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DEGASPERI (ONDA) – INTERROGAZIONE * CURE ODONTOIATRICHE: « QUAL È IL MOTIVO DEL PERSISTENTE IMMOBILISMO PAT/ APSS VERSO LE RICHIESTE DEI DENTISTI CONVENZIONATI? »

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15.57 - giovedì 2 marzo 2023

Interrogazione.L’assistenza odontoiatrica in PAT è mortificata. Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane. Così recita un detto popolare che ben si addice alla paradossale situazione in cui versa l’assistenza odontoiatrica nella nostra provincia autonoma. Abbiamo i mezzi, addirittura una legge specifica per curare i denti a tutti i trentini ma l’assessorato e l’APSS l’hanno relegata in un cassetto, mortificandola e demotivando – come al solito – i dentisti che la sostengono; chi avrebbe, inoltre, bisogno del dentista spesso non ha i soldi per pagarlo.

In PAT, infatti, vige dal 2007 uno strumento assistenziale unico in Italia e che rende merito all’autonomia legislativa della Provincia: la legge provinciale n. 22 del 12 dicembre 2007. L’assistenza odontoiatrica in PAT integra e migliora l’assistenza dispensata dal SSN, che risulta essere notoriamente e storicamente molto limitata, prevedendo infatti l’erogazione di prestazioni che superano i rigidi LEA di settore, con prestazioni di prevenzione e cure anche protesiche ed ortodontiche. Particolare l’attenzione della LP 22/2007 alle fasce deboli per età, patologie e reddito. La LP22 nasce dalla riunione di diversi progetti di legge poli partisan e viene approvata in Consiglio provinciale all’unanimità. Dopo la sua promulgazione ha innescato un dibattito intra- categoria odontoiatrica, che proponeva di allargare il modello assistenziale indiretto a rimborso. In tal senso vennero anche presentati due distinti progetti di modifica: nel 2010 il primo (DDL n. 164/ XIV) e nel 2012 il secondo (DdL n. 35/XIV).

Entrambi vennero valutati negativamente prima dalla IV Commissione competente e in definitiva dall’aula, poiché il modello indiretto, documentatamente residuale, non veniva richiesto dall’utenza, a differenza dell’assistenza diretta pubblica e convenzionata che risultava maggiormente gradita. Nel 2018 il tavolo di valutazione ex LP. n. 5/2013, produceva una relazione che valutava positivamente l’impatto del disposto così come strutturato sulla base dell’interazione tra polo pubblico e polo accreditato convenzionato. Anche l’ultima relazione annuale della PAT (prodotta nel gennaio 2022) titolata “Legge provinciale 12 dicembre 2007, n. 22 Stato di attuazione – relazione anno 2020”, al punto 5, conferma la scarsa richiesta dell’utenza di un modello indiretto e contestualmente la “bontà dell’assetto organizzativo” del modello diretto, nonostante quest’ultimo non sia stato nemmeno potenziato nel corso degli ultimi anni.

Dal 2020 si è anche avviato un tavolo tecnico presso l’assessorato alla salute che vede coinvolti funzionari PAT/APSS, il responsabile della rete odontoiatrica PAT, l’Ordine dei medici/commissione Albo odontoiatri ed anche un rappresentante degli odontoiatri accreditati diretti. Questi ultimi sono il pilastro assistenziale, provvedendo infatti alla stragrande maggioranza dell’erogazione delle prestazioni odontoiatriche extra LEA, praticamente tutte quelle non ricevibili nel pubblico ospedaliero (le protesi fisse, quelle rimovibile e gli apparecchi dentali correttivi per i bambini). Questi ultimi richiedevano in particolare la piena applicazione della legge, che prevede appunto la regolare emanazione annuale delle direttive (non più aggiornate dal 2020) e soprattutto degli adeguamenti del nomenclatore prestazionale e del tariffario sociale (immutato dal 2007), così come previsto dalla legge stessa e come sostenuto anche dall’Ordine medici; si rendevano altresì disponibili ad attivare il “CUP Pediatrico”, un canale di accesso rapido per curare i denti a tutti i bambini trentini.

