(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Il tema della casa va ben oltre l’attenzione alla qualità delle costruzioni e interroga tutti i soggetti a vario titolo interessati per individuare nuove modalità e nuovi processi abitativi, ritrovando la dimensione del vivere in comunità prevedendo servizi adeguati. E di fronte alla sfida posta dall’emergenza abitativa, il ruolo degli architetti quali interpreti qualificati è fondamentale. In gioco c’è il futuro del territorio e della comunità che lo vive.
Se n’è parlato oggi al Congresso regionale dal titolo “Percorsi dell’abitare” che ha visto riuniti in assemblea, presso Trentino Sviluppo a Rovereto, rappresentanti e iscritti degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Trento e della provincia di Bolzano.
L’importanza della collaborazione fra Architetti ed ente pubblico è stata affermata a più voci nel corso dei lavori, moderati dal vicepresidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Trento Davide Fusari e aperti dagli interventi della Sindaca di Rovereto Giulia Robol, dell’Assessore alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell’Autonomia della Provincia Simone Marchiori e di Mauro Casotto, Direttore Ambito Infrastrutture Abilitanti di Trentino Sviluppo.
Oggi il tema abitativo – ha affermato Anna Buzzacchi del Consiglio nazionale Architetti PPC – non è solo una questione di qualità del costruire, ma soprattutto di accesso all’edilizia sociale. Servono una nuova governance urbana e territoriale e una riorganizzazione del tessuto urbano per i servizi, allungando la vita dei fabbricati recuperando al contempo l’esistente. La qualità della visione urbanistica – ha concluso – è importante quanto la qualità dell’edilizia.
Il Trentino – ha detto il Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Trento Marco Piccolroaz – presenta una situazione variegata con ambiti di valle che soffrono marginalità e altri dove la tensione abitativa è forte anche per il turismo, che ha falsato l’offerta. Il tema dell’abitare – ha aggiunto – non è solo la casa, l’edilizia, ma un percorso articolato che ci porterà a costruire il Trentino del futuro. L’emergenza abitativa non si risolve solo in termini di immobili ma anche immaginando insediamenti residenziali che portino nuove modalità aggregative che siano in grado di interpretare una società in continuo cambiamento. Di fronte a questa sfida – ha concluso Piccolroaz – servono nuovi tavoli di dialogo e collaborazione con le istituzioni.
Sulla stessa linea Wolfgang Thaler, Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Bolzano. Servono – ha affermato – nuovi modelli abitativi per una nuova qualità della vita. L’emergenza abitativa si collega al tema dei costo delle case, che risentono della pressione turistica. Sullo sfondo, anche il tema dell’abbandono dei borghi storici e il problema del consumo di suolo, sfide di fronte alle quali – ha concluso Thaler – il ruolo della politica è centrale.
Un tema, quello dell’importanza della collaborazione fra tutti gli attori a vario titolo interessati, ripreso da Walter Viola, Dirigente UMST Resilienza abitativa – Provincia autonoma di Trento.
Il tema dell’abitare – ha detto – va affrontato con strumenti nuovi alla luce degli enormi cambiamenti in Trentino e non solo, guardando a social housing, coliving e cohousing. Ciò tenendo presente la grande sfida della locazione posta dalla questione degli affitti turistici e degli studenti universitari. In tutto questo – ha sottolineato – la sinergia con l’Ordine degli architetti è fondamentale per rendere il territorio più abitabile e meglio abitato.
Renato Sette, Presidente dell’Associazione Restart Bolzano e Capo Ripartizione tecnica del Comune di Bressanone, ha messo in risalto l’importanza della regia pubblica e del ruolo degli architetti nella pianificazione del territorio, mentre Chiara Rizzica, consulente esperta sui temi dell’abitare collettivo, ha approfondito il tema del social housing oltre i luoghi comuni, cogliendo invece l’importanza di investire sull’abitare collaborativo. L’housing sociale – ha detto – è un fattore di rigenerazione urbana perché parte da un’idea abitativa non esclusivamente legata all’edilizia. Il vero progetto – ha aggiunto – sono quindi le relazioni fra le persone e i servizi. Di qui l’importanza di passare dal concetto di casa come bene alla casa come servizio.
Oggi al Congresso sono intervenuti anche Stefano Tropea, Founding Partner b22, Direttore scientifico AAA architetticercasi, Michael Obrist, Founding Partner Feld72 Architekten, Vienna e Valentina De Palo, Project Leader Barreca & La Varra, Milano. L’evento si è concluso con la tavola rotonda moderata da Alberto Winterle, Direttore Turris Babel.