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ITALIA NOSTRA – TRENTO * “EX ARGENTINA“: « PRG, L’INAMMISSIBILE SANATORIA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI ARCO »

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10.38 - mercoledì 30 agosto 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota inviata all’Agenzia Opinione) –

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L’inammissibile sanatoria dell’amministrazione comunale di Arco. Nel giugno del 2021 la Cassazione ha emesso la sentenza conclusiva sullo scandalo urbanistico-giudiziario dell’ex-Argentina, accertando la realizzazione abusiva di 4883 metri cubi residenziali oltre il limite stabilito dal piano di recupero. Tuttavia, gli imputati ritenuti colpevoli hanno potuto evitare la condanna penale (ma non il risarcimento civile) per sopraggiunta prescrizione del reato.
Nella loro difesa, gli imputati hanno sostenuto che il volume eccedente sarebbe magicamente sparito con il suo “tombamento” in seguito alla trasformazione in albergo degli edifici di via Calvario, ma il Tribunale non ha condiviso la tesi.

Si apprende ora che gli edifici di via Calvario saranno abbattuti e la parte alberghiera – già prevista in forme incompatibili con le prescrizioni del PRG – non sarà realizzata. Quindi, dopo la sentenza della Cassazione si compie una seconda violazione del piano regolatore che obbliga (tutt’ora) a destinare ad albergo (destinazione primaria) almeno un quarto del costruito. Viene al pettine la contraddizione da tempo denunciata: la realizzazione della parte alberghiera nei modi previsti dal piano di recupero violerebbe il piano regolatore; la mancata realizzazione, a sua volta, costituisce una palese violazione del PRG.

Il tribunale non ha potuto giudicare un’inadempienza non ancora avvenuta, ma oggi quella violazione è sotto gli occhi di tutti. In proposito, si rammenta che le norme del PRG rimangono in vigore anche se il piano attuativo è “scaduto” e che non vi è alcun obbligo di una generale ripianificazione. Essendo le opere di urbanizzazione in gran parte realizzate, la legge urbanistica obbliga il Comune a predisporre entro un anno (ne sono trascorsi quattro) un nuovo “piano attuativo per la parte rimasta inattuata” che coincide con il rudere su via

Calvario, una superficie di nemmeno 500 metri quadri inedificabile per specifico vincolo del piano regolatore, che quindi può essere solo una zona di verde pubblico o privato. Mentre ripianifica i 500 metri quadri inattuati, l’amministrazione comunale ha però l’obbligo di contestare agli esecutori del piano entrambi gli abusi – quello accertato dal Tribunale e quello successivamente compiuto – valutando le sanzioni da comminare. Da un lato, infatti, vi sono quasi 5 mila metri cubi abusivamente realizzati, dall’altra non vi è traccia dell’albergo al quale, secondo il PRG attualmente in vigore, si deve riservare obbligatoriamente “almeno” il 25 percento del volume costruito sul sito dell’ex Argentina.

È del tutto inaccettabile che i cittadini debbano sanare onerosamente anche la più modesta difformità edilizia, e il più grave abuso mai compiuto ad Arco venga gratuitamente “cancellato” da una variante urbanistica che è, di fatto, una sanatoria tanto impropria quanto illegittima. Paradossalmente, con l’accordo urbanistico annunciato i responsabili dei due gravissimi abusi non solo non vengono sanzionati ma addirittura premiati con la possibilità di costruire edifici per quasi 2000 metri quadri su un terreno di loro proprietà che il PRG attuale destina a “verde privato”.

È evidente l’interesse dell’amministrazione comunale a trovare una via d’uscita dallo scandalo urbanistico di cui è corresponsabile, non fosse altro per aver a suo tempo suggerito ai lottizzatori come aggirare il piano regolatore per mezzo di interpretazioni capziose e insostenibili delle sue norme. Ma l’attuale amministrazione, fin qui solo sfiorata dallo scandalo, ha l’obbligo di concludere questa vicenda incresciosa – che lascerà definitivamente sfregiato uno dei più preziosi paesaggi arcensi – senza ulteriori travisamenti delle leggi, dei piani urbanistici e dell’interesse pubblico, con una sanzione esemplare che restituisca ai cittadini piena fiducia nell’integrità e imparzialità delle istituzioni pubbliche.

 

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Il Consiglio Direttivo

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