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OLIVI (PD) * CONCESSIONI IDROELETTRICHE * “ LA VIA DELLA GARA AL MAGGIOR OFFERENTE È LA SOLUZIONE PIÙ FACILE, MA RISCHIA DI SVENDERE IL TERRITORIO ALLA FINANZA “

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12.33 - domenica 17 luglio 2022

Stiamo attraversando una fase politica in cui prevale l’omologazione, il culto del presentismo e della affannosa rincorsa al consenso dei like.

Per la nostra Comunità questo significa privare l’Autonomia speciale della sua spinta propulsiva all’innovazione e alla sperimentazione di nuovi modelli di autogoverno.
In tale contesto ci troviamo ad affrontare questioni cruciali per il futuro, rispetto alle quali l’attuale Giunta provinciale ha dimostrato di privilegiare la propaganda o comunque, di fronte alla complessità dei problemi, la scorciatoia del “buttare la palla in tribuna”.
Un passaggio strategico che inciderà sullo sviluppo dei prossimi decenni riguarda le concessioni idroelettriche, il nostro “oro bianco”.
Ad oggi la prima fonte di produzione di energia rinnovabile in Italia è l’idroelettrico che genera il 40,7% della produzione nazionale (rispetto al 21,3% del solare e 16,0% dell’eolico).
La valenza strategica dell’idroelettrico è confermata dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) contenente gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.
Lo scenario attuale presenta forti elementi di criticità legati all’incremento dei prezzi, su tutti quello del gas, che potrebbero peggiorare ulteriormente.
In questo quadro, l’idroelettrico rappresenta una fonte preziosa in grado di offrire maggiore flessibilità e sicurezza al sistema energetico rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile soprattutto per quanto concerne i sistemi di accumulo.
Un ulteriore elemento di forza proviene dalla sicurezza dell’approvvigionamento: la tecnologia idroelettrica infatti trae la sua risorsa primaria dal territorio e riduce così la dipendenza dai mercati esteri rafforzando al contempo la competitività del sistema elettrico nazionale.
Il Trentino è stato anche in questo campo anticipatore, giacché a partire dalla seconda metà del XIX secolo si è diffusa la consapevolezza del rischio di un suo ruolo marginale rispetto allo sviluppo infrastrutturale e industriale che si stava affermando nelle regioni limitrofe, sia italiane che all’interno dell’Impero, in ragione della sua dimensione orografica montana.
Alcuni protagonisti di quel tempo, come Paolo Oss Mazzurana, Emanuele Lanzerotti, Cesare Battisti tra gli altri, iniziarono a porsi l’obiettivo di un riscatto e di uno sviluppo socio-economico duraturo per la nostra terra, progettando l’installazione dei primi impianti idroelettrici. Nascono le prime cooperative e consorzi elettrici e nel periodo che va dal 1890 al 1902 vengono realizzati in Trentino ventinove piccoli impianti idroelettrici, soprattutto in mano pubblica o collettiva.
E’ così iniziata l’avventura energetica del Trentino, che sarà poi rilanciata nella prima parte del XX secolo fino al secondo dopoguerra, con la costruzione delle grandi centrali idroelettriche e degli imponenti bacini di accumulo delle acque e delle opere derivatorie connesse.
L’incorporazione del Trentino – Alto Adige nel Regno d’Italia ha segnato non solo, nella visione geopolitica dell’epoca, la conclusione del processo risorgimentale, ma anche l’acquisizione di un asset strategico in termini di produzione energetica per lo sviluppo industriale dell’Italia settentrionale attraverso lo sfruttamento idroelettrico del versante alpino del Paese. Tale sfruttamento era in larga misura in mano privata, strumentale alla grande industria, e ha lasciato il debito connesso all’impatto ambientale a carico e in danno delle comunità locali, senza una reale ed equa compensazione.
La normativa italiana in materia di derivazioni a scopo idroelettrico nasce nel pieno della prima Guerra mondiale, propria in un momento di elevata domanda energetica collegata allo sforzo bellico, e si consolida con il testo unico delle disposizioni sulle acque e sugli impianti elettrici (Regio decreto n. 1775 del 1933), che è tuttora largamente vigente ed applicato, salvo la più recente, e in parte caotica, evoluzione del quadro normativo nazionale in materia di grandi derivazioni idroelettriche imposta dalle regole concorrenziali dell’Unione europea.
