via dicendo. E questi spazi, in altri stati, ci sono. Questi impianti dovranno tenere conto delle nuove necessità di carattere economico ed energetico: si tratta spesso di strutture tremendamente energivore, che a fronte dei nuovi rincari sull’energia rischiano di portarsi appresso delle spese insostenibili. Inevitabilmente, la politica edificatoria dei prossimi anni dovrà basarsi su delle fonti energetiche rinnovabili.

Al di là di queste considerazioni più tecniche, sento che esiste anche un altro aspetto su cui c’è ancora molto da lavorare. Mediamente le ragazze raggiungono prima dei ragazzi la loro maturità sportiva ma l’abbandonano prima e con maggior frequenza, talvolta già a metà delle scuole superiori. È un fenomeno da approfondire e da contrastare con politiche di sostegno e con proposte per l’attività fisica individuale non agonistica. È necessario riuscire ad arrivare a queste persone: se aspettiamo che da sole tornino a fare sport sono perse per decenni.

Per le ragazze di famiglie immigrate con religione musulmana è un problema ancora maggiore e la maggior parte sparisce dal radar della pratica sportiva dopo lo sviluppo. Anche qui va pensata una politica sportiva e sociale per far conoscere loro l’attività sportiva individuale come sviluppo del proprio benessere. Bisogna arrivare a loro con azioni mirate, ma sempre rispettose del loro sentire.

In conclusione, voglio ribadire che lo sport non deve essere concepito solo come pratica agonistica. Saper nuotare, saper pattinare, saper correre, sapere andare in bicicletta… sono in primis abilità personali. Ti salvano la vita, ti fanno star bene, ti rilassano, ti fanno socializzare. Lancio allora un’idea: ideare una sorta di patentino individuale delle abilità sportive, di quelle che puoi praticare ovunque e in consapevolezza.

Sosteniamo la formazione in tal senso, e sosteniamo la necessità di un allenamento continuo e periodico come per qualsiasi abilità tecnica. Diamo il giusto riconoscimento anche lo sport amatoriale, che come quello agonistico richiede visite mediche e assicurazioni.

 

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