Ma le risposte dalla PAT non sono mai pervenute. Dopo ripetuti, quanto inutili incontri le istanze dei professionisti che applicano quotidianamente il disposto a favore delle fasce deboli dei trentini, si sono visti (e per l’ennesima volta) letteralmente ignorati sia dalla componente amministrativa, sia da quella medico/tecnica dell’APSS/PATT. Infatti, a fronte delle legittime richieste di adeguamento tariffario ed eliminazione di alcune oggettive criticità erogativo-prestazionali (ortodonzia), veniva loro imposto (e comunque accettato per mero spirito di servizio) l’assoggettamento ad ulteriori “indicatori di qualità”. Tali indicatori, varati in pompa magna con le ultime direttive, mancanotutt’ora del riferimento ai valori medi di “normalità” di cura (di difficile se non impossibile definizione oggettiva in letteratura scientifica) e si sono rilevati essere solo infruttuosi interventi di implementazioni del sistema informatico (gestito non certo gratuitamente da GPI), mere speculazioni teoriche e fantasiose progettazioni per occupare personale tecnico-amministrativo (qualcuno addirittura poi premiato con importanti avanzamenti di carriera). Nella pratica non hanno portato alcun vantaggio all’utenza e nemmeno all’ente gestore ai fini del monitoraggio e nemmeno generato un risparmio, vista l’ennesima deviazione di denaro pubblico dalla clinica … all’informatica. Insomma, la PAT/APSS ha preferito perseguire le solite politiche dei “lacciuoli burocratici”, ovviamente in nome della “razionalizzazione”, della “qualità misurabile”, della “performance”, della “concorrenza”, “accountability”, ma in definitiva vessatori per chi li ha subiti e funzionali solamente alla burocratizzazione dell’impianto assistenziale del comparto accreditato con il pubblico e conseguente rinvio al libero mercato odontoiatrico solamente privato.

Addirittura, durante i lavori del citato tavolo tecnico per l’odontoiatria, tra il 2020 e oggi, la rappresentanza dell’Ordine medici/CAO aveva evidenziato come tutte le voci dell’attuale nomenclatore/tariffario siano sotto – retribuite e quindi non erogabili salvo scadimenti di qualità e, in misura ancora maggiore proprio quelle prestazioni extra-lea, quali protesi ed ortodonzia, che maggiormente differenziano, qualificandola, l’assistenza odontoiatrica resa ai residenti in PAT. Continuare a mantenere tali tariffe equivale quindi, per l’Ordine Medici, accettare da parte di APSS di fornire un servizio di bassa qualità clinica a possibile danno dell’utenza. Tant’ è che la gran parte dei dentisti accreditati hanno deontologicamente preferito non accettare compromessi clinici di dubbia qualità a cui queste tariffe avrebbero inesorabilmente portato, sospendendo l’erogazione di tali prestazioni antieconomiche e modificando in tal senso i contratti convenzionali: proprio per evitare ricadute negative sulla salute dei trentini. Altri addirittura hanno tout court interrotto il rapporto convenzionale con l’APSS, sulla scia degli abbandoni per demotivazione/demoralizzazione/sfinimento che in Sanità trentina sono divenuti una triste consuetudine, negli ultimi anni. Altri ancora, invero una minoranza, proseguono erogando prestazioni comunque “sottocosto”.

 

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per conoscere

1. quali sono i motivi che inducono la PAT ad utilizzate il Tavolo Tecnico per l’Odontoiatria come strumento per aumentare la burocrazia, anziché per il miglioramento complessivo dell’assistenza odontoiatrica, investendo risorse lavorative ed economiche per introdurre ulteriori processi burocratici (Indicatori);

2. quali vantaggi pratici e/o quali ricadute positive, per l’utenza e/o per la PAT/APSS, sono derivate dall’implementazione del sistema Ippocrate odontoiatria in utilizzo ai dentisti accreditati conseguentemente all’applicazione degli “indicatori” di cui al punto 1i;

3. quanto sono costati all’Ente pubblico gli interventi di cui al punto 1;

4. per quale motivo non si vogliono adeguare i tariffari odontoiatrici, vecchi di 15 anni e ritenuti incongrui al mantenimento della “qualità clinica”, come accertato dalla preposta amministrazione sussidiaria dello Stato, quale è l’Ordine dei medici;

5. se intende urgentemente intervenire sul tavolo tecnico per l’odontoiatria, al fine di reindirizzarlo nell’alveo di produrre progetti utili al reale miglioramento all’assistenza odontoiatrica a regia pubblica per i residenti in PAT, con modifiche realmente concordate, e non solo imposte, con i vari soggetti coinvolti;

6. qual è il motivo del persistente immobilismo, che pare addirittura ostracismo, della PAT/ APSS verso le legittime richieste dei dentisti convenzionati e se il perdurare di questa situazione insostenibile non porterà inevitabilmente alla chiusura del servizio per mancanza di dentisti che accettino la convenzione e che quindi, conseguentemente, costringerà i molti pazienti attualmente assistiti deboli economicamente alle catene “low-cost” o addirittura all’estero, alla ricerca di tariffari accessibili, ma verosimilmente a scapito dell’alleanza terapeutica con professionisti sul loro territorio.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

 

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Cons. prov. Filippo Degasperi

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