La Direttiva Bolkestein ha imposto infatti l’adeguamento della normativa nazionale in funzione pro-concorrenziale, escludendo sostanzialmente il rinnovo automatico al concessionario uscente delle concessioni di grande derivazione.
In questo contesto si colloca l’esercizio delle competenze assegnate all’Autonomia dal primo e dal secondo Statuto del 1948 e del 1972 e soprattutto dalle norme di attuazione che dal 1999 al 2017 hanno previsto l’attribuzione alle Province di Trento e di Bolzano di quanto era stato inizialmente negato alla costituenda Regione: la titolarità sull’intero demanio idrico e la funzione concessoria per le grandi derivazioni.
Nel frattempo anche sulle piccole derivazioni a scopo idroelettrico è scesa la mannaia delle regole della concorrenza, soprattutto in relazione al rinnovo di quelle in scadenza, nonostante queste ultime costituiscano un patrimonio delle Comunità locali.
La Provincia di Trento ha valorizzato negli anni le sue competenze in campo energetico, devolvendo ai Comuni quote rilevanti dei canoni o aggiungendo nuovi canoni a quelli storici, sempre a beneficio delle collettività locali, anche a titolo compensativo del sacrificio territoriale.
Ora è innegabile che la prospettiva neoliberista dell’Unione europea sul fronte della concorrenza sottesa anche alla produzione idroelettrica rischia di travolgere la disponibilità e le ricadute per le nostre comunità sull’uso del più importante dei beni comuni quale è il demanio idrico. La dogmatica neoliberista, nata in uno specifico contesto culturale e contrassegnata da una visione quasi illuministica, sta però mostrando tutte le sue crepe.
Infatti la crisi energetica che stiamo vivendo, anche in conseguenza della guerra nei territori orientali dell’Europa, sta sollecitando la più accorta classe politica ad un ripensamento sulla tenuta di una configurazione mercantile della produzione di energia idroelettrica. Ed è in questa prospettiva sintomatico l’intervento emendativo introdotto dalla recente normativa che contiene misure di contrasto degli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (decreto legge n. 21 del 2022), con cui è stato integrato il Golden Power ricomprendendo per la prima volta le grandi derivazioni idroelettriche nella categoria dei beni e dei rapporti di rilevanza strategica per l’interesse nazionale.
Sono pertanto maturi i tempi, anche per la dirigenza politica del Trentino e dell’Alto Adige, per esplorare ed approfondire, in un rapporto di confronto con la Commissione europea e con lo Stato, un nuovo percorso di riscatto della produzione idroelettrica dalla palude selvaggia del mercato concorrenziale, sul presupposto che la risorsa idrica rappresenta sempre più un patrimonio ed una condizione essenziale per l’autonomia e l’autogoverno, in controtendenza rispetto al concetto di sfruttamento che è diventato dominante nell’ultimo secolo.
Ecco allora che, pure in prossimità della fine della legislatura, la Giunta e il Consiglio provinciale devono compiere uno sforzo per creare le condizioni istituzionali e legislative utili a coinvolgere le Comunità locali e le competenze dell’industria del territorio nella complessa transizione verso il rinnovo delle concessioni idroelettriche.
Dobbiamo utilizzare lo spazio temporale accordato (ancorché insufficiente) dal disegno di legge sulla concorrenza che proroga al 31 dicembre 2024 la scadenza prevista dall’art. 13 dello Statuto per le concessioni esistenti.
Scegliere la via della gara al maggior offerente, che tanto piace alla tecnocrazia, è certo la soluzione più facile perché esonera il decisore politico dalla responsabilità di costruire nuove vie e fa incassare più soldi. Ma è anche quella che rischia di svendere il territorio alla sola finanza.
Altre strade come quella del partenariato pubblico-privato possono invece essere utili a salvaguardare il governo pubblico, ovvero quello in capo alle Comunità locali, della gestione del bene comune più importante che abbiamo.

 

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Consigliere Alessandro Olivi – Pd del Trentino

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